Da "Sono fragile e sparo poesia"
Einaudi
[...] La morte viene e getta la sua rete
E l’uomo si dimena, grida ho sete.[...]
Esili giorni dell’oscurità
E il disastro degli esseri attraente
Della carne estenuata l’eco e il timbro
Tra le rovine sue risuscitando
Che una poesia di amante li raccolga
Lettrice dei bei segni desolati
Quanti ne fai coltello del miracolo
Dei contatti infiniti tra miserie
Da gola rotta esce la pietà
E scruta le macerie fulminate
Della luce negli occhi delicati
E il suo torm ento tra le mani cieche
Le troppe mani che in solitudini
Parricide incarnate trepidano
E i visi enormi d ’uomo e di materia
Sfigurata che vivono nell’uomo
Che una poesia capace li raccolga
Sulla lingua della sua lacrima
Come un uscio che aspetti e fuori è il male
Q uest’uomo vedi e le staccate mani
Il torm ento vitale senza fine
E un odore di vita vesperale
E il suo languore di vuoto intestino
Stringere e a piedi e a visi s’attaccare
E una lampada messa sul malore
Notturno le miserie senza nome
Tra i segni della camera evocate
Torcere arroventare dilatare
Lividezza di grazia lapidata
E dappertutto nel Pin immaginata
Violenza dei misteri delle vite
E la canaglia umana sui teatri
Del suo a stragi di rovine darsi
Emette una colomba senza ali
Un bagno vivo di vita distrutta
Una miseria su tutte affacciata
Risposte oscure di vita scavata
Di male proprio nel male di tutti
Viso illunato in un velo sanguato
Stringendosi alla bocca di ogni buio
La luce dentro i corpi torturata
Disegna un malinconico bel viso
Col lungo sangue della sua ferita
E tu eri il suo rantolo infinito
Un gesto oscuro e vago della vita
La tortura di essere la vita
In una carne breve e sciagurata
Tutto il diabolico viso velato
In una camera senza uscita
E i testimoni delle solitudini
Gli occhi di tutto avulsi e sanguinosi
E le vesti sporcate e senza vita
Di qualche gesto di panico umano
Eccoli grande muta testa farsi
Il viso triste che patisce sparso
Tra i sigilli e gli arcani dolorosi
Col suo sangue alla bocca sempre nuovo
Per rovesciarlo in quei silenzi un uomo
Vedi da inutile zelo prostrato;
Dentro il cuore vivente delle ciglia
Quasi svanite leggono labbra
Quel che di cielo vero è fuggito,
E il loro tendere parola muta
Tanto è d ’abisso pensiero e grido
Che un diverso ne vedi corpo uscire
Tra le ali buie del contatto umano
Il tuo letto d ’amore e di tortura
Si disfà si rifà sotto la luna
E il curvo ho sete del piantato umano
Grida le offese a tutto del disumano
Tu che vortichi vortichi sul piano
Ahi come dentro a con quanto dolore
La luce sfanga nel segreto umano
Vieni al mio espiante anelito creatura o creatura
Vieni inginocchiati al mio tormento umano2
Ahi lo straziato corpo della vita
Nella notte che piange i morti figli
Batte alla porta e casca senza vita.
Io ti rivelo il mio viso atterrito:
Sul mio letto è quel corpo singhiozzato
Tutto piagato dal male infinito.
E come baci nel gelo persi
Piango ogni vita in questi segni impressa
I mari ventrali e le croci dorsali.
[...]