domenica 23 gennaio 2022

LE NOSTRE ANIME DI NOTTE Kent Haruf


LE NOSTRE ANIME DI NOTTE
Kent Haruf
Se vi piace Carver non può non piacervi Haruf. Scrittura asciutta e minimalista, mai una parola di troppo, del resto "less is more". La delicatezza di questo autore nel toccare certi argomenti è senza paragoni come l'empatia che sa creare con i personaggi leggendo questo romanzo.
Un libro che con tenerezza indaga l'animo umano attraverso dialoghi ben costruiti tra i due protagonisti. Lo stile è costituito da frasi brevi che lo rendono scorrevole, leggerlo è un piacere. Viene dopo la Trilogia della Pianura, (Canto della pianura, Crepuscolo, Benedizione). Ritengo, comunque, che il quarto romanzo-  Le nostre anime di notte - non sia slegato dalla trilogia, se vogliamo, è una costola, una certificazione, una conseguenza, il dettaglio finale sulla contea di Holt. Si potrebbe, invece, tentare, se teniamo presente il modo di raccontare e le scelte lessicali o di ambientazione di Haruf, una separazione a blocchi: Canto della pianura e Crepuscolo sono scritti in un modo, Benedizione in un altro e Le nostre anime di notte in un altro ancora (seppur più vicino a Benedizione); con il terzo romanzo da considerare come vertice della scrittura di Kent Haruf, il suo capolavoro.
Un libro che racconta le confidenze fra Addie e Louis. Il loro parlare sereno, con sincerità senza ombre, senza aspettative . Parole condividise nella notte con l’incontro delle loro anime ferite e solitarie.
“Quello scrittore…….. potrebbe scrivere un libro anche su di noi. Ti piacerebbe? Non mi va di finire in un libro, rispose Louis” Che cosa può succedere quando una signora âgée telefona al suo vicino attempato dicendo “Ci possiamo vedere? Ti devo parlare” Una storia splendida, tenera, umana disturbata solo da coloro che nella vita non sono in grado di prendere decisioni e risultano odiosamente meschini pensando che ogni azione sia fatta per subdoli interessi. 

E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio. Vivevano a un isolato di distanza in Cedar Street, nella parte più vecchia della città, olmi e bagolari e un solo acero cresciuti sul ciglio della strada e prati verdi che si stendevano dal marciapiede fino alle case a due piani. Era stata una giornata tiepida, ma di sera aveva rinfrescato. Dopo aver camminato sotto gli alberi, la donna svoltò all’altezza della casa di Louis. Quando Louis le aprì la porta, lei disse, Posso entrare a parlarti di una cosa? Sedettero in salotto. Vuoi qualcosa da bere? Un tè? No, grazie. Non so se mi fermerò abbastanza per berlo. Si guardò intorno. È graziosa la tua casa. Diane l’ha sempre tenuta bene. Un po’ci provo anch’io. È ancora graziosa, disse lei. Erano anni che non ci venivo. Guardò fuori dalla finestra verso il cortile laterale, la notte si stava accomodando fuori e dentro la cucina, una luce illuminava il lavandino e il bancone. Tutto sembrava pulito e ordinato. Lui la stava guardando. Era una donna attraente, l’aveva sempre pensato. Quando era più giovane aveva i capelli scuri, ma ormai erano bianchi e li portava corti. Era ancora in forma, solo un po’appesantita in vita e sui fianchi. Probabilmente ti stai chiedendo cosa ci faccio qui, disse lei. Be’, non penso tu sia venuta per dirmi che casa mia è graziosa. No. Volevo suggerirti una cosa. Eh? Sì. Una specie di proposta. Okay. Non di matrimonio, disse lei. Non pensavo neppure questo. Però c’entra con una specie di matrimonio. Ma ora non so se ci riesco. Ci sto ripensando. Fece una risatina. In un certo senso è un po’come un matrimonio, non ti pare? Che cosa? L’indecisione. Può darsi. Sì. Insomma, adesso te lo dico. Dimmi, disse Louis. Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me. Cosa? In che senso? Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare. Lui la fissò, rimase a osservarla incuriosito, cauto. Non dici nulla. Ti ho lasciato senza parole? chiese lei. Penso proprio di sì. Non parlo di sesso. Me lo stavo chiedendo. No, non intendo questo. Credo di aver perso qualsiasi impulso sessuale un sacco di tempo fa. Sto parlando di attraversare la notte insieme. E di starsene al caldo nel letto, come buoni amici. Starsene a letto insieme, e tu ti fermi a dormire. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi? Sì. Credo di sì. Alla fine per addormentarmi devo prendere delle pastiglie, leggo fino a tardi e poi il giorno dopo mi sento intontita. Totalmente inutile per me stessa e per gli altri. È successo anche a me. Eppure, se ci fosse qualcuno a letto con me, credo che ricomincerei a dormire bene. Una persona carina, un senso di intimità. Parlare di notte, al buio. Rimase in attesa. Cosa ne pensi? Non so. Quando vorresti cominciare? Quando vuoi. Ammesso che tu ne abbia voglia, rispose lei. Questa settimana. Dammi un po’di tempo per pensarci. Va bene. Ma chiamami prima, se e quando deciderai di venire. Così saprò che ti devo aspettare. D’accordo. Spero proprio di sentirti. E se poi russo? Vorrà dire che russi, oppure imparerai a non farlo. Louis scoppiò a ridere. Sarebbe una novità. Addie si alzò e uscì per tornare a casa, lui rimase sulla porta a guardarla, una donna di settant’anni di corporatura media, con i capelli bianchi, che si allontanava sotto gli alberi, passando attraverso le chiazze di luce proiettate dal lampione all’angolo della strada. Ma che diavolo, si disse. E adesso cerca di non essere precipitoso. 
2
 Il giorno dopo Louis andò in Main Street per farsi accorciare e sistemare i capelli, una specie di taglio a spazzola, e chiese al parrucchiere se ci fosse ancora qualcuno che si faceva fare la barba, lui rispose di sì, quindi si fece anche radere. Poi tornò a casa, chiamò Addie e le disse, Vorrei venire da te stasera, se sei sempre dell’idea. Sì, rispose lei. Mi fa piacere. Louis consumò una cena leggera, soltanto un panino e un bicchiere di latte, non voleva sentirsi goffo e appesantito una volta a letto con lei, quindi fece una lunga doccia calda strofinandosi a fondo. Si tagliò le unghie delle mani e dei piedi e la sera uscì dalla porta sul retro e percorse il vialetto posteriore con un sacchetto di carta che conteneva pigiama e spazzolino da denti. Il vialetto era buio e i suoi piedi facevano un rumore fastidioso sulla ghiaia. Dalla casa sull’altro lato della strada proveniva una luce, vide una donna di profilo accanto al lavandino della cucina. Proseguì fino al cortile sul retro della casa di Addie Moore, ci entrò, superò il garage e il giardino e bussò alla porta posteriore. Attese un po’. Un’automobile percorse la via di fronte alla casa con i fari che brillavano. Sentiva i ragazzi delle superiori che si salutavano suonando il clacson lungo Main Street. Poi sopra di lui si accese la luce della veranda e la porta si aprì. Cosa ci fai qui dietro? chiese Addie. Ho pensato che così è più difficile che qualcuno mi veda. A me non interessa. Lo verranno a sapere. Qualcuno ci vedrà. Passa dalla strada, entra dalla porta principale. Ho deciso di non badare a quello che pensa la gente. L’ho fatto per troppo tempo –per tutta la vita. Non voglio più vivere così. Dà l’idea che stiamo facendo qualcosa di sbagliato o scandaloso, qualcosa di cui vergognarci. Ho fatto l’insegnante in questa cittadina troppo a lungo, disse lui. Ecco il problema. Però va bene. La prossima volta entrerò dalla porta principale. Ammesso che ci sia una prossima volta. Non pensi che ci sarà? chiese lei. È solo un mordi e fuggi? Non lo so. Forse. Sesso a parte, non so proprio come andrà. Non puoi avere un po’di fiducia? domandò lei. In te sì. Posso avere fiducia in te. Lo vedi. Ma non sono sicuro di riuscire a essere come te. Di cosa stai parlando? A cosa ti riferisci? Al coraggio, rispose lui. All’essere disposti a rischiare. Sì, però sei venuto. È vero. Sono qui. Quindi farai meglio a entrare. Non è che dobbiamo stare qui fuori tutta la notte. Anche se non c’è niente di cui vergognarsi. Lui la seguì in cucina passando per la veranda posteriore. Prima di tutto beviamo qualcosa, disse lei. Mi pare una buona idea. Il vino lo bevi? Un po’. Ma preferisci la birra? Sì. Prenderò delle birre per la prossima volta. Se ci sarà una prossima volta, disse lei. Louis non sapeva se Addie stesse scherzando oppure no. Se ci sarà, rispose. Preferisci bianco o rosso? Bianco, grazie. Prese una bottiglia dal frigorifero, versò mezzo bicchiere a ciascuno e insieme si accomodarono al tavolo della cucina. Cosa c’è in quel sacchetto di carta? chiese Addie. Il pigiama. Il che significa che sei pronto a provarci almeno per questa volta. Sì. Proprio così. Bevvero il vino. Ne vuoi ancora? No, direi di no. Potremmo fare un giro della casa? Vuoi che ti faccia vedere le stanze e com’è sistemata? Vorrei soltanto saperne di più sul luogo in cui mi trovo. Così, se ce ne sarà bisogno, potrai sgusciare fuori nel buio. Be’, no, non ci avevo nemmeno pensato. Addie si alzò e lui la seguì in sala da pranzo e in salotto. Poi lei lo condusse alle tre camere da letto al piano di sopra, la sua era quella grande sul davanti, affacciata sulla strada. Questa è la stanza dove dormivamo, disse lei. La camera sul retro era di Gene e l’altra la usavamo come ufficio. C’era un bagno in fondo al corridoio e un altro fuori dalla sala da pranzo, al piano di sotto. Il letto in camera di lei era molto grande, con una sopracoperta in cotone leggero. Che te ne pare? domandò Addie. È più grande di quanto pensassi. C’è molto spazio. Siamo stati bene in questa casa. Ci vivo da quarantaquattro anni. Due anni dopo che io e Diane siamo tornati ad abitare qui. Un mucchio di tempo fa. 3 Vado un attimo in bagno, disse Addie. Mentre lei non c’era, Louis si mise a guardare le foto sulla cassettiera e quelle appese al muro. Foto di famiglia con Carl il giorno del matrimonio, sui gradini di una chiesa chissà dove. Loro due in montagna accanto a un torrente. Un cagnolino bianco e nero. Louis conosceva un pochino Carl, un brav’uomo, piuttosto tranquillo, vent’anni prima vendeva assicurazioni sul raccolto e altre polizze in tutta la contea, l’avevano anche eletto sindaco di Holt per due mandati. Non era mai arrivato a conoscerlo bene; cosa di cui in quel momento era ben contento. C’erano foto del figlio e due della figlia da ragazzina. Gene non assomigliava ai genitori. Un ragazzo alto e magro, molto serio. Quando lei tornò, lui disse, Vado anch’io in bagno. Ci entrò, usò il water e si lavò scrupolosamente le mani, spremette un po’del dentifricio di Addie sullo spazzolino e si lavò i denti, poi si tolse le scarpe, si spogliò e si infilò il pigiama. Posò i vestiti piegati sulle scarpe, che lasciò nell’angolo dietro la porta, e tornò in camera. Lei si era messa la camicia da notte ed era a letto accanto all’abat-jour accesa, il lampadario era spento e la finestra socchiusa. Soffiava una brezza fresca e leggera. Lui si fermò vicino al letto, lei ripiegò il lenzuolo e la coperta. Non vieni sotto? Ci stavo giusto pensando. Si infilò a letto dall’altro lato, si coprì bene e si mise supino. Non disse una parola. A cosa pensi? chiese lei. Sei molto silenzioso. A quanto è strano. Alla novità di trovarmi qui. A quanto mi sento insicuro, persino un po’nervoso. Non so cosa pensare. Che casino. È una novità, vero? osservò lei. Una bella novità, oserei dire. E per te? Anche per me. Cosa fai prima di dormire? Oh, guardo il telegiornale delle dieci, mi metto a letto e leggo finché mi addormento. Ma non so se stanotte riuscirò a dormire. Sono troppo agitato. Adesso spengo, disse lei. Possiamo continuare a parlare. Si girò nel letto e lui le guardò le spalle nude, lisce e i capelli chiari alla luce dell’abat-jour. Poi ci fu il buio, solo la luce dalla strada rischiarava debolmente la stanza. Parlarono di cose di poco conto, per iniziare a conoscersi, i piccoli fatti di ogni giorno, la salute dell’anziana signora Ruth, una vicina di casa, la pavimentazione di Birch Street. Quindi rimasero in silenzio. Dopo un po’lui disse, Sei ancora sveglia? Sì. Mi hai chiesto a cosa pensavo. Stavo pensando una cosa: sono contento di non aver conosciuto bene Carl. Perché? Non sarei così a mio agio qui, se l’avessi conosciuto meglio. Però io conoscevo Diane abbastanza bene. Un’ora dopo lei dormiva, respirava senza far rumore. Lui era ancora sveglio. La stava guardando. Riusciva a vederle il viso in quella luce fioca. Non si erano nemmeno sfiorati. Alle tre del mattino si tirò su per andare in bagno e al ritorno chiuse la finestra. Si era alzato il vento. All’alba si alzò, si vestì in bagno e guardò di nuovo Addie Moore, che era ancora a letto. Era sveglia. Ci vediamo, disse lui. Davvero? Sì. Uscì e si diresse a casa sua passando accanto a quelle dei vicini, e una volta arrivato entrò, si fece il caffè e mangiò pane tostato e uova, andò a lavorare in giardino per un paio d’ore, poi tornò in cucina, pranzò presto e nel pomeriggio dormì profondamente per due ore. 4 Quando si svegliò, si rese conto di non stare bene. Si alzò e bevve dell’acqua, si sentiva la febbre. Ci pensò per un po’, poi decise di chiamarla. Al telefono disse, Ho fatto un sonnellino, mi sono appena alzato e non mi sento bene, ho male allo stomaco e anche alla schiena. Mi dispiace, stasera non vengo. Va bene, disse lei, e riagganciò. Louis chiamò lo studio medico e prese appuntamento per il mattino successivo. Si mise a letto presto, la notte era sudato fradicio e non riuscì a dormire, quando si alzò non aveva voglia di mangiare e alle dieci andò dal dottore, che lo mandò all’ospedale a fare gli esami del sangue e delle urine. Attese i risultati nell’atrio, quindi lo ricoverarono per un’infezione alle vie urinarie. Gli diedero degli antibiotici, dormì per gran parte del pomeriggio e di nuovo rimase sveglio quasi tutta la notte. Il mattino dopo stava meglio e gli dissero che probabilmente sarebbe stato dimesso l’indomani. Fece colazione, pranzò, e dopo un breve sonnellino, verso le tre, quando si svegliò, sulla sedia accanto al letto c’era lei. La guardò. Non mi stavi prendendo in giro allora, disse la donna. Pensavi di sì? Ho pensato che mi stessi semplicemente dicendo che non ti andava. Che avevi deciso di non voler passare le notti con me. Temevo che tu potessi pensarlo. Credevo che non sarebbe più successo, disse lei. Ti ho pensato tutto il giorno ieri, stanotte e oggi, disse. E cosa hai pensato? Che potevi aver frainteso la mia telefonata. E a come spiegarti che voglio continuare a passare le notti insieme a te. Al fatto che questo mi interessa più di qualsiasi altra cosa da molto tempo in qua. E allora perché non mi hai chiamato? Per dirmelo. Ho pensato che sarebbe stato peggio, che poteva suonare ancora più falso. Potevi provarci. Avrei dovuto. Come hai fatto a sapere che mi avevano ricoverato? Stamattina stavo parlando con Ruth, la vicina, e lei ha detto, Hai sentito di Louis? Le ho risposto, No, dimmi. È all’ospedale. Che cos’ha? Un’infezione o qualcosa del genere, dicono. È così che l’ho saputo, concluse Addie. Non ho intenzione di mentirti, disse lui. Bene. Nemmeno io. Quindi verrai ancora? Appena starò bene e sarò sicuro di essere guarito. Mi fa piacere vederti. Grazie. Ora come ora hai un’aria un po’ malconcia. Non ho ancora avuto tempo di truccarmi. Lei rise. Non importa, rispose. Non volevo essere scortese. Era solo un commento, una constatazione. Tu invece mi sembri piuttosto in forma, osservò lui. Hai chiamato tua figlia? Le ho detto di stare tranquilla. Ancora un giorno ed esco, niente di preoccupante. Non occorre che prenda un permesso. Non c’è bisogno che mi venga a trovare in questo momento. Vive a Colorado Springs. Lo so. È un’insegnante, come me. Poi smise di parlare. Vuoi qualcosa da bere? Posso chiamare l’infermiera. No, ora vado. Appena torno a casa e mi sento bene, ti chiamo. Bene, disse lei. Ho già comprato la birra. Se ne andò, lui la osservò uscire dalla stanza e rimase a letto in attesa di riaddormentarsi, ma gli portarono la cena, così guardò il telegiornale mentre mangiava e poi spense la tv, si mise a fissare fuori dalla finestra e vide che stava diventando buio sulle vaste pianure a ovest della città.
5
 
Il pomeriggio seguente venne dimesso dall'ospedale. Ma la sua malattia doveva essere stata più seria di quanto avessero pensato, e ci mise quasi una settimana per rimettersi completamente, per sentirsi abbastanza bene da chiamarla e chiederle se quella sera poteva andare da lei.
Stavi ancora male?
Sì. Non so come mai ho impiegato così tanto a riprendermi.
Si fece la doccia, si rase, mise il dopobarba e, quando fece buio, prese il sacchetto di carta con il pigiama e lo spazzolino e uscì dalla porta principale, passò davanti alle case dei vicini e bussò alla porta.
Addie arrivò subito. Bene. Hai un aspetto migliore. Entra. I capelli, spazzolati all'indietro, le lasciavano scoperto il volto, era graziosa.
Sedettero come la volta precedente al tavolo della cucina a bere e chiacchierare un po'. Poi lei disse, Direi di andare di sopra, tu?
Sì.
Addie mise i bicchieri nel lavandino e lui la seguì su per le scale. Louis andò in bagno, si mise il pigiama e ripiegò i vestiti nell'angolo. Quando entrò in camera, lei era a letto, in camicia da notte. Gli scostò la coperta e lui si sdraiò.
La volta scorsa non hai lasciato qui il pigiama. Anche per questo credevo che non saresti più tornato.
Ho pensato che poteva sembrare presuntuoso. Come se stessi dando tutto per scontato. In realtà non ci eravamo ancora detti molto.
Be', d'ora in poi puoi lasciare qui pigiama e spazzolino, disse la donna.
Così evito di consumare i sacchetti di carta, commentò lui.
Sì. Proprio così. Hai in mente qualcosa di cui hai voglia di parlare? chiese lei. Niente di importante. Giusto per rompere il ghiaccio.
Più che altro ho un mucchio di domande da farti.
Ne ho qualcuna anch'io, replicò lei. Ma tu cosa vuoi sapere?
Mi chiedevo come mai hai scelto proprio me. Non ci conosciamo poi così bene.
Credi che avrei potuto scegliere chiunque? Che io voglia soltanto qualcuno che mi scaldi il letto di notte? Un anziano qualsiasi con cui parlare?
Non pensavo questo. Ma non so perché hai scelto me.
Ti dispiace che io l'abbia fatto?
No, per niente.Sono soltanto curioso. Me lo stavo domandando. Perché credo che tu sia una brava persona. Una persona gentile. Spero di esserlo. Secondo me lo sei. E ho sempre pensato che fossi degno di stima, qualcuno con cui avrei potuto parlare. E tu cosa pensavi di me, ammesso che tu lo abbia mai fatto? Ho pensato a te, rispose lui. In che modo? Come a una donna attraente. Una persona di spessore. Con un carattere. Perché dici così? Per come vivi. Per come hai gestito la tua vita dopo la morte di Carl. Di sicuro per te è stato un periodo difficile, le disse. Ecco cosa voglio dire. So come stavo io dopo che è morta mia moglie, e ho visto che tu stavi reagendo meglio di me. È una cosa che ho ammirato. Non sei mai passato a trovarmi, non hai mai fatto lo sforzo di dirmi una parola, disse lei. Non volevo sembrare invadente. Non lo saresti stato. Ero molto sola. Lo immaginavo. Ma non ho fatto niente lo stesso. Che altro vuoi sapere? Da dove vieni. Dove sei cresciuta. Com'eri da ragazza. Com'erano i tuoi genitori. Se hai fratelli e sorelle. Come hai conosciuto Carl. Che rapporti hai con tuo figlio. Come mai ti sei trasferita a Holt. Chi sono i tuoi amici. In cosa credi. Che partito voti. Ci divertiremo un sacco a parlare, eh? disse lei. Anch'io voglio sapere tutto di te. Non abbiamo fretta, disse lui. No, prendiamoci il tempo che ci serve. Lei si girò nel letto e spense l'abat-jour e di nuovo lui si mise a guardarle i capelli che brillavano alla luce e le spalle nude, poi nel buio lei gli prese la mano, disse, Buonanotte, e poco dopo si addormentò. Per Louis era sorprendente la velocità con cui Addie riusciva ad addormentarsi.   6   L'indomani mattina Louis lavorò in cortile e tagliò il prato, poi pranzò e fece un breve sonnellino, quindi andò al bar a bere il caffè con un gruppo di uomini con cui si trovava ogni due settimane. Uno di loro era un tipo che non gli piaceva particolarmente. L'uomo disse, Vorrei avere la tua energia. Come mai? Per stare fuori tutta la notte e averne ancora abbastanza per funzionare il giorno dopo. Louis lo guardò per un istante. Sai, disse, ho sempre sentito dire che con te nessuna storia è al sicuro. Ti passa direttamente dalle orecchie alla bocca. Al posto tuo, in una cittadina di queste dimensioni eviterei di farmi la fama del bugiardo, che racconta le cose a modo suo. Una reputazione del genere ti seguirebbe ovunque. L'uomo fissò Louis. Osservò gli altri che, seduti intorno al tavolo, stavano guardando dappertutto tranne che dalla sua parte. Si alzò e, uscito dal bar, si allontanò lungo Main Street. Non credo che abbia pagato il caffè, disse uno di loro. Ci penso io, disse Louis. Ci vediamo dopo, ragazzi. Andò al bancone, pagò i caffè e s'incamminò verso Cedar Street. Una volta a casa, uscì in giardino e continuò a zappare per un'ora con forza, quasi violentemente, poi rientrò, si preparò un hamburger e bevve un bicchiere di latte, infine si fece la doccia e si rase. Quando scese il buio, tornò da Addie.   7   Durante la giornata aveva pulito a fondo la casa, aveva cambiato le lenzuola del letto al piano di sopra, si era fatta un bagno e per cena aveva mangiato un panino. All'imbrunire andò a sedersi in salotto, silenziosa, immobile, immersa nei suoi pensieri, aspettando che Louis bussasse alla porta mentre si faceva buio. Quando finalmente arrivò, lo fece entrare. Si accorse che qualcosa era cambiato. Cosa c'è che non va? gli chiese. Te lo dico fra un minuto. Prima mi dai qualcosa da bere? Certo. Andarono in cucina, gli diede una birra e si versò del vino. Lo guardò, in attesa. Il nostro non è più un segreto, esordì lui. Sempre che lo sia mai stato.Come fai a saperlo? Cos'è successo?
Conosci Dorlan Becker?
Era il proprietario del negozio di vestiti da uomo.
Sì. L'ha venduto ed è rimasto a Holt. Tutti pensavano che se ne sarebbe andato da qualche altra parte. Sembrava che questo posto non gli piacesse proprio. L'inverno lo va a passare in Arizona.
E questo cosa c'entra con il nostro segreto?
È una delle persone con cui mi trovo al bar un paio di volte al mese. Oggi mi ha chiesto come faccio ad avere questa energia. A star fuori tutta la notte e a fare comunque tutto il resto durante il giorno.
Cosa gli hai risposto?
Gli ho detto che si stava facendo la fama di pettegolo e bugiardo. Mi sono infuriato. L'ho gestita male. Sono ancora inferocito.
Si vede.
Avrei dovuto semplicemente ignorarlo e sdrammatizzare. Ma non l'ho fatto. Non volevo che si facessero delle cattive idee sul tuo conto.
Lascia perdere, Louis. Sapevamo fin dall'inizio che la gente l'avrebbe scoperto. Ne avevamo parlato.
Sì, ma non ci stavo pensando. Non ero pronto. Non volevo che si inventassero storie su di noi. Su di te.
Lo apprezzo. Ma non possono farmi del male. Ho intenzione di godermi le nostre notti insieme. Finché dureranno.
Lui la guardò. Perché dici così? Sembri me l'altro giorno. Non pensi che dureranno? Magari anche per un bel po'?
Spero di sì, rispose lei. Ti ho già detto che non voglio più vivere in quel modo – per gli altri, per quello che pensano, che credono. Non è così che si vive. Non per me, almeno.
Giusto. Vorrei avere il tuo buonsenso. Hai ragione, ovviamente.
Ti è passata adesso?
Ce la sto mettendo tutta.
Vuoi un'altra birra?
No, ma se tu vuoi un altro po' di vino, sto qui con te mentre lo bevi. Ti guardo e basta.
 
8
 
Sono cresciuta a Lincoln, in Nebraska, disse lei. Vivevamo a nordest della città. Avevamo una bella casa di legno, a due piani, in un quartiere della classe media, un quartiere di gente che lavorava. Mio padre era un uomo d'affari, uno in gamba, e mia madre era un'ottima casalinga e una brava cuoca. Avevo una sorella. Non andavamo d'accordo. Era più attiva di me, più estroversa, socievole di natura, non come me. Io ero lenta, studiosa. Dopo le superiori iniziai l'università ma rimasi a vivere dai miei e per andare a lezione prendevo l'autobus che mi portava in centro. All'inizio mi ero iscritta a Francese, ma poi passai a Magistero.
Il secondo anno conobbi Carl e iniziammo a uscire insieme, quando compii vent'anni ero già incinta.
Eri spaventata?
Non dal bambino. No. Non dal fatto di averne uno, intendo. Ma non sapevo come ce la saremmo cavata. A Carl mancava ancora un anno e mezzo alla laurea. Il giorno di Natale mi raggiunse a casa dei miei – viveva a Omaha – e ne parlammo con loro dopo cena, quando eravamo tutti riuniti in salotto. Mia madre si mise a piangere. Mio padre si arrabbiò. Ti facevo un po' più furbo. Fissò Carl. Sei scemo o cosa? Non è affatto scemo, dissi io. È successo, tutto qui. Be', non è successo per volontà divina. È stato lui a farlo succedere. Siamo stati tutti e due, papà. Oh, santo cielo, disse lui.
Ci sposammo in gennaio e andammo a vivere in un appartamentino buio nel centro di Lincoln, io mi trovai un lavoretto come commessa in un grande magazzino e ci mettemmo ad aspettare. La bambina nacque una notte di maggio. Non volevano far entrare Carl in sala parto. Poi tornammo a casa, eravamo felici e molto poveri.
I tuoi genitori non vi davano una mano?
Non tanto. Carl non voleva il loro aiuto. Be', non lo volevo nemmeno io.
E così è arrivata vostra figlia. Non pensavo fosse così grande.
Sì, così è arrivata Connie.
Me la ricordo appena. So com'è morta.
Sì. Addie tacque e si mosse nel letto. Te ne parlerò un'altra volta. Adesso invece ti racconto che quando Carl si laureò, tutti e due volevamo venire in Colorado. Avevamo fatto una breve vacanza a Estes Park, ci erano piaciute le montagne e sentivamo il bisogno di andarcene da Lincoln e da tutto. E di ricominciare in un posto nuovo. Carl trovò un impiego come venditore  di assicurazioni a Longmont, ci restammo per un paio d'anni, poi, quando il vecchio signor Gorland qui a Holt decise di andare in pensione, chiedemmo un prestito e ci trasferimmo, Carl acquisì la sua agenzia assicurativa e i suoi clienti. E da allora non ci siamo più mossi. Era il 1970.
Come hai fatto a rimanere incinta?
Che vuoi dire?
Insomma, mi ricordo che Diane e io facevamo attenzione, la cosa ci preoccupava abbastanza a quei tempi.
Anche noi, ma sai come si è da giovani. Carl e io eravamo innamorati. La solita storia. Era tutto nuovo ed eccitante.
Già, certo.
Lei gli lasciò la mano, si allontanò e rimase immobile nel letto. Lui si girò a guardarla nella luce fioca.
Perché fai così? chiese lei. Che ti succede?
Non lo so.
Vuoi sapere i dettagli?
Credo di sì.
Del sesso?
Sono più stupido del solito. È come se fossi geloso senza sapere bene di cosa.
Di notte, in una strada di campagna, sul sedile posteriore di una macchina. È questo che volevi sapere?
Dimmi pure che sono un grandissimo stronzo, mi sta bene, disse Louis. Non ci sono parole per un uomo così stupido.
Va bene. Sei un grandissimo stronzo.
Grazie, rispose lui.
Prego. Ma rischi di rovinare tutto, lo sai. Cos'altro vuoi sapere?
I tuoi se ne sono mai fatti una ragione?
A un certo punto si è capito che in realtà apprezzavano Carl. Mia madre ha sempre pensato che con quei capelli scuri fosse un uomo attraente. E mio padre si era reso conto che era un gran lavoratore e si sarebbe preso cura di noi. Cosa che ovviamente fece. Ci sono stati momenti difficili. Ma soprattutto dopo i primi sette o otto anni, quando eravamo ormai tranquilli dal punto di vista dei soldi, siamo stati bene. Carl ha sempre provveduto alla famiglia.
E a un certo punto è arrivato un maschietto a fare compagnia alla bambina.
Gene. All'epoca Connie aveva sei anni.
 
9
 Addie percorse il vialetto dietro la casa della vicina Ruth, scese dalla macchina e salì i gradini che conducevano alla porta posteriore. L'anziana signora la stava aspettando nella veranda, su una sedia. Aveva ottantadue anni. All'arrivo di Addie, si alzò e lentamente scese le scale insieme a lei, appoggiata al suo braccio, e raggiunsero l'automobile; Addie la aiutò a entrare e attese che si fosse sistemata, le gambe sottili, i piedi, poi le allacciò la cintura di sicurezza e chiuse la portiera. Si avviarono verso il supermercato sulla Highway 34, nella parte sudest della cittadina. Nel parcheggio c'erano poche macchine, una lenta mattina estiva. Entrarono, Ruth si appoggiò al carrello e s'incamminarono piano lungo i corridoi, guardandosi intorno senza fretta. Non è che desiderasse o avesse bisogno di molte cose, giusto qualche lattina o del cibo in scatola, una pagnotta e un sacchetto di cioccolatini Hershey. E tu non prendi niente? chiese.
No, rispose Addie. Ho fatto la spesa l'altro giorno. Prendo solo il latte.
Non dovrei mangiare cioccolata, ma ormai che differenza fa. Mangio tutto quello che mi pare.
Mise nel carrello confezioni di zuppa e carne stufata, qualche piatto surgelato, un paio di scatole di cereali, un litro di latte e alcuni barattoli di conserva di fragole.
È tutto?
Penso di sì.
Non vuoi un po' di frutta?
Non voglio frutta fresca. Marcirebbe e basta. Si spostarono dove c'era la frutta in scatola e Ruth prese due lattine di pesche sciroppate e di pere, infine una confezione di biscotti di farina d'avena alle uvette.
Alla cassa, la commessa guardò l'anziana signora e disse, Ha trovato tutto, signora Joyce? Tutto quello che voleva?
Non mi sono trovata un brav'uomo. Non ne ho visti sugli scaffali. No, non sono proprio riuscita a trovare un uomo come si deve.
Non ci è riuscita? Be', certe volte sono più a portata di mano di quello che uno pensa. Diede una rapida occhiata a Addie, che era in piedi accanto alla vecchia signora.
Quant'è? chiese Ruth.
La commessa glielo disse.
Sulla sua camicetta c'è una macchia, disse Ruth. Non è pulita. Non dovrebbe venire a lavorare vestita in quel modo.
La commessa controllò. Non vedo niente.
È lì.Ruth prese i soldi dal vecchio borsellino in pelle morbida, li contò adagio e posò ordinatamente sul banco monete e banconote.
Uscirono e raggiunsero la macchina, Addie caricò la spesa sul sedile posteriore e si mise al volante.
Ruth fissava dritto davanti a sé, sulla strada dove passavano le automobili e i camion carichi di bestiame o di grano. Certe volte odio questo posto, disse. Certe volte vorrei essermene andata quando ancora potevo farlo. Delle nullità, con la loro meschina mentalità di provincia, disse.
Stai parlando della commessa.
Di lei, certo, e di tutti quelli come lei.
La conosci?
È una Cox. Sua madre era uguale. Pretendeva di farsi gli affari di chiunque. Aveva una boccaccia, proprio come sua figlia. Avrei voluto darle un bel ceffone.
Quindi sai di Louis e me, disse Addie.
Mi sveglio presto. Non riesco a dormire. E me ne sto seduta in salotto a guardare il sole che sorge sulle case dall'altra parte della strada. Vedo Louis che torna a casa la mattina.
Sapevo che qualcuno lo avrebbe visto. Non importa.
Spero che per te sia un bel periodo.
È una brava persona. Non ti pare?
Penso di sì. Eppure non è tutto oro quel che luccica. Con me in realtà è sempre stato gentile, disse. Mi tosa il prato e spala la neve in inverno. Ha cominciato prima che morisse Diane. Ma non è un santo. Ha fatto la sua parte di cattiverie. Ne avrei di cose da dirti. Sua moglie avrebbe potuto raccontarti.
Non penso che ce ne sia bisogno, commentò Addie.
Comunque è stato molto tempo fa, disse Ruth. Anni fa. Penso che sua moglie se ne fosse più o meno fatta una ragione. Di solito va così.
 
10

 
Addie disse, Parlami dell'altra donna.
A chi ti riferisci?
A quella con cui hai avuto una storia.
Lo sai anche tu?
Lo sanno tutti.
Era sposata, disse Louis. Tamara. Si chiamava così. Si chiama così, se è ancora viva. Suo marito era un infermiere, lavorava di notte all'ospedale qui a Holt. A quei tempi era insolito che un uomo facesse l'infermiere. La gente non sapeva cosa pensare. Avevano una bambina di quattro anni, uno più di Holly. Una biondina piccola, forte, magra. Suo padre, il marito di Tamara, era una specie di gigante biondo. Una brava persona, davvero. Voleva scrivere racconti. Penso che li scrivesse di notte, in ospedale. Avevano avuto qualche problema in precedenza e, quando ancora stavano in Ohio, lei aveva avuto un amante. Era una professoressa del liceo, come me. Quando venne assunta, io ero lì solo da due anni.
Cosa insegnava?
Inglese, come me. Agli studenti di prima e seconda. I primi rudimenti.
I tuoi erano corsi avanzati.
Sì, ero lì da più tempo. Be', insomma, lei non era felice con suo marito e neppure tra Diane e me le cose andavano bene.
Come mai?
A causa mia, soprattutto. Ma anche di tutti e due. Non riuscivamo a parlare. Quando litigavamo o discutevamo, lei scoppiava a piangere e usciva dalla stanza, si rifiutava di arrivare fino in fondo alla discussione o alla lite. Il che peggiorava le cose.
Poi a scuola uno di voi due fece una mossa, un gesto, disse Addie.
Sì. Lei mi posò una mano sul braccio una volta che eravamo da soli in sala professori. Volevi dirmi qualcosa? mi chiese. Di che tipo? le risposi. Del tipo, ti va di uscire a bere qualcosa o a fare due passi? Non so, dissi io. Vuoi che lo faccia? Tu che ne pensi? Questo accadeva in aprile, a metà aprile. Stavo facendo la dichiarazione dei redditi e il quindici, dopo cena, andai in posta perché volevo imbucarla in tempo, passai accanto alla casa di Tamara in macchina e la vidi seduta in sala da pranzo. Stava correggendo i compiti, così parcheggiai in strada, entrai nella veranda, bussai e lei mi venne ad aprire. Era in accappatoio. Sei sola? chiesi. C'è Pamela, ma è già a letto. Perché non ti accomodi? Entrai.
È così che iniziò?
Sì, il giorno della dichiarazione dei redditi. Sembra una follia, no?
Non so. Queste cose succedono nei modi più strani.
Tu ne sai qualcosa.
So come accadono le cose nella vita delle persone.
Lo spieghi anche a me?
Magari. Un giorno o l'altro. E poi cos'hai fatto?
Lasciai Diane e Holly e mi trasferii da lei. Suo marito se n'era andato a stare da un amico. Ecco, tirammo avanti per un paio di settimane. Era una bella donna, dura e scatenata, aveva lunghi capelli castani, occhi marroni che a letto sembravano quelli di un animale e una pelle morbida come la seta. Il corpo era piuttosto sottile.
Sei ancora innamorato di lei.
No, ma penso di essere un po' innamorato del suo ricordo. Ovviamente andò a finire male. Una sera arrivò suo marito mentre stavamo cenando in cucina. Tamara, sua figlia e io. Eravamo a tavola a parlare come se fossimo persone evolute e raffinate, di quelle che mandano all'aria un matrimonio e poi fanno come se niente fosse. Ma io non riuscivo a continuare così. Mi facevo schifo. Suo marito lì a tavola e lei e la bambina. Mi alzai, uscii e andai con la macchina in aperta campagna, c'erano le stelle che brillavano e le luci delle fattorie e dei lampioni, azzurre nell'oscurità. Tutto sembrava normale, eppure niente lo era più, anzi, era come se fossimo sul ciglio di un precipizio. Quella stessa sera tornai da lei, era a letto, stava leggendo. Non ce la faccio, dissi. Te ne vai? Devo. Questa storia sta facendo del male a troppa gente. L'ha già fatto. Sono qui che cerco di fare da padre a tua figlia, mentre la mia cresce senza di me. Devo tornare per lei, se non altro. Quando te ne vai? Questo fine settimana. E allora adesso vieni a letto, disse lei. Abbiamo ancora due notti.
Ricordo quelle notti. Come furono.
Non me le raccontare. Non voglio saperlo.
No, non te ne parlerò. Piansi mentre me ne andavo, e anche lei.
E poi?
Tornai a vivere con Diane e Holly, stavo al piano terra e dormivo sul divano. Diane era piuttosto tranquilla al riguardo. Non è mai stata vendicativa o cattiva o meschina. Vedeva che stavo da cani. E non penso volesse perdermi o rinunciare alla nostra vita insieme.
Poi, in estate, arrivò da Chicago uno dei miei vecchi amici dell'università e dato che voleva pescare lo portai alla White Forest, sopra Glenwood Springs, ma non gli piacque, non era abituato alle montagne. Quando lo feci scendere lungo un sentiero ripido che portava a un torrente, ebbe paura che ci fossimo persi. Prendemmo anche qualche bel pesce, ma non ci fu niente da fare. Tornammo a Holt e Diane mi accolse sulla porta. Holly stava facendo il sonnellino pomeridiano e noi due ci precipitammo a letto, ci era presa così, forse fu in assoluto la volta migliore, una sorta di impulso incontrollabile, mentre il mio amico ci aspettava di sotto per cenare. Fine della storia.
Non hai più rivisto Tamara?
No. Però a un certo punto tornò a Holt. Alla fine dell'anno scolastico si era trasferita in Texas, dove aveva trovato lavoro. Quando tornò a Holt mi chiamò. Fu Diane a rispondere. Mi disse, C'è una persona che vuole parlare con te. Chi è? Non mi rispose, si limitò a porgermi il telefono. Era lei. Tamara. Sono in città, disse. Ci vediamo? Non posso. No, non posso. Non mi vuoi più vedere? Non posso.
Diane era in cucina e mi stava ascoltando. Ma non fu per quello. Avevo preso una decisione. Dovevo rimanere con lei e con nostra figlia.
E poi?
Tamara tornò in Texas e continuò a insegnare. E Diane mi permise di rimanere.
Dov'è adesso Tamara?
Non lo so. Lei e il marito non si rimisero insieme. Sì, ci fu anche questo. Non mi piace ripensare al mio ruolo in quella faccenda. Lei veniva dall'est. Dal Massachusetts. Forse è tornata là.
Non vi siete mai più parlati?
No.
Continuo a pensare che tu ne sia ancora innamorato.
Non sono innamorato.
Eppure sembra di sì.
Non mi sono comportato bene con lei.
No, in effetti.
Mi dispiace.
E Diane?
In seguito non ne ha parlato quasi mai. Era addolorata e rabbiosa all'inizio. Più sul momento che dopo – voglio dire che piangeva di più. Sono sicuro che si sentiva rifiutata e trattata male. Aveva le sue buone ragioni. Nostra figlia ha preso da sua madre e probabilmente l'atteggiamento che ha oggi nei confronti degli uomini, me compreso, dipende anche da questo. Sente di dover essere in un certo modo, altrimenti verrà abbandonata. Ma penso di avere più rimorsi per il male che ho fatto a Tamara che non a mia moglie. Ho tradito la mia natura, o qualcosa del genere. è come se non avessi risposto a una chiamata a essere qualcosa di più di un mediocre insegnante di inglese in una cittadina polverosa.
Ho sempre sentito dire che eri un bravo insegnante. È questo che pensa la gente di Holt. Sei stato un bravo professore per Gene.
Un bravo professore, magari sì. Ma non un grande professore. Lo so bene.
 
11
 
Hai detto che te ne ricordi, disse Addie.
In parte. Successe in estate, vero?
Il diciassette agosto. Una calda, serena giornata d'estate.
Stavano giocando in cortile, davanti a casa. Connie aveva aperto il rubinetto in giardino, da un vecchio spruzzatore usciva un cono d'acqua che loro attraversavano di corsa. Lei e Gene. Lui aveva cinque anni. Connie undici, ma era ancora abbastanza piccola da giocare con lui. Correvano avanti e indietro nel cono d'acqua, in costume da bagno, saltavano gridando, poi lei gli prese la mano facendolo finire per terra, lo trascinò sul sedere e lo tenne fermo davanti all'acqua. Io li guardavo, a quel punto lui svitò lo spruzzatore e si mise a inseguirla e a schizzarla per tutto il cortile, strillavano e ridevano, io tornai in cucina per controllare la cena, stavo facendo una minestra, quando sentii uno stridore di pneumatici e un urlo terribile. Corsi alla porta, c'era un uomo in piedi accanto alla sua auto e Gene che piangeva, urlava, guardava la strada davanti alla macchina dell'uomo. Corsi fuori. Connie era stata scaraventata a terra in costume da bagno, perdeva sangue dalle orecchie e da un profondo taglio sulla fronte, le gambe erano rigirate sotto il corpo, le braccia distese con un'angolazione innaturale. Gene continuava a piangere e gridare, un suono disperato, il più orribile che avessi mai sentito.
L'uomo – adesso non vive più qui – non faceva che ripetere, Oddio. Oddio. Oddio. Oddio.
Basta così, disse Louis. Non c'è bisogno che me lo racconti. Ora me lo ricordo.
No, voglio dirlo. Qualcuno chiamò l'ambulanza. Non ho mai saputo chi. Vennero, la misero su una barella e io salii a bordo con loro. Gene stava ancora piangendo, gli dissi di venire con me. Quelli non volevano, ma io dissi, Maledizione, lui viene. E adesso andiamo.
Aveva una tremenda ferita alla testa, già gonfia e scura, e continuava a uscirle sangue dalle orecchie e dalla bocca. Mi diedero delle salviette per pulirla. Tenni in grembo la sua testa insanguinata e ci mettemmo in moto con quella terribile sirena che ululava, la fecero entrare in ospedale dall'ingresso posteriore, che dava sul parcheggio. L'infermiera disse, Passate di qui, da questa parte, ma non è un posto adatto a un bambino. Faccio venire qualcuno che lo accompagni in sala d'attesa. Lui riprese a urlare, un impiegato dell'accettazione lo portò via e noi entrammo in pronto soccorso. La trasferirono su un lettino e arrivò il medico. In quel momento era ancora viva. Però era incosciente. Aveva gli occhi chiusi e faceva fatica a respirare. Un braccio era rotto, come pure alcune costole. Per il momento non sapevano altro. Dissi loro di avvisare Carl in ufficio.
Io restai con lei, Carl andò a casa con Gene e io rimasi con Connie tutta la notte. Verso le quattro del mattino si svegliò per qualche minuto e mi fissò. Io piangevo e lei si limitava a fissarmi, senza parlare, quindi fece un paio di respiri profondi e poi basta. Se n'era andata. La cullavo tra le braccia e piangevo, piangevo. Entrò l'infermiera. Le chiesi di avvertire Carl.
Il resto di quel giorno è confusione. Organizzammo il funerale e la sera andammo alla camera ardente. Quando finirono di ricomporla, facemmo entrare Gene perché la vedesse. Non la toccò. Aveva troppa paura.
Del resto, sarebbe stato strano il contrario.
Sì. Le avevano truccato il viso per nascondere i lividi e cucito il taglio sulla fronte, indossava uno dei suoi vestitini blu. Due giorni dopo venne sepolta, voglio dire, il suo corpo venne sepolto, al cimitero. A volte sento di poter ancora parlare con lei. Con il suo spirito. O con la sua anima, se preferisci. Adesso però sembra che stia bene. Una volta mi ha detto, È tutto a posto, non ti preoccupare. Io voglio crederci.
Certo, disse Louis.
Carl voleva traslocare, ma io mi rifiutai – non mi andava di lasciare questa casa. È successo proprio qui. Lei è morta qui, dissi. Questo posto è sacro per me. Così siamo rimasti. Magari sarebbe stato meglio andarsene, per il bene di Gene.
Lui non l'ha mai superato?
Nessuno di noi ce l'ha fatta. Ma è lui che l'ha rincorsa fino in strada mentre passava la macchina. Era solo un bambino che inseguiva la sorella con un tubo per annaffiare. In seguito, tua moglie veniva spesso a vedere come stavo. Era gentile da parte sua. Mi faceva piacere. Le ero grata. Perlopiù, la gente si sentiva troppo a disagio anche solo a rivolgermi la parola.
Sarei dovuto venire con lei.
Sarebbe stato un bel gesto.
Peccato di omissione, disse Louis.
Tu non credi ai peccati.
Credo che a volte si sia caratterialmente inadeguati, come dicevo prima. Questo è un peccato.
Be', adesso sei qui.
Adesso è qui che voglio stare.
 
12
 
Per qualche giorno non verrò, disse Louis.
Come mai?
Arriva Holly per il fine settimana del Memorial Day. Mi sa che vuole prendermi a calci nel sedere.
In che senso?
Credo che le sia giunta voce di noi due. Probabilmente vuole che mi comporti bene.
E tu cosa ne pensi?
Del comportarsi bene? Io mi sto comportando bene. Sto facendo ciò che desidero senza fare del male a nessuno. E spero che sia così anche per te.
È così.
Dovrò starla a sentire. Ma non cambierà niente. Non farò ciò che lei si aspetta da me, così come lei non fa ciò che vorrei io quando sceglie con chi uscire. Continua a trovarsi ragazzi che hanno bisogno di essere sostenuti, che si appoggiano a lei. Per un anno o giù di lì se ne occupa, poi si stanca o qualcosa va storto e allora resta sola. Poi se ne trova un altro. Al momento è in uno di questi interregni.
Mi chiami quando puoi tornare?
 
13
 
Il giorno seguente Holly guidò da Colorado Springs a Holt e Louis la accolse sulla porta e le diede un bacio. Cenarono nel cortile sul retro, seduti sulla panca da picnic, poi lavarono i piatti insieme e si accomodarono in salotto con un bicchiere di vino.
Ho deciso di andare un paio di settimane in Italia quest'estate. A Firenze, per fare un corso di incisione.
Secondo me fai bene. Mi pare una buona idea.
Ho già preso i biglietti. Mi hanno accettata in un atelier.
Che bella cosa. Posso darti una mano con i soldi?
No, papà. Sono a posto. Lo guardò per un attimo. Ma sono preoccupata per te.
Ah. Davvero?
Sì. Cosa stai combinando con Addie Moore?
Mi sto divertendo.
Cosa direbbe mamma?
Non lo so, ma penso che capirebbe. Era capace di perdonare e di comprendere, assai più di quanto la gente pensasse. Era saggia, da molti punti di vista. Il suo sguardo sulle cose era più ampio di quello della maggior parte delle persone.
Però non è giusto, papà. Non sapevo neppure che Addie Moore ti interessasse. O che la conoscessi così bene.
Infatti. Prima non era così. Ma è proprio questo a rendere divertente la faccenda. Conoscere bene qualcuno alla mia età. E scoprire che ti piace e che in fondo non sei completamente inaridito.
A me sembra solo imbarazzante.
Per chi? Per me non lo è.
Ma la gente sa di voi.
Certo. E io me ne frego. Chi te l'ha detto? Dev'essere stato uno dei tuoi amici bacchettoni di Holt.
È stata Linda Rogers.
Non mi stupisce.
Be', ha pensato che lo dovessi sapere.
Ora lo sai. E vuoi che io la smetta, è così? Cosa ci guadagnerei? La gente comunque sa che siamo stati insieme.
Ma non sarebbe la stessa cosa. Non è come sbatterglielo in faccia ogni giorno.
Tu ti preoccupi troppo della gente di questa città.
Qualcuno deve pur farlo.
Io no, non più. Ho imparato.
Da lei?
Sì. Da lei.
Non mi è mai sembrata progressista e nemmeno così disinvolta.
Non è disinvolta. Che maleducazione.
E allora cos'è?
È una scelta, di essere liberi. Persino alla nostra età.
Ti stai comportando come un adolescente.
Da adolescente non mi sono mai comportato così. Non mi sono mai azzardato. Facevo quello che ci si aspettava da me. Proprio come hai fatto tu, fin troppo, se posso dirlo. Vorrei che ti trovassi una persona con più iniziativa. Qualcuno che venga in Italia con te, che si alzi un sabato mattina e ti porti in montagna, a giocare nella neve per poi tornare a casa appagati.
Odio quando parli in questo modo. Lasciami stare, papà. Voglio decidere io come vivere la mia vita.
Questo vale per tutti e due. Possiamo fare un patto su questo punto? Fare pace?
Continuo a pensare che dovresti rifletterci.
L'ho già fatto e mi sta bene così.
Porca miseria, papà.
Il giorno successivo Holly ricevette una telefonata. Lo riferì a Louis.
Era Julie Newcomb, disse. Proprio come Linda Rogers si è sentita in dovere di raccontarmi di te. Le ho risposto che sapevo tutto. Ma sono contenta che tu mi abbia chiamato, le ho detto. Ti pensavo l'altro giorno, sai? Ero al ristorante e ho ordinato dell'agnello, e mi è venuto da chiedermi se tuo marito si scopa ancora le pecore. Lei mi ha risposto, Vai a farti fottere, stronza, ti stavo facendo un favore. E ha riagganciato.
Hai avuto la risposta pronta.
Oh, non l'ho mai potuta soffrire. Ma è comunque imbarazzante.
Be', tesoro, è un problema tuo, non mio. Te l'ho detto, io non sono in imbarazzo. E non lo è neppure Addie Moore.
 
14
 
Alla fine arrivai ad apprezzare alcune sue qualità, disse Louis. Era una brava persona, molto autonoma nelle decisioni. Non ha mai voluto fare ciò che gli altri si aspettavano da lei. I primi anni eravamo piuttosto poveri, ma lei non ha mai voluto lavorare. Aveva le sue idee. Voleva la sua indipendenza. Eppure non so se questo l'abbia resa felice. Oggi si dice che la vita è come un viaggio e in un certo senso è ciò che ha fatto lei. Aveva un sacco di amiche qui. Si ritrovavano a casa di una o dell'altra a parlare delle loro 
vite e delle aspirazioni delle donne. Lei parlava di noi, ne sono sicuro. In quel momento l'emancipazione femminile stava diventando una questione importante. Ma avevamo anche altri problemi. Ed era a dir poco curioso occuparmi io di Holly le sere in cui sua madre usciva a lamentarsi di me con le sue amiche. Sembrava un po' assurdo. E poi c'è stato il periodo con Tamara.
Hai detto che ti aveva perdonato, mi pare, disse Addie.
Penso di sì. Penso che all'epoca volesse di nuovo stare con me. Ma sono sicuro che ne parlassero durante i loro incontri. Credo che le sue amiche avessero ben altra opinione di me. Ma Diane amava Holly. Da subito. Erano davvero unite. Diane si fidava di lei sin da quando era molto piccola. Secondo me non era giusto parlarle in quel modo, dirle tutto. Ma lei lo faceva lo stesso. Fece in modo che Holly si legasse molto a lei.
Non mi hai detto come vi siete conosciuti.
Ah. Be', come te e Carl, da quello che mi hai raccontato. È stato all'università, a Fort Collins. Ci siamo sposati dopo esserci laureati tutti e due. Diane era una bella ragazza. Non avevamo idea di come mettere su una casa e mandarla avanti. Da ragazza lei non aveva mai cucinato e di solito non si occupava delle faccende domestiche, faceva tutto sua madre. Io sono cresciuto qui a Holt.
Sì, lo so.
Dopo la laurea ho insegnato per un paio d'anni in una piccola scuola in montagna, sul Front Range, e quando venne fuori un posto alle superiori di Holt tornai qui, dove sono rimasto finora. Quarantasette
anni. Poi nacque Holly e, come ti dicevo, Diane non si mise a lavorare quando avrebbe potuto farlo, una volta che Holly ebbe iniziato la scuola.
Nemmeno io ho mai fatto carriera.
Tu però lavoravi. Lo so.
Ma non ho mai avuto una carriera come la tua. Per un annetto ho fatto la segretaria e accolto i clienti nell'ufficio di Carl, ma a stare insieme tutto il giorno e poi di nuovo la sera a casa ci davamo sui nervi a vicenda. Passavamo troppo tempo insieme, perciò andai a lavorare per un po' in banca e poi in Comune, facevo l'impiegata. Sono sicura che lo sai. È stato il lavoro più lungo che io abbia avuto. In quel posto vedevo e sentivo di tutto. Quello che la gente avrebbe fatto. In che tipo di guai andava a cacciarsi. Era noioso, uggioso, tranne per le storie che venivi a sapere sulle persone.
Be', in ogni caso Diane rimase se stessa, disse Louis. Sempre. Come ho detto, adesso lo apprezzo. A quei tempi non ci riuscivo. Ma quando ci siamo sposati avevamo poco più di vent'anni, non sapevamo niente. C'erano soltanto l'istinto e i modelli con cui eravamo cresciuti.
 
15
 
Una sera di giugno, Louis disse, Oggi ho avuto un'idea. Ti va di sentirla?
Certo.
Bene. Ti ho raccontato di Dorlan Becker, che ha detto qualcosa su di noi al bar, e anche di alcune compagne del liceo di Holly, che l'hanno chiamata.
Sì, e io ti ho raccontato di quando sono andata al supermercato con Ruth e dei commenti della cassiera. E di quello che ha detto Ruth.
Ecco la mia idea. Tanto per fare di necessità virtù. Andiamo in centro in pieno giorno, pranziamo all'Holt Cafe e facciamo una bella passeggiata in Main Street, in tutta calma, godendocela.
Quando vorresti farlo?
Questo sabato a mezzogiorno, il ristorante sarà strapieno.
D'accordo. Ci sto.
Ti passo a prendere.
Potrei persino presentarmi con addosso qualcosa di colorato e sgargiante.
È proprio quello che ci vuole, rispose Louis. Io quasi quasi mi metto una camicia rossa.
Il sabato Louis si presentò a casa di Addie un po' prima di mezzogiorno, lei uscì con un abito estivo giallo che le lasciava la schiena scoperta, lui con una camicia scozzese rossa e verde a maniche corte. Da Cedar Street raggiunsero a piedi la Main e la percorsero per quattro isolati, superando le vetrine – la banca, il negozio di scarpe, la gioielleria e il grande magazzino – e camminando lungo le facciate posticce degli edifici. Nella luce radiosa del mezzogiorno si fermarono ad aspettare il verde all'angolo tra la Second e Main Street, girandosi a guardare le persone che incontravano, salutandole, facendo cenni con il capo, poi attraversarono la strada tenendosi a braccetto e raggiunsero l'Holt Cafe. Lui le tenne aperta la porta e la seguì all'interno, si fermarono ad aspettare un tavolo. La gente li guardava. Conoscevano una buona metà delle persone sedute in quel ristorante.
Arrivò una cameriera e disse, Siete solo voi due?
Sì, disse Louis. Vorremmo uno di quei tavoli al centro della sala.
La seguirono a un tavolo, Louis fece accomodare Addie e poi si sedette vicino a lei, non di fronte, ma accanto. La ragazza prese le ordinazioni, Louis strinse la mano di Addie fra le sue e si guardò intorno. Arrivarono i loro piatti e si misero a mangiare.
Per il momento non sembra così rivoluzionario, disse Louis.
No, la gente in pubblico è abbastanza educata. Nessuno ha voglia di dare scandalo. E forse noi siamo troppo sul chi vive. La gente ha altro a cui pensare.
Prima che finissero di pranzare, tre donne passarono una dopo l'altra dal loro tavolo per salutarli prima di uscire.
L'ultima donna disse, Ho saputo di voi due.
Cos'hai saputo? chiese Addie.
Oh, che vi state vedendo. Vorrei poterlo fare anch'io.
Perché non puoi?
Non conosco nessuno e comunque non avrei il coraggio.
Potresti stupirti di te stessa.
Oh, no. Non posso. Non alla mia età.
Mangiarono lentamente, poi ordinarono il dessert senza alcuna fretta. Finito il pranzo si alzarono e tornarono in Main Street, che risalirono lungo il lato opposto, con i suoi negozi e la gente che guardava fuori attraverso le porte lasciate aperte, casomai entrasse un filo d'aria. Altri tre isolati e furono di nuovo in Cedar Street.
Addie domandò, Vuoi entrare?
No, ma vengo stasera.
 
16
 
Il nipote di Addie Moore si chiamava Jamie e aveva appena compiuto sei anni. All'inizio dell'estate i problemi fra i suoi genitori si aggravarono. Ci furono brutte liti in cucina e in bagno, accuse e recriminazioni, le lacrime di lei, le urla di lui. Finirono per separarsi e lei andò a stare da un amico in California, lasciando Jamie con il padre, che chiamò Addie per raccontarle l'accaduto: sua moglie aveva lasciato il posto di parrucchiera e se n'era andata sulla costa occidentale.
Cosa c'è che non va? chiese Addie. Che storia è questa?
Non riusciamo ad andare d'accordo. Lei non è disposta a nessun compromesso.
Quando se n'è andata?
Due giorni fa. Non so cosa fare.
E Jamie?
È per questo che ti ho chiamata. Può venire a stare da te per un po'?
Beverly quando torna?
Non so se torna.
Non abbandonerà mica suo figlio, no?
Non lo so, mamma, non ho idea di quello che farà. E devo dirti anche un'altra cosa. Ne ho soltanto fino alla fine del mese. Devo chiudere il negozio.
Perché? Cos'è successo?
È l'economia, mamma, non è colpa mia. In questo momento nessuno compra mobili nuovi. Ho bisogno del tuo aiuto.
Quando vuoi portarmi Jamie?
Questo fine settimana. Fino a quel momento mi arrangerò.
Va bene. Ma lo sai quanto è difficile per un bambino piccolo.

Che altro posso fare?
Quella sera, quando Louis andò da lei, gli riferì le novità.
Immagino che per noi sia la fine, commentò lui.
Oh, io non la vedo così, rispose Addie. Aspetta che stia qui un giorno o due, se non ti dispiace, poi vieni a conoscerlo di giorno e torna la sera. Vediamo come va. In ogni caso con lui avrò bisogno del tuo aiuto. Se ti va.
È da un pezzo che non ho bambini che mi ronzano intorno, osservò Louis.
Anch'io, disse lei.
Cosa c'è che non va tra i suoi genitori? Che problemi hanno di preciso?
Lui tende a controllare tutto, è troppo protettivo, e lei ne ha abbastanza. È arrabbiata e vuole fare le cose per conto suo. Niente di nuovo. Gene non la vede così, ovviamente.
I suoi problemi avranno a che fare con quello che è successo a Connie, immagino.
Ne sono sicura. Di Beverly non so cosa dire. Non sono mai riuscita ad avvicinarmi a lei. Credo che non voglia. Ma c'è dell'altro. Gene sta perdendo il negozio. Ha avuto l'idea di vendere mobili non verniciati, la gente li compra per pochi soldi e li dipinge da sé. Non mi è mai sembrata una grande idea. Può darsi che sia costretto a dichiarare fallimento. Me l'ha detto stamattina. Dovrò aiutarlo finché non trova qualcos'altro. L'ho già aiutato in passato. Ho accettato di farlo anche stavolta.
Che cosa vorrebbe fare?
Si è sempre occupato di vendite, in un modo o nell'altro.
Non mi sembra un lavoro adatto a lui, se me lo ricordo bene.
No. Non è certo il tipico venditore. Penso che ormai abbia paura. Anche se non lo ammetterà mai.
Per lui però potrebbe essere l'occasione per liberarsi. Per uscire dagli schemi. Come ha fatto sua madre. Come hai fatto tu.
Gene però non lo farà. Non ha mai imparato ad affrontare le persone e gli dà fastidio dovermi chiedere qualcosa.
Il sabato mattina Gene portò Jamie a casa di Addie e rimase a pranzo, poi portò dentro la valigia e i giocattoli del bambino e lo abbracciò, lui pianse quando vide il padre allontanarsi verso la macchina. Addie strinse suo nipote fra le braccia mentre cercava di divincolarsi, lo trattenne, lo lasciò piangere e, una volta partita l'auto, lo persuase a rientrare in casa. Riuscì a coinvolgerlo nella preparazione dell'impasto per i cupcake e si fece aiutare a riempire e infornare gli stampi di carta. Più tardi li glassarono e il bambino ne mangiò uno con un bicchiere di latte.
Voglio portarne un paio al vicino. Ti va di prenderli e accompagnarmi da lui?
Dove abita?
Dopo il primo incrocio.
Quali prendo?
Quelli che vuoi.
Scelse due cupcake tra quelli con meno glassa e Addie li infilò in un contenitore di plastica, poi percorsero il breve tratto di strada e bussarono alla porta. Quando Louis andò ad aprire, Addie disse, Lui è mio nipote, Jamie Moore. Ti abbiamo portato una cosa.
Vi va di entrare?
Solo un minuto.
Sedettero nella veranda a guardare la strada, le case silenziose sull'altro lato, gli alberi, le rare macchine di passaggio. Louis chiese a Jamie della scuola, ma lui non volle parlarne e poco dopo Addie lo riportò a casa. Preparò la cena mentre il nipote giocava con il telefonino, poi lo portò di sopra e disse, Quando tuo papà era piccolo, questa era la sua stanza. Lo aiutò a riporre i vestiti, poi Jamie andò in bagno a lavarsi i denti. Ritornò e si mise a letto, lei gli lesse un libro e dopo un po' spense la luce. Lo baciò e disse, Se hai bisogno di qualcosa, sono dall'altro lato del corridoio.
Mi lasci la luce accesa?
Accendo l'abat-jour.
E lascia la porta aperta, nonna.
Va tutto bene, tesoro. Ci sono qui io.
La donna andò in camera, si mise la camicia da notte e tornò a dargli un'occhiata. Era ancora sveglio, fissava la porta.
Tutto bene?
Aveva ripreso a giocare con il telefonino.
Adesso è meglio metterlo via e dormire.
Tra un minuto.
No, ho detto adesso. Si avvicinò al letto, prese il telefono e lo posò sulla cassettiera. Ora dormi, tesoro. Chiudi gli occhi. Sedette sul bordo del letto e gli accarezzò la fronte e le guance, si trattenne a lungo.
Di notte Addie si svegliò sentendo Jamie entrare in camera sua. Stava piangendo e lei lo accolse nel letto, stringendolo a sé finché non si riaddormentò. Il mattino dopo era ancora nel lettone.
Gli diede un bacio. Vado in bagno, torno tra un minuto. Quando uscì, lo trovò in piedi in corridoio, di fronte alla porta. Non avere paura, tesoro, non vado da nessuna parte. Non voglio abbandonarti. Sono qui.
 
17
 
La seconda notte fu molto simile alla prima. Cenarono, quindi lei trovò un mazzo di carte e gli insegnò un gioco, poi andarono di sopra, il bambino si preparò per andare a letto e lei si sedette vicino a lui, gli prese il telefonino e lesse un libro per un'ora, lo baciò e andò in camera sua a leggere, lasciando la luce accesa e la porta aperta. A un certo punto si alzò per andare a controllare, si era addormentato, il telefono era rimasto sulla cassettiera. Come la sera prima, Jamie entrò al buio in camera della nonna, piangeva e lei se lo prese nel letto, e di mattina stava ancora dormendo quando lei si alzò. Fecero colazione di sotto e uscirono. Gli fece fare un giro in cortile, indicandogli le aiuole e insegnandogli i nomi degli alberi e dei cespugli, lo portò in garage, dove era parcheggiata la sua macchina, e gli mostrò il bancone da lavoro che Carl usava per aggiustare le cose, sormontato dagli attrezzi appesi a un pannello traforato. Il ragazzino non era molto interessato.
Poi Louis andò a trovarli. Ti andrebbe di venire da me con la nonna? chiese. Voglio farti vedere una cosa.
Nel cortile sul retro c'era una cucciolata di topolini appena nati, li aveva scoperti quella mattina in un angolo del capanno degli attrezzi. I cuccioli erano tutti rosa e ancora ciechi, si dimenavano e arrancavano emettendo piccoli squittii. Il bambino era un po' timoroso.
Non ti fanno niente, disse Louis. Non sono in grado di far male a nessuno. Sono solo dei cuccioli. La madre li sta ancora allattando, non li ha ancora svezzati. Sai cosa significa?
No.
Lo svezzamento è quando la madre smette di allattarli e loro devono imparare a mangiare altre cose.
Tipo?
Semi e pezzetti di cibo. Possiamo venirli a trovare ogni giorno per vedere come cambiano. Ora è meglio chiudere il coperchio prima che prendano freddo o si spaventino. Per oggi hanno già avuto la loro dose di agitazione.
Uscirono dal capanno e Addie disse, Hai bisogno di aiuto in giardino oggi?
In effetti potrei farmi dare una mano.
Magari Jamie può aiutarti.
Be', chiediamoglielo. Ti andrebbe di aiutarmi un po'?
A fare cosa?
A strappare le erbacce e annaffiare.
Va bene, nonna?
Sì. Resta con Louis, ti riporterà a casa quando avrete finito e poi mangeremo qualcosa tutti insieme.
Il ragazzino non aveva mai strappato erbacce in vita sua. Louis dovette indicargli cosa voleva e cosa non voleva nell'orto. Per un po' si occuparono di questo, ma il bambino non era interessato, perciò Louis prese il tubo per annaffiare, aprì il rubinetto e gli mostrò come bagnare le piante alla base – carote, barbabietole, ravanelli – senza scoprire le radici. A Jamie piacque già di più. Quindi chiusero l'acqua e si avviarono verso la casa di Addie. Si lavarono nel bagno accanto alla sala da pranzo. La donna portò il cibo in tavola e si sedettero a mangiare panini e patate fritte bevendo gazzosa.
Posso giocare con il telefonino adesso?
Sì, e dopo vorrei che riposassimo un pochino.
Il ragazzino salì in camera, prese il telefono e si sdraiò sul letto.
Louis disse, È meglio se per stanotte me ne sto a casa mia.
Probabilmente hai ragione. Magari domani. Stamattina è andata abbastanza bene, non ti pare?
A me è sembrato tutto a posto. Ma non so cos'ha in testa quel bambino. Di sicuro non è facile essere via da casa.
Vediamo cosa succede domani.
La notte, dopo essere rimasto sveglio per un po', Jamie riemerse dal letto, prese il telefono e chiamò sua madre in California. Lei non rispose. Le lasciò un messaggio: Mamma, dove sei? Quando torni? Sono dalla nonna. Voglio venire da te. Chiamami, mamma.
Riagganciò e chiamò suo padre. Quando Gene rispose, il ragazzino aveva già iniziato a lasciargli un messaggio.
Jamie, sei tu?
Papà, quando vieni a prendermi?
Perché? Cosa c'è che non va?
Voglio stare con te.
Devi stare dalla nonna per un po'. Io devo stare fuori tutto il giorno. Ne abbiamo parlato, ti ricordi?
Voglio venire a casa.
Adesso non puoi. Più avanti, quando inizia la scuola.
Manca un sacco di tempo.
Andrà meglio. Non ti stai divertendo? Cos'hai fatto oggi?
Niente.
Come niente?
Abbiamo visto dei cuccioli di topo.
E dove?
A casa di Louis.
Louis Waters. Sei stato là?
Nel suo capanno degli attrezzi. Sono dei cuccioli. Hanno ancora gli occhi chiusi.
Non toccarli.
Mica li ho toccati.
Sei stato da lui con la nonna?
Sì. Poi abbiamo pranzato.
Mi sembra che vada tutto bene.
Ma io voglio stare con te.
Lo so. Non ci vorrà molto.
La mamma non mi ha risposto al telefono.
L'hai chiamata?
Sì.
Quando?
Adesso.
È tardi. Probabilmente sta dormendo.
Tu però hai risposto.
Anch'io dormivo. Mi ha svegliato il telefono.
Magari mamma è fuori con qualcuno.
Può darsi. Adesso metti giù e dormi. Ci sentiamo presto.
Domani.
Sì, domani. Buonanotte.
Riagganciò e rimise il telefono sulla cassettiera, dove l'aveva lasciato Addie. Ma poche ore dopo si svegliò impaurito, scoppiò a piangere e andò in camera della nonna.
 
18
 
Dormì con Addie anche quella notte, almeno in parte. La mattina, dopo colazione, andò per conto suo a casa di Louis e bussò alla porta.
Eccoti qui, disse Louis. Dov'è la nonna?
Mi ha detto che potevo venire a trovarti. Ha detto di invitarti a pranzo a casa sua.
Va bene. Cos'hai voglia di fare?
Posso vedere i topi?
Fammi sparecchiare la tavola e prendere il cappello. Hai bisogno di un cappello anche tu. C'è troppo sole per stare fuori con la testa scoperta. Non hai un berretto?
L'ho lasciato a casa.
Allora sarà meglio prendertene uno.
Andarono al capanno degli attrezzi, nel cortile posteriore, e quando Louis sollevò il coperchio della scatola, la madre corse via scavalcando il bordo, mentre i cuccioli rosa si arrampicavano gli uni sugli altri e squittivano. Il ragazzino si avvicinò e si chinò per guardarli. Posso toccarne uno?
Non ancora, sono troppo piccoli. Tra una settimana, più o meno.
Guardarono i topi per qualche istante. Uno di loro strisciò fino al bordo della scatola e sollevò il musetto cieco.
Cosa sta facendo?
Non so. Forse sta fiutando. Non riesce ancora a vedere nulla. Meglio richiudere il coperchio.
Posso tornare a vederli domani?
Sì, ma non cercare di venire qui senza di me.
Fecero ancora un po' di giardinaggio, strapparono le erbacce e annaffiarono le barbabietole e i fusti dei pomodori. 
 A mezzogiorno pranzarono da Addie. Quando il ragazzino andò di sopra per giocare con il telefonino, la donna disse, Penso che stanotte tu possa venire.
Non sarà troppo presto?
No, gli piaci.
Non parla molto.
Però lo vedi come ti osserva. Vuole la tua approvazione.
Dev'essere molto dura per lui in questo momento.
Lo è. Ma tu gli sei d'aiuto. Mi fa piacere.
Mi sto divertendo.
Allora stasera verrai?
Possiamo provarci.
Quando fece buio Louis andò da lei, che lo accolse sulla porta. È di sopra, gli disse. L'ho avvisato che saresti venuto.
Come l'ha presa?
Ha voluto sapere a che ora. E ha voluto sapere come mai venivi.
Louis rise. Mi fa piacere. Cosa gli hai risposto?
Gli ho detto che sei un caro amico e qualche volta la sera ci troviamo, stiamo a letto e parliamo.
Be', non è una bugia, osservò Louis.
In cucina bevve la solita bottiglia di birra, Addie il solito bicchiere di vino, quindi salirono in camera di Jamie. Stava giocando con il telefonino, Addie lo posò sulla cassettiera e si mise a leggere per lui, mentre Louis se ne stava su una sedia. Dopo un po' uscirono, lasciando la luce accesa e la porta aperta, e andarono in camera di Addie. Louis indossò il pigiama in bagno e andò a letto. Parlarono per un po', si tennero per mano e si addormentarono. Nella notte furono svegliati da un urlo del bambino e si precipitarono in camera sua. Era sudato, stava piangendo, aveva lo sguardo agitato.
Cosa c'è che non va, tesoro? Hai fatto un brutto sogno?
Jamie continuava a piangere, allora Louis lo prese in braccio, lo portò nell'altra stanza e lo sistemò al centro del lettone.
Va tutto bene, caro, disse Louis. Siamo tutti e due qui. Puoi dormire con noi per un po'. Ti staremo accanto, uno di qua e l'altro di là. Il ragazzino guardò Addie. Saremo un piccolo gruppo con te al centro.
Si infilò a letto. Addie uscì dalla stanza.
Dove va la nonna?
Torna subito. Sta solo andando in bagno.
Addie tornò e si sdraiò a letto. Adesso spengo la luce, disse. Siamo tutti qui.
Louis prese la mano del ragazzino e la tenne tra le sue e tutti e tre rimasero sdraiati al buio.
Il caro vecchio buio, commentò Louis. È comodo e piacevole, non c'è da preoccuparsi, niente di cui avere paura. Si mise a cantare a voce molto bassa. Aveva una bella voce da tenore. Cantò Someone's in the kitchen with Dinah e Down in the valley. Jamie, rassicurato, si addormentò.
Addie disse, Non ti avevo mai sentito cantare.
Cantavo sempre per Holly.
Per me non hai mai cantato.
Non volevo farti fuggire. O farmi cacciare.
Questa è buona, commentò. A volte sei davvero simpatico.
Immagino che dovremo restare così, separati per tutta la notte.
Ti spedirò i miei buoni pensieri dall'altro lato del letto.
Non pensare cose troppo spinte. Potrebbero disturbare il mio sonno.
Non si sa mai.
 
19
 
Ci fu una serata estiva in cui Louis portò Addie, Jamie e Ruth a mangiare un hamburger allo Shattuck's Cafe, sulla Highway 34. L'anziana vicina salì davanti con Louis, Addie e il ragazzino sedettero dietro. Una cameriera giovane prese le ordinazioni e tornò con le bevande, i tovaglioli e gli hamburger, che mangiarono in macchina. Avevano la strada alle spalle e non c'era granché da guardare, solo il cortile di una casetta grigia sul lato opposto dello spiazzo. Quando ebbero finito, Louis propose, Che ne dite di prendere dei frappè da portare via?
Dove stiamo andando? chiese Ruth.
Potremmo andare a vedere un po' di softball.
Oh, saranno trent'anni che non ci vado, rispose lei.
Allora è proprio arrivato il momento, concluse Louis. Ordinò quattro frappè, guidò fino al campo di softball dietro la scuola superiore e parcheggiò sotto le luci intense dalla parte della recinzione che delimita il campo esterno, con la macchina rivolta verso la casa base.
Jamie e io ce ne andiamo sulle tribune.
Allora io mi siedo davanti insieme a Ruth, disse Addie. Così possiamo chiacchierare e vedere la partita.
Louis e il ragazzino presero i loro frappè e, superate le altre automobili, costeggiarono la rete metallica e raggiunsero le tribune in legno dietro la casa base. Qualcuno salutò Louis e gli chiese chi fosse il bambino. È il nipote di Addie Moore, rispose. Stiamo facendo amicizia. Si sedettero dietro alcuni ragazzi delle superiori. Le ragazze giocavano contro una squadra della città vicina e indossavano magliette rosse e pantaloncini bianchi. Erano graziose sotto i fari, sul prato verde. Avevano braccia e gambe abbronzate. La squadra di casa aveva quattro punti di vantaggio. Il ragazzino a quanto pare non sapeva nulla del gioco, così Louis si mise a spiegargli tutto quello che, a suo giudizio, poteva capire.
Non hai mai giocato a softball? gli domandò Louis.
No.
Non hai un guantone?
Non lo so.
Sai cos'è un guantone da softball?
No.
Vedi cos'hanno sulle mani le ragazze? Quello è un guantone da softball.
Rimasero a guardare per un po'. La squadra di casa segnò altri tre punti, la gente sugli spalti gridava e strillava, Louis rivolse un urlo a una delle giocatrici, che alzò lo sguardo verso le tribune, lo vide e gli fece un gesto di saluto.
Chi è?
Una mia ex allieva. Dee Roberts, una ragazza sveglia.
In macchina Addie e Ruth avevano abbassato i finestrini. Devi andare al supermercato? chiese Addie.
No, non mi serve nulla.
Fammi sapere.
Lo faccio sempre.
Ho paura di no.
Non mangio più molto. Ma non importa, visto che non ho fame.
Si misero a guardare la partita e Addie suonava il clacson ogni volta che la squadra di casa segnava un punto.
So che Louis continua a venire da te, disse Ruth. Lo vedo di mattina, quando torna a casa.
Abbiamo deciso che va bene così, anche se c'è Jamie.
Sì. I bambini possono accettare e adattarsi a quasi tutto, se fatto come si deve.
Non penso che gli stiamo facendo del male. Non facciamo niente, se ti riferisci a quello.
No, non mi riferivo a quello.
In ogni caso non lo facciamo. Non l'abbiamo fatto.
Farai bene a deciderti. Non vorrai mica diventare vecchia come me.
Louis e Jamie scesero dagli spalti, buttarono nella spazzatura i bicchieri del frappè e tornarono alla macchina. Addie si spostò sul sedile posteriore e tornarono in Cedar Street. Louis accompagnò Ruth fino alla porta, rientrò a casa e più tardi andò da Addie. Jamie stava già dormendo al centro del lettone.
Grazie per la serata, disse Addie.
Sapevi che non ha mai lanciato una palla in vita sua?
No, ma suo padre non è mai stato un grande atleta.
Tutti i bambini dovrebbero poter lanciare una palla.
Sono stanca, rispose lei. Vado a letto. Puoi parlarmene là, al buio. Sono esausta. Troppe emozioni in una sola sera.
 
20
 
Il giorno seguente Louis portò Jamie al vecchio negozio di ferramenta di Holt, in Main Street, gli comprò un guantone in pelle e ne prese anche uno per sé e uno per Addie, insieme a tre palle in cuoio e una piccola mazza. Al bancone chiese a Jamie quale preferisse tra i berretti nell'espositore e lui ne scelse uno viola e nero, l'ometto curvo che c'era alla cassa gli regolò la larghezza, poi il ragazzino se lo tolse e li guardò con un'espressione seria sul volto.
Mi sembra vada bene, disse Louis.
Il cappello eviterà che ti scotti con il sole che c'è qui, disse l'ometto. Si chiamava Rudy, Louis lo conosceva da anni. Era un miracolo che lavorasse ancora, un miracolo che fosse ancora vivo. L'altro gestore del negozio, un uomo alto di nome Bob, era morto anni prima. E la 

proprietaria del negozio era tornata a Denver dopo la morte della madre.
Tornati a casa, Louis mostrò a Jamie il modo corretto di ruotare il guantone per prendere una palla, e si misero a fare dei lanci nell'ombra tra le case di Addie e di Ruth. All'inizio il ragazzino non riusciva a prendere una palla, poi cominciò ad andare un po' meglio e alla fine volle provare a lanciare con la mazza. Finalmente ci riuscì e Louis gli fece grandi elogi, poi si esercitarono ancora un po' con le prese e di nuovo con i lanci, il ragazzino stava già migliorando.
Addie uscì di casa e si mise a guardarli. Vi posso interrompere? Il pranzo è in tavola. Cos'è che avete lì? Un guantone da baseball?
E io ho un berretto nuovo.
Vedo. Hai ringraziato Louis?
No.
Dovresti, non ti pare?
Grazie, Louis.
Prego.
Abbiamo un guantone anche per te, disse Jamie.
Oh, ma io non sono capace.
Devi imparare, nonna. Come ho fatto io.
Quella sera, dopo che Jamie si fu addormentato in mezzo a loro, Louis disse, Questo ragazzo ha bisogno di un cane.
Cosa te lo fa pensare?
Ha bisogno di qualcosa o qualcuno con cui giocare che non siano il telefonino e due vecchi barcollanti.
Grazie mille, disse Addie.
Dico sul serio, ha bisogno di un cane. E se domani andassimo a dare un'occhiata al canile di Phillips?
Non voglio un cucciolo in giro per casa. Non ho abbastanza energia per un cucciolo.
No, un cane adulto. Uno che sia già abituato a stare in casa. Un cane di piccola taglia, carino, adulto.
Non lo so. È una seccatura, non so se ne ho voglia.
Lo tengo io. Jamie può venire da me a giocarci.
E tu hai voglia di avere un cane sempre in giro per casa? Mi stupisci.
Non mi dispiace. È passato troppo tempo dall'ultima volta che ho avuto un cane.
Credo che la decisione spetti a te. A me non sarebbe mai venuto in mente.
Dopo la colazione, partirono da Holt diretti a nord sulla stretta strada asfaltata, superarono i campi di granturco e più avanti, dove il terreno era più arido, quelli di grano; a Red Willow svoltarono verso ovest e proseguirono fino alla contea vicina, e all'altezza della scuola di campagna continuarono in direzione nord fino a Phillips, nella valle del fiume Platte. Il canile era ai margini della cittadina. Alla donna nell'ufficio dissero che volevano un cane adulto.
Be', c'è solo l'imbarazzo della scelta, rispose lei. Avete in mente qualcosa in particolare?
No, semplicemente un cane che non sia troppo selvatico o matto e che non passi le sue giornate ad abbaiare e a latrare.
Ne volete uno con cui far giocare questo ragazzo. Bene, vediamo un po'.
Si alzò con difficoltà e li condusse sul retro. Appena aprì la porta, i cani nelle gabbie e nei recinti scatenarono un baccano infernale, ci si sentiva a fatica. Entrarono e la donna si chiuse la porta alle spalle. Le gabbie erano disposte lungo i due lati del corridoio centrale, in ognunac'erano un cane o due e nella stanza aleggiava un cattivo odore, le gabbie avevano il suolo in cemento e ciotole d'acqua e pezzi di moquette e di tappeto su cui i cani potevano sdraiarsi.
Vi lascio guardare i cani per conto vostro. Se volete provarne uno, ditemelo.
Possiamo portarli fuori?
Sì, con il guinzaglio. Ce n'è uno appeso alla porta.
La donna uscì, loro fecero un giro guardando dentro ogni gabbia. C'erano cani di ogni genere e tipo. Il ragazzino era impaurito da tutto quel frastuono e rimase vicino a Louis nel corridoio.
Ne hai visto uno che ti piace?
Non so.
Che te ne pare di questa? disse Addie. Era un incrocio di border collie bianco e nero e aveva
qualcosa sulla zampa anteriore destra, una specie di fasciatura o di guaina in plastica. Sembra carina, disse Addie.
Cos'ha sulla zampa? chiese Jamie.
Non so. Possiamo chiederlo. Sembra una protezione.
Louis infilò le dita tra le maglie della rete e la cagnetta gliele annusò e gliele leccò. Portiamola fuori, disse. Aprì la gabbia, entrò, le mise il guinzaglio senza far uscire l'altro cane. La condusse fuori facilmente, senza problemi, e tornarono nell'ufficio.
Ne avete trovato uno, disse la donna.
Forse, disse Louis. Vorremmo portarla fuori per vedere com'è quando non ci sono gli altri cani.
Basta che rimaniate qui nel parcheggio.
Uscirono e, attraversando il piazzale, raggiunsero la zona di erbacce e terra oltre le macchine in sosta. La cagnetta fece immediatamente i suoi bisogni. Brava, disse Louis. Ha aspettato che fossimo all'aperto, sulla terra. Vuoi tenerla tu, Jamie?
Prima accarezziamola, disse Addie.
Si chinarono tutti su di lei e la cagnetta si mise a sedere. Il ragazzino le diede un buffetto sulla testa e l'animale alzò lo sguardo verso di lui.
Adesso vuoi provare? Io resto qui vicino a te.
Pensi che stia bene? E la zampa?
Zoppica un pochino quando cammina, ma sembra che non le faccia molto male. Comunque lo chiediamo alla signora del canile.
Jamie prese il guinzaglio e la cagnetta si alzò e lo seguì. Louis, il ragazzino e l'animale girarono intorno alle macchine nel parcheggio asfaltato. Louis disse, Vuoi provare da solo? Jamie fece un altro giretto. Addie e Louis capirono che quella cagnetta gli piaceva. Tornarono dentro. L'animale rientrò zoppicando per non caricare la zampa destra. La donna raccontò che le si era congelata durante l'inverno, qualcuno l'aveva lasciata fuori per tutta la notte, legata, in un cortile di cemento. Il veterinario aveva dovuto amputarle le dita. Ecco perché portava quella guaina in plastica allacciata con il velcro. In casa, durante il giorno, potevano togliergliela, bastava che la mettesse per uscire. La donna mostrò come si faceva.
Quanti anni ha? chiese Louis.
Cinque, più o meno.
Penso che la proveremo, disse Louis. Se non dovesse funzionare, la possiamo riportare indietro.
Be', noi chiediamo alle persone di mettercela tutta, di non rinunciare troppo presto.
Lo faremo. Ma voglio sapere se è possibile restituirla, nel caso fosse necessario.
Sì, è possibile.
Louis pagò, prese i documenti della cagnetta, il libretto delle vaccinazioni, e tornarono alla macchina. Jamie sedette dietro, Louis fece salire anche la bestiola sul sedile posteriore, presero la Statale e uscirono dalla città diretti verso casa. Dopo un po' l'animale posò il muso sulla gamba del ragazzino, chiuse gli occhi e lui la accarezzò. Addie fece cenno a Louis di guardare dietro e lui sistemò lo specchietto retrovisore. Si erano addormentati tutti e due. Giunti a Holt, Louis fece scendere Addie e aiutò Jamie a preparare una cuccia per la cagnetta nella cucina di casa sua. Ti va di farle fare un giro qua dentro? disse.
Neanch'io sono mai stato nelle altre stanze, gli rispose Jamie.
È vero. Louis fece fare a entrambi il giro della casa, e sulle scale l'animale li precedette trotterellando su tre zampe, tenendo sollevata la quarta, poi tornarono tutti in cucina. Vediamo se tua nonna ci dà qualcosa per pranzo.
E la cagnetta?
Sarà meglio portarla con noi. È appena arrivata. Per il momento non dovremmo lasciarla sola.
Il bambino prese il guinzaglio, attraversarono la strada e, passando per il vialetto posteriore, giunsero da Addie, bussarono ed entrarono.
Lei era in cucina e disse, Avete deciso come chiamarla? Deve avere un nome. La donna del canile non l'ha chiamata in qualche modo?
Tuppy, rispose Louis. Ma non è che mi piaccia molto.
Che ne dici di Bonny? disse il ragazzino.
Da dove salta fuori questo nome?
Una mia compagna di classe.
Ti piace?
Un po'.
D'accordo. E Bonny sia.
Mi pare che le stia bene, disse Addie.
Jamie e Louis lasciarono Bonny sul suo tappetino nella cucina di Louis e tornarono da Addie per cena. Dopo mangiato andarono tutti insieme a darle un'occhiata e la trovarono che guaiva e piangeva. Si sentiva da lontano.
Perché per il momento non la porti a casa mia? propose Addie. Dubito che a Ruth e agli altri vicini faccia piacere sentirla.
E poi?
Poi vedremo.
Presero la cagnetta e la portarono da Addie, che le diede un vecchio tappetino; la bestiola si accucciò e rimase a guardarli, uno dopo l'altro. Il ragazzino andò di sopra a giocare con il telefono e la portò con sé. Quando Louis e Addie salirono, gli dissero che la cagnetta doveva stare in cucina. Ma dopo che l'ebbero riportata di sotto, riprese a piangere finché Addie disse, Dai, avanti, tanto lo so cosa vuoi fare.
Louis disse, Be', non vorremo mica sentirla per tutta la notte, vero?
Ti ho detto che puoi farlo.
Louis andò a prendere la cagnetta e la portò in camera loro. Jamie si sporse a guardarla e allungò la mano per farle una carezza.
Mi è venuta un'altra idea, disse Louis. E se tu e Bonny andaste in camera tua? Potresti tenerla con te.
Non so.
Starebbe insieme a te. Non saresti solo.
Appena il ragazzino si infilò a letto, la cagnetta ci balzò sopra.
Ma può?
Vedremo. A meno che tua nonna non dica di no.
Comunque lascia la luce accesa.
Va bene.
E la porta aperta.
Adesso cerca di dormire. Ci sarà Bonny qui con te.
Poi Louis tornò in camera da Addie e si infilò sotto le lenzuola.
Dimmi una cosa, disse lei.
Cosa.
Era il tuo obiettivo fin dall'inizio?
Magari fossi così astuto, rispose Louis. Perlomeno adesso possiamo sdraiarci comodi senza ingarbugliarci nei piedi di un bambino.
Addie spense la luce. Dov'è la tua mano?
Proprio qui accanto a te, dove sta sempre.
Gliela prese. Adesso possiamo di nuovo parlare, disse.
Di cosa vuoi parlare?
Voglio sapere cosa pensi.
Di cosa?
Del fatto di stare qui. Che effetto ti fa adesso. Passare la notte qui.
Ormai riesco ad accettarlo. Mi sembra una cosa normale.
Normale e basta?
Sto cercando di spassarmela un po' con te.
Lo so. Dimmi la verità.
La verità è che mi piace. Mi piace molto. Se non lo facessimo, mi mancherebbe. Tu che ne pensi?
Adoro questa cosa. È meglio di quel che speravo. È una specie di mistero. Mi piace per il senso di amicizia. Mi piace il tempo che passiamo insieme. Starcene qui al buio di notte. Parlare. Sentirti respirare accanto a me se mi sveglio.
Anche a me piace tutto questo.
E allora parla con me, rispose lei.
Di qualcosa in particolare?
Qualcos'altro su di te.
Non ti sei ancora stancata?
Ancora no. Quando succederà, te lo farò sapere.
Fammici pensare. Lo sai che il cane è sul letto con Jamie?
Me l'aspettavo.
Te lo sporcherà tutto.
Lo laverò. E adesso parla con me. Dimmi qualcosa che non ho ancora mai sentito.
 
21
 
Avrei voluto essere un poeta. A parte Diane, penso che nessuno l'abbia mai saputo. Studiavo Letteratura all'università e contemporaneamente stavo prendendo l'abilitazione all'insegnamento. Ma andavo matto per la poesia. Tutti i poeti classici che leggevamo allora. T.S. Eliot, Dylan Thomas, e.e. cummings, Robert Frost, Walt Whitman, Emily Dickinson. Singole poesie di Housman e Matthew Arnold e John Donne. Sonetti di Shakespeare. Browning. Tennyson. Alcune le studiavo a memoria.
Te le ricordi ancora?
Recitò i primi versi del Canto d'amore di J. Alfred Prufrock. Qualche verso del Colle delle felci e altri da E la morte non avrà più dominio.
E poi cos'è successo?
Mi stai chiedendo perché non ho proseguito?
A quanto pare, ti interessa ancora.
È così. Ma non come allora. Iniziai a insegnare, poi arrivò Holly ed ero troppo preso. D'estate andavo a fare l'imbianchino. Avevamo bisogno di quei soldi. O almeno così pensavo.
Mi ricordo di quando imbiancavi le case. Con un paio di altri insegnanti.
Diane non voleva lavorare e anche per me era importante che Holly avesse sempre qualcuno accanto, a casa. Così scrivevo qualche verso la sera e magari nei fine settimana. Alcune poesie vennero pubblicate su giornali e riviste, ma la maggior parte delle mie proposte veniva rifiutata, rispedita al mittente senza un commento. Le rare volte in cui un editor mi rispondeva qualcosa, poche parole o frasi, lo prendevo come un incoraggiamento e praticamente me lo facevo bastare per mesi. Ripensandoci, non mi sorprende. Erano delle schifezze. Delle scopiazzature. Inutilmente complicate. Ricordo che in una poesia c'era un verso che conteneva l'espressione “fiore azzurro”, il che va benissimo, ma avevo scritto f io re azzurro.
Cosa vuol dire?
Chi lo sa. Chi se ne importa. Mostrai proprio quella poesia, una delle prime, a un mio professore all'università e lui la guardò, per un po' guardò me, poi disse, Be', è interessante. Continua a lavorarci. Oh, era davvero penosa quella roba.
Magari saresti migliorato, se avessi continuato.
Forse. Ma non funzionava. Non ero davvero portato. E a Diane non piaceva.
Perché no?
Non lo so. Forse la sentiva come una minaccia. Penso che fosse gelosa di quello che provavo per la poesia, del tempo che mi sottraeva e che dedicavo a me stesso, isolandomi, un tempo tutto mio.
Non accettava che tu volessi fare poesia.
A lei non andava mai di fare niente. A parte occuparsi di Holly. E più tardi, come ti dicevo, incontrare il gruppo di donne che appoggiava quel suo modo di sentire e di pensare.
Be', mi piacerebbe che tu ricominciassi.
Penso che il tempo per quel genere di cose sia passato. Adesso ho te. Mi sento piuttosto coinvolto da noi due, lo sai. E tu invece? Non mi hai mai detto cosa avresti voluto fare.
Volevo fare l'insegnante. Iniziai un corso all'università, a Lincoln, ma poi rimasi incinta di Connie e lasciai perdere. Più tardi frequentai un breve corso di ragioneria, per poter aiutare Carl, e come ti dicevo diventai la sua segretaria part-time, tenevo anche la contabilità. Quando Gene cominciò ad andare a scuola, mi trovai un posto da impiegata negli uffici comunali di Holt, come sai, e ci rimasi per un bel pezzo. Fin troppo.
Perché non hai ripreso a insegnare?
Credo di non esserne mai stata molto convinta, di non essermi davvero impegnata. Semplicemente, era quello che facevano le donne. Le insegnanti o le infermiere. Non tutti capiscono ciò che vogliono fare davvero, come te.
Ma nemmeno io l'ho capito. Facevo solo finta.
Però ti piaceva insegnare letteratura alle superiori.
Mi andava bene. Ma non era la stessa cosa. Insegnavo poesia poche settimane all'anno e non scrivevo un verso. I ragazzi in realtà se ne fregavano. Interessava soltanto a qualcuno, non certo alla maggioranza. Probabilmente oggi ripensano a quei tempi, a quelle ore in cui il vecchio Waters andava fuori di testa. E si metteva a dire cazzate a proposito di un tizio che secoli prima aveva scritto dei versi su un giovane atleta morto che viene portato in giro per la città su una sedia, una storia che ai ragazzi non diceva nulla, non riuscivano a immaginare che potesse capitare a loro. Chiedevo di studiare a memoria una poesia. Sceglievano sempre la più breve. Quando dovevano recitarla erano pietrificati, nervosi da morire. Quasi mi dispiaceva per loro.
Prendi un ragazzo che ha trascorso i primi quindici anni della sua vita a imparare come si guida un trattore e si semina il grano e si lubrifica una mietitrebbiatrice; di punto in bianco qualcuno gli chiede di declamare una poesia di fronte ad altri ragazzi e ragazze che come lui hanno coltivato il grano e guidato trattori e dato da mangiare ai maiali; e lui, per concludere il corso e passarlo, si ritrova a recitare un verso di Housman, che ne so, “Il più delizioso degli alberi, il ciliegio” e, alla fine, a pronunciare ad alta voce la parola delizioso.
Addie rise. Eppure per loro era una bella cosa.
Io ne ero convinto. Dubito che la pensassero allo stesso modo. Dubito addirittura che lo pensino oggi, a posteriori. A parte una sorta di orgoglio condiviso per aver seguito e portato a termine il corso del vecchio Waters, per loro era una specie di rito di passaggio.
Sei troppo duro con te stesso.
Una volta c'era una ragazza di campagna davvero brillante, imparò alla perfezione tutto il testo del Canto d'amore di J. Alfred Prufrock. Nessuno glielo aveva chiesto. Aveva fatto tutto lei, di sua volontà, di sua iniziativa. Io avevo solo detto di imparare a memoria qualcosa di breve. Mi vennero le lacrime agli occhi quando la sentii recitare tutti quei versi così bene. E sembrava persino che avesse le idee piuttosto chiare sul significato della poesia.
All'improvviso fuori dalla stanza buia il vento si alzò e si infilò con forza nella finestra aperta, facendo muovere le tende avanti e indietro con la violenza di una frusta. Poi cominciò a piovere.
È meglio se chiudo.
Non del tutto. Non è un buon profumo? È delizioso, adesso.
Davvero.
Louis si alzò, socchiuse la finestra e tornò a letto.
Erano sdraiati uno accanto all'altra e ascoltavano la pioggia.
E così, la vita non è andata bene per nessuno dei due, quantomeno non come ce la aspettavamo, disse Louis.
Anche se adesso, in questo momento, mi sta piacendo molto.
A me sta piacendo più di quanto io pensi di meritare, disse lui.
Oh, ma tu meriti di essere felice. Non credi?
Credo sia quello che mi sta capitando in questi ultimi mesi. Per un motivo o per l'altro.
Continui ad avere dubbi sul fatto che possa durare.
Tutto cambia. Si alzò di nuovo dal letto.
E adesso dove vai?
A dare un'occhiata a quei due. Il vento e la pioggia potrebbero averli spaventati.
Potresti essere tu a spaventarli entrando in camera.
Farò piano.
Poi torna qui.
Il bambino si era addormentato. Il cane sollevò la testa dal cuscino, alzò lo sguardo verso Louis e si rimise giù.
Di nuovo in camera di Addie, Louis mise una mano fuori dalla finestra e sentì la pioggia che gocciolava dalle grondaie, quindi tornò a letto e con la mano bagnata sfiorò la guancia morbida di Addie.
 
22
Quando tornarono a controllare nel capanno dietro casa di Louis, i topi erano cresciuti, erano ricoperti di peli scuri e avevano gli occhi aperti. Quando Louis sollevò il coperchio iniziarono a muoversi disordinatamente. La madre non c'era. Rimasero a osservare i topolini dai vivaci occhi neri che si arrampicavano uno sull'altro, annusavano l'aria e si nascondevano. Sono quasi pronti per lasciare il nido, disse Louis.
Cosa faranno?
Faranno quello che vedranno fare alla madre. Usciranno in cerca di cibo e costruiranno un nido per conto proprio ed entreranno in contatto con altri topi e avranno dei cuccioli.
Non li vedremo più?
Probabilmente no. Potremmo vederli in giardino oppure fuori, intorno al garage, lungo qualche muro o accanto al capanno. Dovremo guardare bene.
Come mai la madre se n'è andata? Li ha lasciati soli.
Ha paura di noi. Ha più paura di noi che di lasciare i cuccioli da soli.
Ma noi non facciamo niente ai topolini, vero?
No. Non voglio topi in casa, ma non mi dà fastidio se stanno qui fuori. A meno che non vadano sotto il cofano della macchina a rosicchiare i cavi elettrici.
E come fanno?
I topi riescono ad arrivare quasi ovunque.
 
23
 
Addie disse, Non ce n'è bisogno.
Sì invece, rispose Ruth. Voglio ricambiare il favore. Perché mi avete portato fuori.
C'è bisogno di qualcosa?
Basta che porti te stessa. E Louis e Jamie.
Nel pomeriggio si presentarono alla porta sul retro della vecchia casa di Ruth e lei uscì passando per la veranda in pantofole, con un vestito da casa e il grembiule; stava cucinando ed era tutta rossa in faccia e sulle guance magre. Li fece entrare. Bonny guaiva in fondo alla scala. Dai, lascia entrare anche lei. Non darà problemi. La cagnetta avanzò arrancando dentro casa. Gli altri la seguirono e andarono in cucina, dove la tavola era quasi apparecchiata. C'era il forno acceso, faceva molto caldo. Pensavo di farvi mangiare qui, ma non si resiste.
Louis si fermò sulla soglia. Vuoi che ci spostiamo in sala da pranzo?
Se non è troppo disturbo.
Figurati, sposteremo tutto di là. E se aprissi una di queste finestre?
Ecco, dubito che si aprano. Provaci.
Con un cacciavite Louis fece leva sulle finestre del bovindo e riuscì ad aprirne due.
Oh. Ce l'hai fatta. Certo, per alcune cose gli uomini sono l'ideale. C'è poco da fare.
Hai proprio ragione, disse Louis.
Per cena mangiarono maccheroni, un gratin di formaggio, insalata iceberg con salsa Thousand Islands, fagioli verdi in scatola, pane e burro e tè freddo versato da una vecchia caraffa di vetro, come dessert gelato alla fragola, vaniglia e cioccolato. Il cane era accucciato ai piedi di Jamie.
Dopo cena Ruth portò Jamie in salotto e gli mostrò le foto alle pareti e sullo scrittoio mentre Addie e Louis sparecchiavano e lavavano i piatti.
Guarda questa, disse. Dove l'hanno fatta secondo te?
Non so.
È Holt. Negli anni Venti era così. Novant'anni fa.
Il ragazzo fissò quella vecchia faccia ossuta e piena di rughe, poi guardò la foto.
Oh, a quei tempi non ero ancora nata. Non sono così vecchia. È stata mia madre a raccontarmi com'era. Alberi in Main Street. Lungo tutta la via. Una cittadina vecchio stile, dall'aspetto ordinato e tranquillo. Non è graziosa? Un bel posto per passeggiare e fare acquisti. Poi arrivò l'elettricità. E pali della luce e lampioni in Main Street. Una notte, mentre la città dormiva, tagliarono gli alberi. Il mattino dopo gli abitanti videro ciò che avevano combinato quelli del Comune, sostenendo che gli alberi nascondevano la luce dei lampioni. A Holt erano tutti infuriati, avevano la bava alla bocca. Anni dopo mia madre era ancora furente. È stata lei a raccontarmi questo pezzo di storia della città e a conservare questa vecchia foto. Diceva sempre, Ah, gli uomini. Non perdonò mai mio padre. Era nella giunta comunale.
Aspetta un attimo, disse Louis. Mi pareva che avessi detto che per certe cose siamo l'ideale.
No. Tu sei ancora in prova. Ma questo ragazzo potrebbe essere diverso, rispose Ruth. Per lui ci sono speranze. Prese il viso di Jamie tra le mani. Sei un bravo ragazzo. Non dimenticarlo. Non permettere a nessuno di farti credere il contrario. Sul serio, capito?
Sì.
Bene. Lo lasciò andare.
Grazie per la cena, disse Jamie.
Grazie a te, tesoro.
Si avviarono verso casa. Addie, Louis, Jamie e il cane uscirono nella fresca notte estiva. È una bella serata, osservò Addie.
Sì, confermò Ruth. Davvero. Buonanotte.
 
24
 
Una mattina, quando era ancora fresco, portarono Bonny in campagna per farla correre. Le misero la guaina protettiva sulla zampa e uscirono dalla città in direzione ovest, su un rettilineo sterrato. C'erano girasoli sul ciglio della strada, yucca e altre erbe basse. Jamie fece scendere il cane dal sedile posteriore e gli tolse il guinzaglio. Bonny lo guardò, in attesa.
Forza, disse Louis. Vai. Batté le mani.
La cagnetta saltò giù e si mise a correre dentro e fuori dal fosso che costeggiava la strada, la guaina che le proteggeva la zampa faceva un tonfo leggero contro la terra dura. Il ragazzo tornò indietro. Addie e Louis li tenevano d'occhio seguendoli a passo lento. Mentre erano lì non passò neppure una macchina.
Prendere il cane è stata una buona idea, disse Addie.
Jamie sembra più contento.
Si è anche abituato a stare con noi. Chissà come andranno le cose una volta tornato a casa sua.
Quando raggiunsero Jamie, il bambino era rosso in faccia e ansimava.
Anche con quella zampa riesce a correre senza problemi, disse. L'avete vista?
La cagnetta guardò il ragazzino e ripresero a giocare insieme. Stava iniziando a fare caldo. Metà luglio. Il cielo terso e il grano già falciato nei campi lungo la strada, le stoppie regolari e ordinate, nel campo accanto il granturco verde scuro che correva in file dritte. Una luminosa, torrida giornata estiva.
 
25
 
A fine luglio Ruth andò in banca in Main Street con un'altra signora anziana che aveva ancora la patente, allo sportello prese il denaro appena ritirato dal conto, lo infilò nella borsetta, chiuse la cerniera pronta ad andarsene, fece mezzo giro su se stessa verso la porta, cadde a terra e morì. Crollò sulle piastrelle della banca come un fagotto fragile e smise di respirare. In seguito dissero che era probabile avesse smesso di respirare prima ancora di toccare il suolo. L'altra donna si coprì la bocca con una mano e scoppiò a piangere. Chiamarono un'ambulanza, ma non c'era più niente da fare. Non cercarono neppure di portarla all'ospedale. Il medico legale certificò il decesso e la portarono alle pompe funebri, in Birch Street. Il corpo venne cremato e, due giorni dopo, nella chiesa presbiteriana si tenne un modesto funerale. Non erano molti gli amici di Ruth ancora in vita, alcune donne anziane e qualche vecchio arrivarono in chiesa zoppicando e trascinando i piedi, si sedettero sui banchi e qualcuno di loro chinò la testa come ad annuire, con il mento posato sul petto gracile, e si assopì, per svegliarsi soltanto all'inizio dell'inno.
Addie e Louis erano seduti in prima fila. Era stata Addie a organizzare il funerale e a parlare di Ruth al pastore, che non la conosceva affatto. L'anziana donna aveva smesso di andare in chiesa da anni, visti i sentimenti che l'ortodossia suscitava in lei e il modo infantile in cui le chiese parlavano e ragionavano a proposito di Dio.
Dopo la cerimonia i partecipanti tornarono alle loro case silenziose e Addie prese con sé l'urna smaltata che conteneva le ceneri. Venne fuori che Ruth non aveva parenti prossimi, c'era soltanto una lontana nipote nel South Dakota, che arrivò a Holt la settimana seguente. Incontrò l'avvocato e l'agente immobiliare, e la casa in cui Ruth aveva vissuto per decenni venne venduta nel giro di un mese a una coppia di pensionati, che venivano da un altro stato. La nipote non volle l'urna. Vuole tenerla lei? chiese a Addie.
Quella notte lei e Louis sparsero le ceneri nel cortile sul retro della casa di Ruth.
Non era più come quando avevano trascorso la serata tutti insieme in un ristorante drive-in e poi a una partita di softball. Decisero che Jamie non doveva saperlo. Gli dissero che Ruth era andata a vivere da un'altra parte. Decisero che non era propriamente una bugia.
Louis osservò, Era una brava persona, vero? La ammiravo.
Mi manca già, rispose Addie. Che ne sarà di noi – di te e di me?
 
26
 
Addie disse, Dopo la morte di Connie, Carl non era più lo stesso. Quando era fuori con altra gente, lontano da casa, in ufficio, sembrava stare bene, però era cambiato. Amava nostra figlia. Più di me. Più di Gene. Dopo non prestò più la stessa attenzione a Gene e spesso era solo per criticarlo, per correggerlo. Glielo feci notare parecchie volte, lui mi rispondeva che avrebbe cercato di cambiare. Ma non fu mai più come prima e questo fece del male a Gene. Lo so. Provai a rimediare, ma non funzionò.
E tra lui e te? Le cose dovevano essere cambiate anche tra voi.
Dopo la morte di Connie, non facemmo l'amore per un anno. Non gli andava. Quando tornò ad averne voglia, non fu un granché. Era più che altro una cosa fisica, non aveva molto a che fare con l'amore e le emozioni. Dopo un altro anno smettemmo del tutto.
E questo quando successe?
Dieci anni prima che morisse.
Ti è pesato non fare più l'amore con lui?
Certo. Ma mi è mancato ancora di più il senso di intimità. Non c'era più intimità fra noi. Eravamo cordiali e, come dire, formalmente gentili e educati, nient'altro.
Non lo sapevo. Non me ne sono mai accorto.
Come avresti potuto? In pubblico eravamo cortesi, persino affettuosi. E con te non ci vedevamo molto spesso anche se eravamo vicini di casa. In realtà non lo sapeva nessuno. Io tenni tutto per me e anche Carl, ne sono sicura. Gene lo sapeva, ma probabilmente si era convinto che le cose andassero così, che la vita fosse così. Che tra le coppie sposate funzionasse in quel modo.
Mi pare piuttosto avvilente.
Oh, era brutto. Provai a parlargliene, ma lui se ne stava in silenzio. Provai ad andare a letto nuda. A mettermi il profumo. Ordinai persino alcune camicie da notte succinte da un catalogo. Lo trovò disgustoso. Quando facevamo l'amore, quelle poche volte, diventava brusco, quasi meschino. Non c'era affatto amore, evidentemente. Mi fece sentire ancora peggio. Smisi di provare a sistemare le cose e ci adagiammo in una lunga vita cortese e tranquilla. Portavo Gene a Denver a vedere concerti e spettacoli, tentavo di dargli qualcosa in più di questa casa con i suoi segreti, di tirarlo fuori da Holt e di fargli vedere un mondo un po' più vasto. Neppure questo posso dire che abbia funzionato. Gene rimaneva chiuso in se stesso come il padre. Peggiorò ancora alle superiori, poi andò all'università e non lo vedevamo più con la stessa frequenza di prima. Così iniziai ad andare a vedere concerti e spettacoli a Denver per conto mio. A farmi dei regali. Sentivo di meritarmelo. Dormivo al Brown Palace Hotel e cenavo da sola in ristoranti costosi. Mi comprai abiti che indossavo solo a Denver. Non volevo farmi vedere a Holt con quei vestiti. Non volevo che la gente sapesse. Ma immagino che comunque sapessero qualcosa. Magari anche tua moglie.
Se è così, non mi ha mai detto nulla.
È una cosa che mi è sempre piaciuta di Diane. Mi è sempre sembrata una persona di cui ci si potesse fidare, non una pettegola o una a cui piaceva malignare.
Eppure per tutti quegli anni avete continuato a dormire insieme. Non volevate letti separati.
Immagino che suoni strano. Ma in qualche modo era il poco che ci era rimasto. Non ci sfioravamo mai di notte. Si impara a stare rigorosamente dalla propria parte, senza toccarsi nemmeno per sbaglio. Ti prendi cura dell'altro quando sta male e di giorno fai quello che pensi sia il tuo dovere. Carl mi regalava dei fiori per salvare le apparenze e la gente in città pensava, Che carino. Ma tra noi in segreto c'era sempre questo silenzio.
Poi lui è morto, disse Louis.
Sì. Ho accudito Carl fino all'ultimo. Era quello che volevo. Ne avevo bisogno. Un po' stava bene e un po' stava male, poi una domenica mattina morì, in chiesa. Quindi sì, mi sono presa cura di lui. Non so cos'altro avrei potuto fare. Anche se non è stato un bene per nessuno dei due, abbiamo passato tutto quel tempo insieme. È stata la nostra vita.
 
27
 
A metà settimana caricarono il furgone di Louis e, lasciandosi le pianure alle spalle, partirono in direzione ovest, verso le montagne; man mano che si avvicinavano alla catena del Front Range, vedevano le basse colline ricoperte di foreste scure e più in là i monti, sempre più alti, e sopra la linea degli alberi le vette di roccia bianca, chiazzate di neve persino in luglio; proseguirono sulla Highway 50, attraversando poche cittadine. In una di queste si fermarono per comprare qualche hamburger, poi ripresero la strada che attraversava il canyon del fiume Arkansas, le cui magnifiche acque scorrevano veloci tra due ripide pareti di roccia rossa frastagliata – lungo la strada c'erano pecore delle Montagne Rocciose, femmine dalle corna corte e appuntite – e proseguirono su una strada della contea, la 240, verso il North Fork, un campeggio all'interno di un parco nazionale. Non c'erano molte persone e nemmeno molte roulotte. Scesero e iniziarono a scaricare il furgone in una piazzola vicino al torrente. Lo sentivano scorrere e gorgogliare. La limpida acqua ghiacciata, con i salmerini nascosti negli anfratti sotto le rocce. Lungo il torrente e più in là sui fianchi della collina c'erano alti abeti, grandi pini gialli e tremoli. Le piazzole per le tende e le roulotte erano delimitate da travetti in legno e nelle vicinanze c'erano tavoli da picnic e aree per fare il falò.
Daremo un'occhiata intorno una volta sistemati, disse Louis.
Il ragazzino aiutò a montare la tenda sulla piazzola scelta da Louis, il terreno era piano, soffice e non troppo vicino a dove avrebbero acceso il fuoco. Louis gli insegnò a piantare i paletti, a tendere bene i tiranti e a fissarli al terreno e gli fece vedere come si ripiegavano le coperture delle finestre e i lembi della porta. Portarono dentro i materassini gonfiabili e i sacchi a pelo, Jamie e Bonny avrebbero dormito da un lato, Addie e Louis dall'altro. Addie aprì uno dei sacchi a pelo per sé e per Louis, lo stese, ne aprì un altro e lo stese sopra il primo, a formare un ampio, comodo letto matrimoniale, poi ne stese un terzo per Jamie.
Una volta sistemati, si diressero verso il torrente e ne guadarono le acque gelide.
È troppo freddo, nonna.
È neve che si è appena sciolta, tesoro.
Stava facendo buio, l'ora di cena era passata da un pezzo. Louis e il ragazzino andarono al furgone a prendere la legna, dato che non era consentito tagliare rami o alberi nel parco nazionale. Jamie raccolse da terra alcuni legnetti e qualche ramoscello secco e insieme accesero un fuocherello all'interno del cerchio di pietre; poi ci appoggiarono sopra una griglia e Addie e il ragazzino cucinarono hot dog e fagioli in scatola in una padella di ferro e tirarono fuori qualche carota cruda e delle patatine. Quando la cena fu pronta, si accomodarono al tavolo da picnic e mangiarono guardando il fuoco.
Ti va di prendere un altro po' di legna? chiese Louis.
Jamie e il cane lasciarono la zona illuminata dal fuoco e raggiunsero il furgone, da cui il ragazzo prese una bracciata di legna.
Forza, aggiungine un po', lo esortò Louis.
Tendendo il braccio, il ragazzino mise un pezzo di legno sul fuoco, il fumo gli faceva lacrimare gli occhi e sbattere le palpebre. Poi tornò a sedersi. La brezza che arrivava dalle montagne rendeva l'aria fresca e frizzante. Stavano tutti in silenzio a fissare il fuoco e le stelle. Verso nord la nuda vetta del monte Shavano splendeva nel cielo notturno.
Poi Louis condusse Jamie al torrente, insieme raccolsero tre ramoscelli cui fecero la punta con un coltellino prima di tornare al falò. Tua nonna ha una sorpresa per te.
Che cos'è?
Addie tirò fuori un sacchetto di marshmallow e ne infilzò uno sulla punta aguzza di ciascuno dei bastoncini.
Tienilo vicino al fuoco. Aspetta che si scurisca e diventi morbido.
A un certo punto, il marshmallow prese fuoco.
Soffiaci sopra.
Addie gli fece vedere come abbrustolirlo lentamente facendo girare il bastoncino. Ne mangiarono due o tre ciascuno. Jamie aveva la bocca e le mani appiccicose di zucchero e annerite dalla cenere.
Quando finirono di mangiare, riposero il cibo nel furgone, in modo che di notte non attirasse gli orsi. Poi Louis portò Jamie ai bagni del campeggio ed entrò insieme a lui con una torcia in mano.
Fai quello che devi e poi esci, disse. Cerchiamo di restarci il meno possibile. Vuoi che rimanga con te?
Che puzza che c'è.
Louis puntò la torcia nel grosso buco scuro.
Forza. Ci sono qui io.
Louis si voltò e il ragazzino si abbassò i pantaloni e si sistemò sul sedile. Quel buco gli faceva paura. Dopo di lui fu il turno di Louis e, quando uscirono, il cane li stava aspettando. Ripresero a respirare all'aria aperta. Andarono a lavarsi le mani e la faccia con l'acqua della pompa e tornarono alla tenda.
C'era una puzza là dentro, nonna.
Lo so.
Addie aiutò Jamie a infilarsi nel sacco a pelo, mentre Bonny si accucciava accanto a lui.
E voi dove andate?
Noi dormiamo qui, di fianco a te.
Tutta la notte?
Sì.
Si addormentò e un'ora dopo Louis e Addie entrarono nella tenda, si spogliarono e si coricarono mano nella mano guardando le stelle attraverso la zanzariera della finestrella. L'aria era piena dell'odore pungente dei pini.
È tutto così bello, disse Addie.
Il mattino dopo mangiarono pancake e uova con il bacon, poi pulirono la piazzola, riposero il cibo e le padelle nel frigorifero sul retro del furgone e imboccarono la Highway per avvicinarsi alle montagne; raggiunto il Monarch Pass si fermarono e scesero: erano sullo spartiacque tra Atlantico e Pacifico; si misero a guardare verso ovest, se con lo sguardo avessero potuto superare la curvatura terrestre avrebbero visto l'oceano Pacifico circa mille miglia più in là, oltre le montagne. A mezzogiorno tornarono al campeggio e mangiarono panini al formaggio e mele e bevvero l'acqua fredda che sgorgava azionando la leva della pompa, poi salirono a piedi fino alle cascate del North Fork Creek e si sedettero a guardare l'acqua che precipitava nella limpida pozza verde sottostante. Scendendo, l'aria, più fresca in prossimità della cascata, inumidì i loro volti.
Tornati al campeggio, Addie e Louis portarono le sedie pieghevoli vicino al torrente e si misero a leggere un libro. Il ragazzino e il cane gironzolavano tra gli alberi lì intorno.
Possiamo fare una passeggiata da qualche parte? chiese Jamie.
Potete seguire il torrente, rispose Louis. Secondo te in che direzione scorre?
Verso di là.
Perché?
Non lo so.
Perché va in discesa. L'acqua scende sempre. E tu dove vuoi andare?
Da quella parte.
Verso il basso. Come la corrente. E per tornare qui al campeggio cosa devi fare?
Devo rifare la stessa strada.
Bravo ragazzo. Risali lungo il torrente e tornerai alla nostra tenda. Tua nonna e io ti aspettiamo qui. Fai prima una prova. Scendi un pochino e poi torna indietro. Porta Bonny con te. Ma non attraversare mai il torrente. Rimani su questa sponda.
Il ragazzino e il cane si allontanarono dal campeggio e ritornarono, poi andarono ancora più in là a girovagare tra le rocce, esaminarono la mica luccicante, si arrampicarono sui massi più grandi e si sdraiarono a guardare l'acqua. Poi tornarono indietro risalendo lungo il torrente.
Cos'hai visto? disse Louis.
Non abbiamo visto orsi. Però c'era un cervo.
E Bonny cos'ha fatto?
Gli ha abbaiato. Nient'altro.
La sera accesero un altro piccolo falò, Addie tagliò cipolle e peperoni e li mise nella padella di ferro con il burro, ci aggiunse carne macinata, salsa di pomodoro, un cucchiaino di zucchero, salsa Worcester, un quarto di tazza di ketchup, sale e pepe, una salsa che aveva preparato prima di partire, mescolò il tutto e mise il coperchio sulla padella. Louis e Jamie tirarono fuori i panini e le patatine avanzate dal giorno prima e li misero in tavola insieme ai piatti e alle tazze infrangibili. Jamie andò alla pompa con il cane e tornò con una caraffa d'acqua fresca e tutti insieme cenarono seduti accanto al fuoco mentre scendeva la notte. Il ragazzino lasciò a Bonny un po' del suo panino e diede un'occhiata a Louis per vedere cosa ne pensasse. Louis gli fece l'occhiolino e si mise a guardare dall'altra parte, verso gli alberi.
Stasera vedremo gli orsi? chiese Jamie.
Ne dubito, rispose Louis. Comunque sarebbe un orso nero. Non sono pericolosi, a meno che non siano spaventati. In ogni caso Bonny ci avviserebbe.
Mi piacerebbe vederne uno dal furgone. Da dentro.
Sarebbe il modo giusto per farlo.
Sei preoccupato? domandò Addie.
Vorrei soltanto vederne uno.
Versarono un po' d'acqua sul fuoco, dal legno salirono vapore e fumo e le braci si spensero, poi Louis portò Jamie fra gli alberi con la torcia accesa. Si fermò.
Puoi fare qui la pipì, disse. Non occorre che andiamo ai bagni quando c'è questo buio.
Non posso farla fuori.
Per stavolta sì. Non ci vede nessuno. Spense la luce. Gli animali la fanno fuori. Immagino che per una volta possiamo farlo anche noi.
Fecero tutti e due pipì, poi Louis riaccese la torcia e la passò a Jamie. La luce tremolava e si spostava su e giù sugli alberi e nel sottobosco. Tornarono alla tenda.
Il giorno dopo scesero verso le pianure, lasciandosi i monti alle spalle. C'era gente che saliva per il fine settimana, trainando grosse roulotte che sembravano fuori posto in mezzo alla foresta.
Quando raggiunsero la pianura, l'aria era calda e secca e la campagna sembrava più piatta di prima, più spoglia e senza alberi. Arrivarono a casa con il buio ed erano stanchi, si fecero la doccia e andarono subito a letto nelle rispettive stanze.
 
28
All'inizio di agosto Gene partì da Grand Junction per andare a trovare Addie e Jamie, che lo accolse sulla porta.
Non vedo il cane di cui mi hai parlato, disse Gene.
È a casa di Louis, rispose Jamie.
Gli dai del tu?
Sì. Me l'ha detto lui.
Entrarono e Gene portò i bagagli di sopra, nella camera sul retro in cui dormivano Jamie e il cane, e li posò sul letto.
Starò qui con te nella mia vecchia stanza.
E Bonny?
Non può dormire con noi due.
Dorme sempre con me.
Vedremo.
Tornarono di sotto e nel tardo pomeriggio Louis passò a salutare, aveva con sé la cagnetta. Jamie si mise in ginocchio a coccolarla, poi la portò a giocare in cortile.
State alla larga dalla strada, disse Gene.
Non ci andiamo mai, papà. Ripresero a giocare.
Gene guardò Louis. Ho sentito che anche tu stai qui da mia madre.
Certe notti.
Che storia è questa?
Amicizia. Prima di tutto.
Cosa ti prende? chiese Addie. Lo sapevi già.
Cosa mi prende? Mia madre va a letto con un vecchio vicino mentre mio figlio è nella stanza accanto e io non dovrei fare domande.
Proprio così. Ti pare che siano affari tuoi?
Se c'è qui mio figlio, sono affari miei.
Non c'è niente di strano, disse Louis. Non gli stiamo facendo del male. Non sarei qui se lo pensassi.
Non credo che spetti a te giudicare. Tu fai i tuoi comodi. Perché ti dovrebbe importare di un ragazzino che appartiene a qualcun altro?
A me però importa di Jamie.
Be', lascia perdere. Non voglio che questa storia gli crei problemi. So che tipo sei. Da bambino ho sentito parlare di te.
Cosa ti hanno detto?
Che hai lasciato tua moglie e tua figlia per un'altra donna.
È successo più di quarant'anni fa.
Comunque è successo.
Sì, e mi dispiace. Ma ormai non posso più tornare indietro e cambiare le cose. Louis lo osservò per un momento. È meglio se me ne vado. Questa conversazione è inutile.
Ti chiamo dopo, gli rispose Addie.
Louis si alzò e uscì.
Perché fai così? esclamò Addie. Cosa c'è che non va?
Non voglio che mio figlio stia male.
Non pensi che a fargli male quest'estate siano stati suo padre e sua madre?
Sì, certo. E adesso è ancora peggio.
Non sai quello che dici. Sta molto meglio di quando l'hai lasciato qui. E se vuoi sapere la verità, Louis gli ha fatto un gran bene.
Quello vuole anche i tuoi soldi, vero?
Cosa cavolo stai dicendo?
Se tu lo sposassi, si prenderebbe la metà di tutto, no? Non potrei impedirglielo.
Non abbiamo intenzione di sposarci. E i miei soldi non gli interessano. Dio mio, che opinione meschina hai di me.
Gene distolse lo sguardo. Non so cosa fare. Devo ricominciare tutto da capo.
Sai che ti aiuterò.
Per quanto?
Per tutto il tempo che serve. Finché potrò.
Ti stai già stufando. È normale.
Be', ma continuo ad aiutarti. Sei mio figlio. Jamie è mio nipote.
Per due notti il cane rimase a casa di Louis e il ragazzino dormì al piano di sopra con il padre, nella stanza sul retro; la seconda notte, domenica, fece un brutto sogno, si svegliò piangendo e non ci fu modo di consolarlo fin quando non arrivò Addie e lo strinse a sé e lo portò nel suo letto. Il lunedì Gene li salutò e tornò a casa.
Quando suo padre se ne fu andato, Jamie andò da Louis, mise il guinzaglio e la guaina protettiva a Bonny e la portò fuori, fece il giro dell'isolato, si infilò nel vialetto che portava sul retro della casa di Addie e rimase a giocare con lei sotto lo sguardo della nonna e di Louis.
Ieri notte è stato brutto, disse Addie. Come quando era appena arrivato. Con quei brutti sogni. Era di nuovo agitato. E Gene mi ha detto che Beverly torna a casa tra un paio di settimane.
E poi cosa succederà?
Non lo so. Ci riprovano, suppongo. Lei ritorna. E Jamie inizierà la scuola.
Quando se ne andrà, potrebbe portare con sé il cane. Se loro sono d'accordo.
Non so se vorranno.
Perché non glielo chiedi? Potrebbe cambiare un po' le cose.
Guardarono Jamie e Bonny in cortile.
Vuoi che venga stasera? chiese Louis.
Sarà meglio per te, vecchio porco.
Ma Gene non mi ha dato del porco.
Io sì però, rispose lei.
 
29
 
Louis disse, L'ultimo anno per lei fu orribile. Stava sempre male. Provarono a farle la chemio e la radioterapia, che rallentarono la malattia per un po', ma non riuscirono a eliminarla del tutto, era sempre lì. Iniziò a peggiorare e non volle altre cure. Si stava consumando.
Mi ricordo, disse Addie. Cercavo di essere d'aiuto.
Lo so. Tu e tutti gli altri portavate cose da mangiare. Mi faceva piacere. E i fiori.
Ma non sono mai andata a trovarla in camera da letto.
No. Non voleva nessuno di sopra, a parte Holly e me. Non voleva che vedessero com'era ridotta negli ultimi mesi. E non voleva parlare. Aveva paura della morte. Qualunque cosa le dicessi, non cambiava nulla.
Tu non hai paura di morire?
Meno di prima. Sono arrivato a credere in qualche tipo di vita dopo la morte. Un ritorno alla nostra vera essenza, un'essenza spirituale. Abitiamo in questo corpo fisico finché non torniamo allo spirito.
Io non so se credo a queste cose, disse Addie. Magari hai ragione tu. Lo spero.
Vedremo, giusto? Non ancora, però.
No, non ancora, rispose Addie. Amo questo mondo fisico. Amo questa vita insieme a te. E il vento e la campagna. Il cortile, la ghiaia sul vialetto. L'erba. Le notti fresche. Stare a letto al buio a parlare con te.
Tutte cose che piacciono anche a me. Ma Diane era sfinita. Alla fine era troppo stanca, troppo esausta per fare caso alle sue stesse paure. Voleva andarsene, voleva sollievo. La fine di quello strazio. Negli ultimi mesi soffriva terribilmente. Dolori atroci. Persino con i sedativi e la morfina. Ma sotto sotto continuava ad avere paura. Di notte entravo nella stanza per controllarla e lei era sveglia a fissare l'oscurità fuori dalla finestra. C'è qualcosa che posso fare per te? dicevo. No. Vuoi qualcosa? No. Voglio solo che finisca tutto. Holly la aiutava a farsi il bagno e cercava di farla mangiare, ma lei non aveva fame. Non voleva mangiare. Si stava lasciando morire, immagino che in qualche modo ne fosse consapevole. Alla fine era così fragile, così magra, le gambe e le braccia erano ridotte a stecchini. I suoi occhi apparivano troppo grandi rispetto al viso. Da vedere era terribile, e ovviamente per lei lo era ancora di più. Volevo fare qualcosa, ma non si poteva fare molto altro, stavamo già facendo il possibile. L'infermiera veniva ogni giorno ed era molto brava, è anche grazie a lei se Diane è potuta morire a casa. Non voleva più tornare in ospedale. E così è stato. Alla fine è morta. Holly e io eravamo in camera con lei. Ci fissò con quei grandi occhi immobili come se stesse dicendo, Aiuto, aiuto, perché non mi aiutate. Poi smise di respirare e se ne andò.
Si dice che lo spirito per un po' non si allontani, che galleggi al di sopra del corpo, e credo che per lei fu così. Holly disse di avere l'impressione che sua madre fosse in quella stanza, e forse la sentivo anch'io. Non ne ero sicuro. Era una sensazione. Una sorta di emanazione. Ma era molto flebile, forse solo un alito. Non so. Perlomeno ora è in pace in qualche altro luogo o in una sfera superiore. Penso di crederci. Lo spero. Da me non ha mai avuto ciò che avrebbe desiderato. Aveva una specie di idea, una nozione di come dovrebbe essere la vita, di come dovrebbe essere il matrimonio, ma tra noi non è mai andata in quel modo. Io l'ho delusa. Avrebbe dovuto trovarsi qualcun altro.
Sei di nuovo troppo severo con te stesso, osservò Addie. Chi riesce ad avere quello che desidera? Non mi pare che capiti a tanti, forse proprio a nessuno. È sempre un incontro alla cieca tra due persone che mettono in scena vecchie idee e sogni e impressioni sbagliate. Anche se, ripeto, questo non vale per noi due. Non in questo momento, non oggi.
Anche per me è così. Eppure persino tu potresti stancarti di me e non volerne più sapere.
Se dovesse succedere, possiamo smettere, disse lei. Questo è l'accordo tra noi, no? Anche se non ce lo siamo mai detti.
Sì, quando ti stanchi puoi dirlo.
Anche tu.
Non penso che succederà. Diane non ha mai avuto quello che abbiamo noi. A meno che non ci sia stato qualcun altro senza che io lo sapessi. Ma non credo. Non sarebbe stato da lei.
 
30
 
In agosto ci fu la fiera annuale della contea di Holt, con rodeo e concorsi per il bestiame nello spiazzo a nord della cittadina. Iniziò dall'estremità sud di Main Street, con una parata che risalì la strada fino ai binari della ferrovia e alla vecchia rimessa dei treni. Il giorno della parata pioveva. Louis e Addie si misero gli impermeabili, per Jamie ne fecero uno bucando il fondo di un sacco nero della spazzatura e tutti insieme andarono in Main Street e si fermarono sul ciglio della strada tra la folla. Per prima arrivò la guardia d'onore, con le bandiere appesantite dalla pioggia e i fucili gocciolanti in spalla, seguita da vecchi trattori che rumoreggiavano per la strada e da vecchie mietitrebbiatrici caricate sui pianali dei camion, e poi antiquate falciatrici e tosaerba, altri trattori scoppiettanti e sferraglianti, la banda della scuola superiore – che d'estate si riduceva a soli quindici elementi in jeans e camicie bianche, in quel momento fradice e appiccicate alla pelle. Quindi le macchine decappottabili dei notai della contea, con i tettucci chiusi per il maltempo, poi la reginetta del rodeo con le sue assistenti a cavallo, tutte esperte cavallerizze nei loro lunghi impermeabili da allevatore, seguite da altre macchine di lusso con le portiere coperte da pubblicità, le automobili di varie organizzazioni benefiche – Lions Club, Rotary, Kiwanis e Shriners – che serpeggiavano lungo la strada come ragazzoni esibizionisti sui loro go-kart truccati, e altri cavalli e cavallerizzi in impermeabile giallo, e un carretto a due posti. Verso la fine della parata c'era il camion di una delle chiese evangeliche della città, con un'immagine religiosa in cartone sul pianale e un podio sulla parte anteriore. Sul podio c'era una croce di legno e davanti un giovane con i capelli lunghi e la barba scura, che indossava una tunica bianca e reggeva un ombrello per proteggersi dalla pioggia. Quando Louis lo vide scoppiò in una fragorosa risata. La gente intorno a lui si girò a guardarlo.
Ti metterai nei guai, commentò Addie. Questa è una cosa seria.
Potrà anche camminare sull'acqua, ma non può impedire che gli cada sulla testa.
Shhh, disse lei. Comportati come si deve.
Jamie alzò la testa per vedere se fossero davvero arrabbiati.
Alla fine della parata un camion della nettezza urbana di Holt pulì le strade con le grandi spazzole rotanti.
Nel pomeriggio smise di piovere e tutti e tre andarono alla fiera, parcheggiarono e attraversarono le stalle, passando accanto ai cavalli lustri e alle mucche strigliate, con il pelo della coda gonfio e pettinato, e osservarono i grandi maiali sdraiati sulla paglia che ricopriva il pavimento, grassi, rosa, ansimanti, con le orecchie che non stavano mai ferme; superarono le capre e le pecore appena tosate, uscirono e, girando fra le gabbie dei conigli e delle galline, arrivarono alla zona delle giostre. Jamie montò sulla ruota panoramica insieme a Addie, Louis disse che gli faceva venire la nausea. Addie e il ragazzo iniziarono a salire e quando furono nel punto più alto lei gli mostrò i silos e il serbatoio a torre dell'acquedotto e indicò la zona in cui si trovava la loro casa, in Cedar Street.
La vedi?
No.
Proprio laggiù. Dove ci sono quei grandi alberi.
Non la vedo.
Guardarono in lontananza, dove finiva la cittadina, verso l'aperta campagna con le fattorie e i fienili e i filari di alberi frangivento. Poi tutti insieme provarono qualche gioco, il tirassegno con i fucili e quello con le palline, e comprarono zucchero filato rosa in un cono di carta per Jamie e granite per Addie e Louis. Continuarono a passeggiare osservando la folla, poi tornarono indietro e Addie e il ragazzino fecero un altro giro sulla ruota panoramica. Ormai era tardo pomeriggio. Sentivano i rumori del rodeo, ancora in corso nel campo al di là degli spalti, la voce forte e allegra dello speaker. Non comprarono i biglietti per le tribune, ma camminarono fino al lato opposto e guardarono oltre la cancellata i buoi che venivano presi al lazo e i tori che venivano montati. Ci fu una corsa di cavalli sulla pista in terra battuta lunga un quarto di miglio, videro i cavalli sfrecciare e i fantini che si alzavano in piedi sulle staffe una volta giunti al traguardo, i cavalli con le narici dilatate, agitati. Poi tornarono a casa in macchina, il ragazzo fece uscire Bonny dalla cucina di Louis e cenarono sulla veranda mentre il giorno finiva.
 
31
 
Louis tagliò il prato di casa sua e quello di Addie, quindi svuotò il cesto di raccolta in una carriola che Jamie spinse via e rovesciò nel vialetto, dove c'era già un mucchio di erba marcia, prima di andare a prenderne altra. Quando ebbero finito, Louis sciacquò il tosaerba con il tubo per annaffiare e lo riportò nel capanno degli attrezzi.
Una volta lì, andò nell'angolo e sollevò il coperchio della scatola che era servita da nido ai topolini.
Secondo te li rivedremo?
Può darsi, disse Louis.
Chissà dove sono finiti. Chissà se la madre li ha mai ritrovati.
Entrarono nella cucina di Addie e bevvero tè freddo, poi tornarono nel cortile laterale, che era in ombra, a giocare a palla. Addie uscì con loro. Bonny continuava a correre avanti e indietro, inseguiva la palla, balzava in aria e la afferrava quando toccava terra, poi si mise a correre in cerchio finché non la bloccarono.
A mezzogiorno Louis andò a casa e il cane rimase con Jamie da Addie. I due pranzarono insieme chiacchierando tranquillamente, poi il ragazzino e Bonny andarono di sopra, nella tiepida stanza sul retro; il cane si mise a dormire sul pavimento ai piedi del letto e Jamie giocò con il telefonino e chiamò la madre.
Ci vediamo presto, disse la donna. Non te l'avevo detto? Sto per tornare a casa.
Papà cosa dice?
Dice che è una bella cosa. Vogliamo riprovarci. Non sei contento?
Quando arrivi?
Tra una settimana o due.
Verrai a stare a casa?
Certo. Dove vuoi che vada?
Non so. Magari da qualche altra parte.
Tesoro, io voglio stare con te.
E con papà.
Sì, e con papà.
 
32
 
Qualche sera dopo, Addie, Louis e Jamie andarono a cena al Wagon Wheel Cafe, sulla Highway 34 a est della cittadina, e sedettero a un tavolo vicino alle grandi vetrate affacciate sui campi di grano. Il sole stava tramontando e le stoppie erano magnifiche nella luce radente. Avevano appena ordinato quando un anziano si avvicinò e si lasciò cadere sulla sedia libera. Un uomo robusto, dall'aspetto solido e dal volto ampio e paonazzo, in camicia a maniche lunghe e jeans nuovi.
Louis disse, Conosci Addie Moore, vero, Stanley?
Non bene quanto vorrei.
Addie, lui è il famoso Stanley Thompkins.
Non sono poi così famoso. Famigerato, tutt'al più.
E lui è il nipote di Addie, Jamie Moore.
Qua la mano, figliolo.
Il ragazzino allungò il braccio e strinse la grossa mano del vecchio, che fece una smorfia come se gliel'avesse stritolata. Jamie lo fissò.
Ho sentito che voi due vi state vedendo, disse Stanley.
Addie ha deciso di sopportarmi, disse Louis.
Mi fa pensare che anche per qualcun altro ci possa essere speranza.
Addie gli diede un buffetto sulla mano. Grazie. È una cosa che rende ottimisti, in effetti.
Non conosce qualcuno che ha voglia di farsi coccolare da un vecchio contadino?
Se sento qualcosa in giro, le faccio sapere.
Sono sull'elenco del telefono. Mi si trova facilmente.
Allora, come vanno le cose? disse Louis.
Oh, sai, come al solito. Mio figlio ha seminato il grano ed è partito per Las Vegas. Non ce la fa a tenersi qualche soldo in banca. Si è portato anche una ragazza di Brush. Io non l'ho mai conosciuta. Credo sia bella.
Come mai non sei andato con loro?
Oh, cazzo. Guardò Jamie. Scusami. Non mi è mai piaciuto granché mettermi a un tavolo con degli sconosciuti a pasticciare con le carte. Se tu o qualcun altro di qui organizzaste una partita a poker in casa, sarebbe un'altra storia. Sapresti con chi stai giocando e sarebbe più divertente. E comunque le grandi città non fanno per me.
Com'è andato il raccolto?
Quest'anno piuttosto bene, Louis. È meglio se lo dico sottovoce. Ma questa è stata una delle annate migliori da parecchio tempo. La pioggia è arrivata al momento giusto e ce n'è stata tanta, e per giunta da noi non ha mai grandinato. Dai vicini che stanno verso sud sì. Siamo stati fortunati.
La cameriera portò i piatti con il cibo.
Vi lascio mangiare tranquilli. Si alzò e fece per dare di nuovo la mano al ragazzino. Ehi, non stringere troppo stavolta. Jamie porse la mano esitante e lo sfiorò appena. Bene, ci vediamo.
Stammi bene.
Mi ha fatto piacere conoscerla, signora Moore.
Dopo cena presero la macchina e si diressero verso la campagna fino alla fattoria di Thompkins, a nordest della cittadina, e al chiarore delle stelle si fermarono a guardare le distese di stoppie, che avevano un aspetto fitto e regolare.
Dev'essergli andata piuttosto bene, disse Louis. Mi fa piacere. Anche lui ha passato dei brutti periodi. Come tutti.
Ma non quest'anno, disse Addie.
No, non quest'anno.
 
33
 
Morì durante la messa una domenica mattina, disse Addie. Lo sai.
Sì, mi ricordo.
Era agosto, in chiesa faceva caldo e Carl era sempre in giacca e cravatta, anche nei giorni più torridi dell'estate. Pensava che facesse parte del suo ruolo di uomo d'affari, di agente assicurativo. Aveva le sue idee su come mantenere le apparenze. Non so perché o a chi dovesse importare. Ma a lui importava. A metà del sermone, lo sentii appoggiarsi a me e pensai, Si è addormentato. Be', lasciamolo dormire. Sarà stanco. Ma poi crollò in avanti e, prima che riuscissi a fermarlo, sbatté la testa contro lo schienale del banco di fronte. Mi allungai per prenderlo, ma fu come se si ripiegasse fuori dal sedile, e finì per terra. Mi chinai su di lui, gli sussurrai, Carl, Carl. La gente intorno a noi lo guardava e l'uomo seduto accanto a lui si spostò lungo il banco per cercare di aiutarmi a sollevarlo. Il pastore smise di parlare e altra gente si alzò e si avvicinò per dare una mano. Chiamate un'ambulanza, disse qualcuno. Lo tirammo su dal pavimento e lo facemmo sdraiare sul banco. Cercai di fargli la respirazione bocca a bocca e un massaggio cardiaco, ma ormai era morto. Arrivarono i barellieri. Vuole portarlo all'ospedale? chiesero. Risposi, No, portatelo alle pompe funebri. Non possiamo spostarlo prima che arrivi il medico legale, dissero. Quindi lo aspettammo e finalmente venne e dichiarò la morte di Carl.
L'ambulanza lo trasportò alle pompe funebri, io e Gene la seguivamo in automobile. L'impresario ci lasciò con lui nella stanza sul retro, uno spazio piuttosto formale e tranquillo, non il locale dove ricomponevano le salme. Io dissi che non volevo fosse ricomposto. Gene era d'accordo con me. Era a casa per l'estate, in vacanza dall'università. Così, ci sedemmo in quella stanza con il corpo di suo padre. Gene non volle toccarlo. Io mi chinai e lo baciai sul viso. A quel punto era già freddo e gli occhi non stavano chiusi. Era strano e inquietante, nella stanza c'era un profondo silenzio. Gene uscì, io rimasi lì per un paio d'ore, mi avvicinai con una sedia, mi chinai su di lui e gli tenni la mano, pensando a tutto il tempo in cui era sembrato che le cose tra noi andassero bene. Infine lo salutai, andai dall'impresario e gli dissi che per il momento avevamo finito, volevamo che il corpo fosse cremato e ci mettemmo d'accordo. Era successo tutto troppo in fretta. Ero in una sorta di trance. Probabilmente ero sotto shock.
Per forza. È normale, disse Louis.
Ma ancora oggi rivedo tutto con chiarezza e ho quella sensazione di estraneità alle cose di questo mondo, mi sembrava di muovermi in un sogno e prendere decisioni che non sapevo di dover prendere, oppure di parlare senza sapere bene cosa stessi dicendo.
Gene era completamente sconvolto. Però non voleva parlarne. In questo era come suo padre. Nessuno dei due parlava mai. Si fermò per una settimana, poi tornò all'università, dove gli concessero di occupare in anticipo il suo appartamento, e rimase lì per il resto dell'estate. Sarebbe stato meglio se fossimo riusciti a sostenerci a vicenda, ma non andò così. Io stessa non penso di essermi sforzata molto. Volevo che rimanesse, ma capivo che non serviva né a lui né a me. Non facevamo che evitarci e quando provavo a parlargli di suo padre mi diceva, Lascia stare, mamma. In questo momento non importa. È chiaro che non importava. Aveva accumulato un sacco di rabbia e risentimento nei confronti di Carl, penso che non se ne sia liberato ancora oggi. In parte è per questo che il suo rapporto con Jamie è così difficile. È come se ripetesse quello che è successo tra lui e suo padre.
Non puoi aggiustare tutto, non ti pare? disse Louis.
Ci proviamo sempre. Ma non ci riusciamo.
 
34
Una domenica mattina stavano bevendo il caffè seduti al tavolo della cucina. Sul Post c'era una pubblicità della stagione teatrale del Denver Center for the Performing Arts. Addie disse, Hai visto che danno uno spettacolo tratto dall'ultimo di quei libri sulla contea di Holt? Quello con il vecchio che sta morendo e il predicatore.
Come hanno fatto i primi due, suppongo possano fare anche questo, disse Louis.
Gli altri li hai visti?
Li ho visti. Ma non riesco proprio a immaginare due vecchi allevatori che accolgono in casa loro una ragazza incinta.
Può succedere, disse lei. La gente può fare cose imprevedibili.
Non so, disse Louis. Si è inventato tutto lui. I dettagli li ha presi da Holt, i nomi delle strade e le descrizioni della campagna e la posizione dei luoghi, però quella non è Holt. E i personaggi non esistono. Se li è inventati tutti. Conosci dei vecchi fratelli che somiglino a quei due? Quelle storie sono successe qui?
Che io sappia, no. Nemmeno per sentito dire.
Si è inventato tutto.
Potrebbe scrivere un libro su di noi. Ti piacerebbe?
Non mi va di finire in un libro, rispose Louis.
La nostra storia non è più improbabile di quella dei due vecchi allevatori di bestiame.
Però è un'altra cosa.
In che senso? chiese Addie.
Be', siamo noi. Non siamo improbabili, non mi sembra.
All'inizio però lo pensavi.
Non sapevo cosa pensare. Mi avevi colto di sorpresa.
Be', adesso non sei contento?
È stata una bella sorpresa, non dico di no. Ma ancora non capisco come ti sia venuto in mente di chiedermelo.
Te l'ho detto. Solitudine. Voglia di qualcuno con cui parlare di notte.
Sei stata coraggiosa. Hai corso un rischio.
Sì. In ogni caso, se non avesse funzionato non credo mi sarei sentita peggio. Se non per l'umiliazione di venire respinta. Ma ho immaginato che non saresti andato in giro a raccontarlo, se mi avessi rifiutata l'avremmo saputo solo tu e io. Però ora lo sanno tutti. Lo sanno da mesi. Siamo una notizia vecchia.
Non siamo una notizia vecchia. Non facciamo proprio notizia, di nessun tipo, né vecchia né nuova, disse Louis.
E tu vorresti fare notizia?
No, diamine. Voglio soltanto vivere tranquillo, badare alle cose di ogni giorno. E di notte venire a letto con te.
Be', è proprio quello che stiamo facendo. Chi si sarebbe aspettato che a questo punto delle nostre vite potesse capitare una cosa del genere. Chi l'avrebbe mai detto? Per noi le novità e le emozioni non sono finite. Non siamo diventati aridi nel corpo e nello spirito.
E non stiamo nemmeno facendo quello che pensa la gente.
A te andrebbe? chiese Addie.
Dipende solo da te.
 
35
 
Un sabato, verso la fine di agosto, Gene si mise in viaggio sulle montagne diretto a Holt per riportare a casa il figlio. Arrivò nel tardo pomeriggio, entrò in casa della madre, li abbracciò entrambi e poi uscì a fare una passeggiata con Jamie e Bonny.
Non ti piace?
Ma certo.
Non la tocchi mai. Non l'hai accarezzata nemmeno una volta.
Lui si chinò sulla bestiola e le diede un buffetto sulla testa, le parlò in tono gentile, poi proseguirono nel loro giro dell'isolato e tornarono a casa di Addie passando dal vialetto posteriore. Cenarono e la sera Gene dormì nel letto matrimoniale della stanza sul retro, con Jamie e Bonny. Louis se ne stette alla larga.
Il mattino dopo misero in valigia i vestiti di Jamie, i suoi giocattoli e l'attrezzatura da softball, il cibo e la ciotola del cane. Poi il ragazzino disse, Devo salutare Louis.
Dobbiamo andare.
Ci metto un minuto, papà. Devo farlo.
Cerca di fare in fretta allora.
Corse a casa di Louis, ma lui non c'era. Aprì la porta, lo chiamò e corse per tutte le stanze. Tornò indietro in lacrime.
Puoi telefonargli dopo, disse il padre.
Non è la stessa cosa.
Non possiamo aspettare. Già così arriveremo a casa tardi.
Addie lo strinse forte e disse, Chiamami, hai capito? Voglio sapere come stai e come va la scuola. Jamie era aggrappato a lei, che gradualmente allentò la presa. Mi raccomando, chiamami.
Lo farò, nonna.
Gli diede un bacio. E tu sii paziente.
Lo so, mamma.
Lo spero. Potresti telefonarmi anche tu.
Partirono, lei era ferma sul ciglio della strada, Jamie e Bonny la guardavano dal finestrino posteriore. Il ragazzino stava ancora piangendo. Addie rimase a fissare la macchina finché non scomparve dalla vista. Quando fece buio, Louis non era ancora arrivato, così lo chiamò. Dove sei? Non vieni stasera?
Non ne ero sicuro.
Ancora non ci siamo capiti, vero? Non voglio starmene qui da sola a rimuginare come fai tu, a risolvere le cose per conto mio. Voglio che tu venga qui, così possiamo parlare.
Prima mi do una lavata.
Non ce n'è bisogno.
Sì, ci tengo. Arrivo tra un'ora.
Bene, sarò ancora qui, disse. Ti aspetto.
Si fece la barba e la doccia come faceva sempre, e nel buio della sera costeggiò le case dei vicini e andò da Addie, che lo attendeva seduta nella veranda; si alzò, si fermò sui gradini e per la prima volta gli diede un bacio in un luogo in cui altre persone avrebbero potuto vederli. Certe volte hai la testa così dura, gli disse. Chissà se imparerai mai.
Non ho mai pensato di essere duro di comprendonio. Ma a quanto pare lo sono.
Per come la vedo io, sì.
So cosa penso di te e quanto sei importante per me. Ma non riesco a mettermi in testa che anche per te possa essere lo stesso, o quasi.
Non ho intenzione di parlarne di nuovo. È un problema tuo, non mio. E adesso andiamo di sopra.
A letto si abbracciarono nell'oscurità e lei disse, Non so proprio se funzionerà.
Stai ancora parlando di noi?
Sto parlando di mio figlio, mio nipote e sua madre. Piangeva quando se n'è andato. Sai perché?
Perché sentirà la tua mancanza.
Sì, rispose lei. Ma stava piangendo perché non è riuscito a salutarti. Dov'eri?
Ho fatto un giro in macchina in campagna, poi ho deciso di andare a pranzare a Phillips e sono tornato solo nel tardo pomeriggio.
È andato a casa tua, voleva vederti prima di partire. Vedi quanto ci tiene a te.
Anch'io tengo a lui.
Spero solo che Gene e sua moglie riescano a stare meglio insieme. Magari durante l'estate hanno imparato qualcosa. Sono già preoccupata per loro.
Cos'è che ci siamo detti? Che è impossibile aggiustare le vite degli altri, no?
Questo vale per te, disse lei. Non per me.
Capisco, rispose Louis.
Oh, mi sento già meglio a parlare con te avendoti accanto.
Non abbiamo parlato molto per il momento.
Eppure mi sento già meglio. Te ne sono grata. Ti ringrazio per tutto questo. Adesso mi sento di nuovo molto fortunata.
 
36
 
Dopo la partenza di Jamie provarono a fare ciò che tutta Holt aveva sempre pensato che facessero, anche se non era così. Da tempo ormai Louis si spogliava in camera, quella sera si infilò il pigiama dando le spalle al letto dove era stesa Addie, coperta da un lenzuolo di cotone, poi si voltò verso di lei che, senza avvisarlo, giaceva nuda alla tenue luce dell'abat-jour. Louis si fermò a guardarla.
Non startene lì in quel modo, disse Addie. Mi rendi nervosa.
Perché mai, le rispose lui. Sei davvero carina.
Mi sono appesantita sui fianchi e sulla pancia. Questo vecchio corpo. Ormai sono una vecchia.
Be', vecchia signora Moore. Mi hai conquistato. Sei perfetta. Sei proprio come dovresti essere. Non puoi certo sembrare una trentenne con i fianchi stretti e senza seno.
Insomma, ammesso che io sia mai stata così, ora sono molto cambiata.
Guarda come sono diventato io, rispose lui. Ho una pancia... e le braccia e le gambe secche da vecchio.
A me piaci, disse lei. Ma stattene pure lì in piedi. Non pensi di sdraiarti? Hai intenzione di rimanere lì tutta la notte?
Louis si tolse il pigiama e si mise a letto, lei si avvicinò, gli prese la mano e lo baciò, lui si girò su un fianco e la baciò, le toccò una spalla e le toccò i seni.
Era tanto che nessuno lo faceva, disse lei.
Era tanto che non facevo niente del genere.
La baciò di nuovo e la toccò, lei lo trasse a sé, lui si sollevò nel letto e si abbassò a baciarle il volto e il collo e le spalle, poi si mise sopra di lei, iniziò a muoversi e si fermò poco dopo.
C'è qualcosa che non va?
Non ce la faccio. I guai della vecchiaia.
Ti era mai successo prima?
No, ma erano anni che non ci provavo. Sono arrivati i tempi mosci, come dice il poeta. Ormai sono soltanto un vecchio coglione.
Si sdraiò e si sistemò accanto a lei nel buio.
Ti dispiace? chiese lei.
Sì, un po'. Soprattutto perché sento di averti deluso.
Figurati. È la prima volta, tutto qui. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.
Magari dovrei provare quelle pillole che pubblicizzano in televisione.
Oh, secondo me andrà tutto bene. Ci riproviamo un'altra sera.
 
37

Un giorno, dopo il tramonto, fecero una passeggiata fino alla scuola elementare e Louis spinse Addie sulla grande altalena, facendola dondolare avanti e indietro nell'aria fresca e frizzante di quella sera di fine estate, con l'orlo della gonna che le sventolava sulle ginocchia. Poi tornarono a casa e si sdraiarono nudi nella camera da letto al piano di sopra, uno accanto all'altra nella brezza estiva che entrava dalla finestra aperta.
E una volta, come lei aveva fatto in passato, trascorsero la notte a Denver nel grande, vecchio, magnifico Brown Palace Hotel, con la sua vasta corte interna e la hall dove il pianista suonava tutto il pomeriggio e la sera. Presero una stanza al terzo piano; dal ballatoio vedevano la corte dall'alto, il pianista e la gente ai tavoli che prendeva il tè e beveva cocktail, e i camerieri che andavano avanti e indietro dal bancone e, man mano che scendeva la sera, gli ospiti al ristorante, le tovaglie bianche, i bicchieri e le posate scintillanti. Cenarono al ristorante, poi tornarono di sopra e Addie si mise uno dei vestiti costosi comprati anni prima soltanto per indossarli a Denver. Quindi uscirono e si incamminarono verso un centro commerciale, il 16th Street Mall, presero l'autobus navetta per Curtis Street, proseguirono a piedi fino al Denver Center, attraversarono l'atrio e raggiunsero l'ingresso del teatro, sulla sinistra. Una donna li condusse ai loro posti, il teatro era molto grande, si guardarono intorno, gli altri spettatori entravano chiacchierando, poi iniziò lo spettacolo, gli uomini sul palco, in pantaloni e cravatta neri e camicia bianca, cantavano discretamente, il pubblico in parte apprezzava. Loro due si tenevano per mano e all'intervallo andarono ai servizi. Fuori da quello delle donne c'era una lunga fila. Louis tornò a sedersi e Addie arrivò appena in tempo per il secondo tempo.
Non mi dire niente, disse lei.
Sto zitto.
Perché non riescono a capire che le donne ci mettono più tempo e quindi hanno bisogno di più gabinetti?
Lo sai, rispose lui.
Perché quelli che progettano i bagni sono uomini, ecco perché.
Finito il secondo atto uscirono per strada, nelle sfavillanti luci esterne del teatro, presero un taxi e tornarono in albergo.
Vuoi bere qualcosa? chiese lui.
Solo un giro, però.
Andarono al bar, il cameriere li fece accomodare a un tavolo e bevvero un bicchiere di vino, poi presero l'ascensore, entrarono in camera, si spogliarono e si infilarono nel grande letto matrimoniale. Spente le luci, rimase solo il chiarore che entrava dalla strada attraverso le tende in pizzo.
Non ci stiamo divertendo? domandò lei.
A me pare proprio di sì.
Addie si strinse a lui.
Non so se potrei essere più felice, disse lei. È proprio quello che volevo, e domani voglio tornare nel nostro letto.
C'è un tempo e un luogo per ogni cosa, commentò lui.
E adesso ti decidi a baciarmi in questo grande letto d'hotel?
Non chiedo di meglio.
Il mattino dopo fecero colazione tardi, poi prepararono i bagagli, il parcheggiatore portò la macchina all'ingresso dell'albergo e li aiutò a caricare le valigie. Louis era di buon umore e gli lasciò una generosa mancia. Tornarono a casa senza fretta, la Highway 34 li condusse sugli altipiani passando per Fort Morgan e Brush, e infine a Holt dove, se si escludevano i frangivento e gli alberi lungo le strade della cittadina e intorno alle fattorie, tutto era piatto e spoglio. Il cielo era terso, all'orizzonte non c'era nient'altro che cielo azzurro.
Nel pomeriggio andarono da Addie, Louis le portò le valigie in camera, poi tornò a casa con la macchina e disfece i bagagli. Quando scese il buio ritornò a piedi a casa di Addie, dove passò la notte.
 
38
 
Il primo lunedì di settembre era festa nazionale e decisero di fare una gita al torrente Chief Creek, a est di Holt, lungo la Highway. Il torrente era poco profondo e aveva il fondale sabbioso; sulle rive, sotto i salici, crescevano l'euforbia e un prato rasato dalle mucche al pascolo. Addie tirò fuori il cesto da picnic e Louis prese dal bagagliaio un rastrello e una pala con cui ripulì il terreno dallo sterco secco e friabile lasciato dal bestiame, che andava a ripararsi dal vento all'ombra degli alberi.
Sei già stato qui, esclamò Addie. Ti eri organizzato.
Ci venivamo spesso quando Holly era piccola. È forse l'unico posto dove ci sono acqua corrente e ombra.
È bello. Non sono le montagne, ma per essere nella contea di Holt non è male.
Sì.
Non è che poi viene qualcuno a cacciarci via?
Non credo. È di Bill Martin. Non gli ha mai dato fastidio.
Lo conosci.
Anche tu, penso.
Solo di nome.
I suoi figli sono stati miei allievi. Erano dei ragazzi brillanti. Casinisti, ma brillanti. Ormai se ne sono andati tutti. Immagino che gli dispiaccia. I ragazzi qui non ci vogliono più stare.
Addie stese una coperta sul terreno pulito, si sedettero e mangiarono pollo fritto, insalata di cavolo, carote tagliate a bastoncino, patatine e olive, poi lei tagliò una fetta di torta al cioccolato per ciascuno. Per tutto il pranzo bevvero tè freddo. Poi si sdraiarono sulla coperta a guardare i grandi rami verdi dell'albero sotto cui si erano riparati, che una brezza delicata muoveva insieme alle foglie.
Dopo un po' Louis si mise a sedere, si tolse scarpe e calzini, arrotolò l'orlo dei pantaloni e camminando sulla terra rovente si avviò verso il fiumiciattolo, entrò nell'acqua fresca posando i piedi sulla sabbia, immerse le mani e si bagnò le braccia e il viso. Addie lo raggiunse a piedi scalzi nel suo vestito estivo. Sollevò la gonna fino alle ginocchia ed entrò in acqua.
Oh, è l'ideale in una giornata calda come questa. Non ero mai stata qui. Non sapevo che nella contea di Holt esistesse un posto come questo.
Resti vicino a me, signora, rispose lui. Imparerà un sacco di cose.
Louis si tolse la camicia, i pantaloni e la biancheria, li posò sull'erba e tornò in acqua, si spruzzò e si mise a sedere.
D'accordo, disse Addie. Se è così che vuoi stare. Si sfilò dalla testa il vestito, si tolse la biancheria e scivolò nell'acqua fresca accanto a lui. E non mi importa se qualcuno ci vede, disse.
Sedettero uno di fronte all'altra e poi si sdraiarono in acqua, molto pallidi entrambi a parte il volto e le mani. Erano sazi, un po' appesantiti. Sentivano la corrente spingere lingue di sabbia sotto di loro.
Dopo un po' uscirono, tornarono sulla coperta, si asciugarono e si vestirono, fecero un pisolino nel caldo del pomeriggio, all'ombra degli alberi, poi si alzarono e tornarono a sguazzare nel torrente per darsi una rinfrescata prima di rimettere il cibo in macchina e tornare a Holt. Louis la lasciò davanti a casa, lei portò dentro il cesto da picnic, mentre lui faceva il giro dell'isolato per parcheggiare l'auto e riporre il rastrello e la pala nel capanno degli attrezzi. Entrò in casa e quasi immediatamente squillò il telefono.
Dovresti venire qui subito, disse Addie.
Che succede?
C'è qui Gene. Vuole parlare con tutti e due.
Arrivo in un minuto.
Gene era seduto sul divano in salotto, di fronte a Addie. Disse, Accomodati, Louis.
Louis lo guardò e attraversò la stanza per dare un bacio sulla bocca a Addie. Ci teneva a farlo. Poi si sedette.
Di che si tratta?
Ora te lo dico, disse Gene. È tutto il pomeriggio che vi aspetto.
Gli ho detto dove siamo stati, disse Addie.
Non è un granché quel posto.
Dipende da quello che ci vai a fare. E con chi, disse Louis.
Ecco perché sono qui. Voglio che questa storia finisca.
Stai parlando della nostra storia, osservò Louis.
Sto parlando di te che ti intrufoli di notte in casa di mia madre.
Non si sta intrufolando, replicò Addie.
Già. Non vi vergognate neppure.
Non c'è nulla di cui vergognarsi.
Gente della vostra età che si vede di notte, come fate voi.
È molto piacevole. Spero che tu e Beverly abbiate avuto dei momenti belli come quelli che passiamo io e Louis.
Cosa direbbe papà al posto mio?
Preferirebbe evitare di parlarne. Ma dubito che avrebbe approvato. È una cosa che lui non avrebbe fatto, anche se gli fosse venuta in mente.
No, non avrebbe approvato. Aveva più giudizio, un'idea più precisa della sua reputazione.
Oh, Gesù. Ho settant'anni. Non mi importa di quello che pensa la gente. E magari ti interessa sapere che in città c'è anche qualcuno che approva.
Non ci credo.
Vedi tu, a me non interessa.
A me sì. Ha portato mia madre a Denver. Ha portato mio figlio in montagna. E tutti e due avete dormito nel letto con lui.
Come fai a saperlo? chiese Addie.
Fa lo stesso. Lo so. Cosa diavolo avevate in mente?
L'abbiamo fatto per lui, disse Louis. Era spaventato. L'abbiamo fatto venire nel letto con noi per rassicurarlo.
Sì, e adesso piange tutte le notti. Ha cominciato qui.
Ha cominciato quando l'hai lasciato qui, disse Addie.
Mamma, sai perché l'ho fatto. Sai che voglio bene a mio figlio.
E allora non puoi pensare a questo? Non puoi volergli bene e basta? È un bravo ragazzino. Non chiede di più.
Come papà con me, intendi.
So che tuo padre non è sempre stato premuroso con te.
Premuroso. Dio mio, dopo la morte di Connie non mi ha più degnato di uno sguardo.
Gene si asciugò gli occhi. Guardò Louis. Voglio che giri alla larga da lei. Che lasci stare mio figlio. E scordati i soldi di mia madre.
Gene, smettila, esclamò Addie. Non dire una parola di più. Sei impazzito?
Louis si alzò dal divano. Stammi a sentire, disse. È terribile che pensi questo. Non farei mai del male a tuo figlio. O a tua madre. Ma non starò alla larga da lei finché non sarà lei a dirmelo. E puoi stare sicuro che i suoi soldi non mi interessano affatto. Se hai ancora qualcosa da dirmi, ci vediamo domani.
Louis si chinò per dare un altro bacio a Addie e se ne andò.
Mi vergogno di te, disse la donna. Non so cosa dirti. Tutta questa faccenda mi fa star male. Mi intristisce.
E allora smetti di vederlo.
Quella notte Addie si sollevò la coperta fino alla faccia, diede le spalle alla finestra e pianse.
 
39
 
Dopo la conversazione con Gene, Addie e Louis continuarono a vedersi. Lui andava da lei la sera, ma ormai era diverso. Non era più una scoperta piacevole e spensierata come prima. E un po' alla volta ci furono notti in cui lui restò a casa, notti in cui lei rimase a leggere da sola per ore, senza più desiderare di averlo nel letto. Smise di attenderlo nuda. Quando lui andava da lei, continuavano a passare le notti abbracciati, ma era più che altro abitudine e malinconia e presagio di solitudine e scoramento, come se cercassero di fare scorta di quei momenti insieme in previsione di ciò che sarebbe successo. Stavano sdraiati uno accanto all'altra, svegli, in silenzio, non fecero mai più l'amore.
E poi arrivò il giorno in cui Addie cercò di parlare al telefono con il nipote. Sentiva piangere Jamie in sottofondo, ma suo padre non lo lasciò parlare con la nonna.
Perché fai così? chiese a Gene.
Lo sai perché. Se mi costringi a farlo, lo faccio.
Oh, sei davvero meschino. È una cosa crudele. Non pensavo che saresti arrivato a tanto.
Sta a te cambiare la situazione.
Chiamò il nipote un pomeriggio, immaginando che fosse in casa da solo. Ma lui non volle parlarle.
Si infurieranno, disse. Scoppiò a piangere. Mi porteranno via Bonny. Mi porteranno via il telefonino.
Oh dio, disse Addie. D'accordo, tesoro.
A metà di quella settimana Louis andò a trovarla, lei lo condusse in cucina, gli diede una birra e si versò un bicchiere di vino.
Ti devo parlare. Qui, alla luce.
È cambiato qualcos'altro, disse lui.
Non ce la faccio più, rispose lei. Non posso continuare così. Sentivo che qualcosa del genere stava per succedere. Ho bisogno di avere un contatto con mio nipote, di vivere con lui in qualche modo. È l'unico che mi resta. Di mio figlio e sua moglie ormai mi importa poco. È andato tutto in malora, dubito che riusciremo a dimenticare quello che è successo. Però voglio almeno mio nipote. L'estate me l'ha fatto capire.
Ti vuole bene.
Sì. È l'unico della mia famiglia a volermi bene. Continuerà a vivere dopo di me. Sarà con me quando morirò. Gli altri non li voglio. Non mi importa di loro. Hanno rovinato tutto. Non mi fido di Gene. Non so proprio cos'altro potrebbe fare.
Quindi vuoi che me ne vada.
Non stasera. Ancora una notte. Ti va?
Pensavo che quella coraggiosa tra noi due fossi tu.
Non ce la faccio più a essere coraggiosa.
Magari Jamie si ribellerà, ti chiamerà lui.
Ancora no. Non può, ha solo sei anni. Forse quando ne avrà sedici. Ma non posso aspettare tutto quel tempo. Potrei essere già morta. Non posso perdermi questi anni con lui.
Perciò è la nostra ultima notte.
Sì.
Andarono al piano di sopra. A letto, al buio, parlarono ancora un po'. Addie piangeva. Lui la cinse con un braccio e la strinse a sé.
È stato bello, disse Louis. Hai cambiato molte cose nella mia vita. Te ne sono grato. Mi ha fatto piacere.