giovedì 13 settembre 2018

GUIDO CERONETTI
Da "Sono fragile e sparo poesia"
Einaudi
[...] La morte viene e getta la sua rete 
E l’uomo si dimena, grida ho sete.[...]

Esili giorni dell’oscurità 
E il disastro degli esseri attraente 
Della carne estenuata l’eco e il timbro 
Tra le rovine sue risuscitando
Che una poesia di amante li raccolga 
Lettrice dei bei segni desolati 
Quanti ne fai coltello del miracolo 
Dei contatti infiniti tra miserie
Da gola rotta esce la pietà 
E scruta le macerie fulminate 
Della luce negli occhi delicati 
E il suo torm ento tra le mani cieche
Le troppe mani che in solitudini 
Parricide incarnate trepidano 
E i visi enormi d ’uomo e di materia 
Sfigurata che vivono nell’uomo
Che una poesia capace li raccolga 
Sulla lingua della sua lacrima
Come un uscio che aspetti e fuori è il male 
Q uest’uomo vedi e le staccate mani 
Il torm ento vitale senza fine 
E un odore di vita vesperale 
E il suo languore di vuoto intestino 
Stringere e a piedi e a visi s’attaccare 
E una lampada messa sul malore 
Notturno le miserie senza nome 
Tra i segni della camera evocate 
Torcere arroventare dilatare
Lividezza di grazia lapidata 
E dappertutto nel Pin immaginata 
Violenza dei misteri delle vite 
E la canaglia umana sui teatri 
Del suo a stragi di rovine darsi 
Emette una colomba senza ali
Un bagno vivo di vita distrutta 
Una miseria su tutte affacciata 
Risposte oscure di vita scavata 
Di male proprio nel male di tutti
Viso illunato in un velo sanguato 
Stringendosi alla bocca di ogni buio 
La luce dentro i corpi torturata 
Disegna un malinconico bel viso
Col lungo sangue della sua ferita 
E tu eri il suo rantolo infinito 
Un gesto oscuro e vago della vita
La tortura di essere la vita 
In una carne breve e sciagurata
Tutto il diabolico viso velato 
In una camera senza uscita 
E i testimoni delle solitudini 
Gli occhi di tutto avulsi e sanguinosi 
E le vesti sporcate e senza vita 
Di qualche gesto di panico umano 
Eccoli grande muta testa farsi 
Il viso triste che patisce sparso
Tra i sigilli e gli arcani dolorosi 
Col suo sangue alla bocca sempre nuovo 
Per rovesciarlo in quei silenzi un uomo 
Vedi da inutile zelo prostrato;
Dentro il cuore vivente delle ciglia 
Quasi svanite leggono labbra 
Quel che di cielo vero è fuggito,
E il loro tendere parola muta 
Tanto è d ’abisso pensiero e grido 
Che un diverso ne vedi corpo uscire
Tra le ali buie del contatto umano 
Il tuo letto d ’amore e di tortura 
Si disfà si rifà sotto la luna 
E il curvo ho sete del piantato umano 
Grida le offese a tutto del disumano
Tu che vortichi vortichi sul piano
Ahi come dentro a con quanto dolore
La luce sfanga nel segreto umano
Vieni al mio espiante anelito creatura o creatura
Vieni inginocchiati al mio tormento umano2
Ahi lo straziato corpo della vita 
Nella notte che piange i morti figli 
Batte alla porta e casca senza vita.
Io ti rivelo il mio viso atterrito:
Sul mio letto è quel corpo singhiozzato 
Tutto piagato dal male infinito.
E come baci nel gelo persi
Piango ogni vita in questi segni impressa
I mari ventrali e le croci dorsali.
[...]