venerdì 31 gennaio 2025

PERCHÉ HAMAS PUÒ SPACCIARE ORRORE SENZA MAI TEMERE IL BIASIMO Di Filippo Piperno

 


PERCHÉ HAMAS PUÒ SPACCIARE ORRORE SENZA MAI TEMERE IL BIASIMO 

Di Filippo Piperno

Hamas lo sapeva già prima del 7 ottobre. Perché in fondo lo sapevamo e lo sappiamo tutti. Certo, la conferma dei fatti è andata al di là di ogni più rosea previsione. Ma Hamas sapeva che non è complicato attizzare l’odio per Israele nel mondo occidentale. Sapeva che l’odio per Israele è solo un corollario di quell’antisemitismo che continua a prosperare.

Un odio così viscerale che chiude gli occhi e tappa le bocche se neanche di fronte al massacro a sangue freddo dei suoi abitanti, Israele ha ricevuto una stilla di solidarietà e cordoglio. Perché per una vasta fetta di opinione pubblica occidentale Israele non dovrebbe neanche esistere. Israele è un’oscenità, è uno scandalo. Per costoro chi prova a cancellarlo dalle mappe ha una legittimazione morale prima ancora che giuridica.

La oramai celebre frase del segretario generale delle nazioni Unite António Manuel de Oliveira Guterres per il quale “il 7 ottobre non viene dal nulla” è pronunciata a pochi giorni dal massacro, ben prima che la guerra di Gaza entrasse nella sua fase più virulenta. Il che dimostra che esisteva già una “contestualizzazione” nei confronti dell’operato di tagliagole che avevano massacrato uomini, donne e bambini, strappandone altri dalle loro case e dai loro affetti per farne merce di scambio.

È una situazione di esplicita collusione morale con il terrorismo che non ha eguali. Il terrorismo si definisce tale non per la causa per cui combatte ma per come la combatte. Uccidere delle persone innocenti ed inermi è terrorismo anche qualora si simpatizzasse con una determinata causa. È un crimine abietto che non può essere contestualizzato come invece si è fatto per l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre (era già avvenuto con le Torri Gemelle, “gli americani se la sono cercata” dissero in molti).

Alla causa dei palestinesi, viceversa, tutto è concesso a tal punto che ciò che accade il 7 ottobre è stato totalmente rimosso. Il conflitto che oppone gli arabi agli israeliani da 80 anni si accende sui media e nella coscienza collettiva solo quando è Israele ad offendere. Il fatto che Israele offenda per difendersi o per rappresaglia o per rimuovere le minacce che lo affliggono dal primo giorno in cui è nato non è mai contemplato. Tutto il dolore del 7 ottobre, tutta la rabbia che ne è scaturita sono stati letteralmente cancellati e annichiliti dall’ennesima balla antisemita sul “genocidio dei palestinesi”.

C’è sempre una sproporzione nell’operato d’Israele che deriva dal peccato originale di cui abbiamo già detto: Israele non ha diritto di esistere perché ha rubato la terra ai suoi legittimi proprietari. Una tesi che non è interessante per quello che afferma nel merito ma per il fatto che venga puntualmente evocata solo per Israele.

È la pervicacia con cui qualcuno si esercita da quasi un secolo per cercare di delegittimare il diritto d’Israele ad esistere la vera spia di un accanimento che non ha eguali. Eppure, di casi di rivendicazioni e dispute territoriali, ce ne sarebbero a decine nel mondo. Ma nessuno ne parla e nessuno si scandalizza.

E neanche il fatto che la causa palestinese è da vent’anni gestita da un gruppo terroristico come Hamas (nonostante qualcuno provi ad interporre qualche acrobatico distinguo tra Hamas e il popolo palestinese, almeno quello che vive a Gaza) ha scalfito l’imperativo categorico del rifiuto preconcetto nei confronti delle ragioni d’Israele. Viene da pensare che se anche Belzebù attaccasse Israele diventerebbe un amico perché nemico del mio nemico.

Si rifletta sul fatto che l’unica opzione concreta che i paesi arabi e mussulmani hanno offerto ai loro “sodali” palestinesi è consistita nel fornire soldi e armi per distruggere Israele. Nessuno si è mai sognato di fare altro. I ricchi finanziatori dei palestinesi non hanno mai obiettato sul fatto che i loro soldi venissero destinati all’acquisto di armi e non magari a migliorare le condizioni di vita delle persone.

Sviluppo economico e welfare non sembrano essere abbastanza seducenti per questi incendiari integralisti religiosi. Dall’uscita di scena di Arafat, quella è rimasta l’unica vera opzione sul tavolo e quell’opzione si è sedimentata anche nella coscienza degli occidentali che hanno sposato, sic et simpliciter, la causa palestinese. Cosicché per qualcuno il 7 ottobre è stato un atto di “Resistenza”.

Con queste premesse non può destare meraviglia che l’ufficio stampa di Hamas non abbia avuto nessuna remora nello spacciare a tamburo battente fake news, alcune delle quali, talmente ridicole che non ci sarebbe neanche bisogno di smascherarle. A cominciare dalla balla del “genocidio”, furbissimo artifizio semantico che consente di liberare l’antisemita dal fastidioso fardello della Shoah: gli ebrei che subirono un genocidio oggi si sono trasformati a loro volta in genocidi. Uno a uno e palla al centro.

L’orribile sceneggiata che accompagna il rilascio degli ostaggi israeliani, messi alla gogna e alla mercé di una folla plaudente – che ci riporta ai trionfi di Roma con i nemici umiliati ed in catene (ma sono passati duemila anni) – è l’ennesima riprova che Hamas non teme alcun biasimo da parte dell’opinione pubblica mondiale.

Hamas oramai sa bene che può raccontare e fare tutto quello che vuole perché volenterose redazioni di ogni parte del mondo saranno sempre pronte a divulgare il verbo palestinese senza alcun ritegno per la verità dei fatti. Un ospedale di Gaza viene colpito da un missile che poi si scopre essere palestinese? È un missile israeliano, dice subito Hamas: “missile israeliano fa 500 morti in un ospedale palestinese” titolano subito diligentemente i media di tutto il mondo, americani compresi.

Se c’è di mezzo Israele e gli israeliani, prudenza, equidistanza e senso dell’orrore soccombono sempre e Hamas lo sa e lo ha sempre saputo. E lo sappiamo anche noi.