mercoledì 23 novembre 2016



RICORDI. Mio padre(2): E si levò il cappello..
Non ricordo di essermi mai seduto da solo con mio padre a parlare. Era di poche parole. Il tema rapporto con i figli era delegato a mia madre. Le parole che ricordo sono : " Paulin, 'o taca' al caval, dai che a go da da' l'aqua a la vida" (Paolino, ho attaccato il cavallo, dai vieni che devo dare il pesticida alla vite). Quella mattina come sempre andammo per "dar l'aqua a la vida", io ero seduto dietro il sedere del cavallo sulla stanga di sinistra, della botte del veleno, mentre mio padre teneva lo spruzzo per irrorare la vite. Il mio ruolo era far fare due metri al cavallo e poi fermarmi per dar tempo al papa' di irrorare. Ma io nell'attesa mi guardavo intorno e fantasticavo sul volo delle farfalle nel prato, sul leprotto che scappava al rumore, sui contadini che lontano "si davano la voce". Cosi' quella mattina il cavallo, probabilmente disturbato dalle mosche, fece uno scatto in avanti e trascino' mio padre che non aveva finito quel tratto. Disse, senza alzare la voce, "Oh vacca...", si levo' dalla testa il cappello, lo butto' per terra, lo schiacciò con rabbia tre volte, destro sinistro destro, lo raccolse, se lo rimise in testa, e mi disse "tiral in dre' " (fai arretrare il cavallo)'. La crisi era superata.

A mi padre
Pedro Garfias
¿Por qué no hablamos nunca, largamente,
tú y yo padre, cuando esto era posible,
como dos hombres, como dos amigos
o dos desconocidos que se encuentran
en el camino y echan un cigarrillo
y se sientan al borde de la vida
mirando pasar la tarde y el camino
y hablan, hablan y callan, pausas de humo,
miradas vagas, las palabras caen
y se quedan flotando en el silencio,
a veces dicen su verdad primera,
el origen, la fuente, y se desnudan,
las palabras desnudas amanecen,
por qué no hablamos nunca, solos, largo?...
Ver métrica de este poema