mercoledì 29 gennaio 2025

VERITÀ E POLITICA Anna Arendt



 VERITÀ E POLITICA

Anna Arendt 

"È forse proprio dell’essenza stessa della verità essere impotente e dell’essenza stessa del potere essere ingannevole? […] la verità impotente non è forse disprezzabile quanto il potere che non presta ascolto alla verità?" H. Arendt, Verità e politica, p. 30


Turlupinare è parola desueta ma efficacie se parliamo del potere che falsifica i fatti per turlupinarci. 

Fin dall’antichità la questione etica e sociale del dire il vero è emersa con chiarezza, in particolare con il concetto di parresia, che per i Greci indicava la virtù di dire tutta la verità, richiesta soprattutto a chi esercita il potere politico e quello giudiziario.

Sono i fatti, come sostiene la Arendt, che sono più vulnerabili rispetto alla verità, perché se si negano i fatti, «nessuno sforzo razionale li potrà più riportare». Sono i fatti quelli che maggiormente vengono fatti oggetto di falsificazione da parte di chi ha potere, dato che sono proprio i fatti quelli che costituiscono il tessuto stesso dell'agire. Per questo «le probabilità che la verità di fatto sopravviva all'assalto del potere sono veramente pochissime; essa rischia sempre di essere bandita dal mondo, non solo temporaneamente, ma potenzialmente per sempre» Anna Arendt "Verità e politica" A cura di V. Sorrentino, Bollati Boringhieri, Torino 1995, pag 35.

Nell’usare il termine verità la Arendt non intende né la verità ontologica, né la verità come presupposto implicito di ogni azione, dunque la verità pratica: il riferimento è chiaramente alla verità nel senso del dire la verità. Ella infatti afferma, come già aveva fatto Koyré, (A. Koyré, Sulla menzogna politica, Lindau, Torino 2010.) che il conflitto tra verità e potere non scaturisce dal negare che si dia una verità: piuttosto, presuppone che la verità ci sia, ma che la decisione se occultarla, manipolarla o riscriverla costituisca parte integrante dell’esercizio del potere. Il problema cruciale del rapporto tra potere e verità, insomma, riguarda la veridicità: chi ha potere si trova di fronte al dilemma se dire o non dire la verità, o anche se attestare o confutare i fatti, tramite la propria azione.

Possiamo osservare che ciò ha innumerevoli applicazioni: non solo il politico ha il potere di decidere se ammettere il fallimento rispetto a quanto promesso agli elettori, o celarlo riportando statistiche addomesticate per non perdere i privilegi acquisiti; ma anche il medico può ammettere di aver sbagliato diagnosi, oppure ostinarsi a riconfermare la stessa terapia, nella speranza che nessuno scoprirà l’errore; il docente ha la facoltà di decidere se insegnare onestamente la propria materia o trasmetterla in modo unilaterale, così da adattarla a una certa visione ideologica; lo studente ha il potere di imparare quanto prescritto dall’insegnante, o fingere di aver studiato, copiando all’esame.