SONO FRAGILE SPARO POESIA
Guido Ceronetti
[...] La morte viene e getta la sua rete
E l’uomo si dimena, grida ho sete.[...]
I
Esili giorni dell'oscurità
E il disastro degli esseri attraente
Della carne estenuata l'eco e il timbro
Tra le rovine sue risuscitando
Che una poesia di amante li raccolga
Lettrice dei bei segni desolati Quanti ne fai coltello del miracolo Dei contatti infiniti tra miserie
Da gola rotta esce la pietà
E scruta le macerie fulminate
Della luce negli occhi delicati
E il suo tormento tra le mani cieche
Le troppe mani che in solitudini Parricide incarnate trepidano
E i visi enormi d'uomo e di materia Sfigurata che vivono nell'uomo
Che una poesia capace li raccolga Sulla lingua della sua lacrima
2
Come un uscio che aspetti e fuori è il male
Quest'uomo vedi e le staccate mani Il tormento vitale senza fine
E un odore di vita vesperale
E il suo languore di vuoto intestino Stringere e a piedi e a visi s'attaccare
E una lampada messa sul malore Notturno le miserie senza nome
Tra i segni della camera evocate Torcere arroventare dilatare
Lividezza di grazia lapidata
E dappertutto nell'inimmaginata Violenza dei misteri delle vite
E la canaglia umana sui teatri
Del suo a stragi di rovine darsi Emette una colomba senza ali
Un bagno vivo di vita distrutta
Una miseria su tutte affacciata Risposte oscure di vita scavata
Di male proprio nel male di tutti
Viso illunato in un velo sanguato Stringendosi alla bocca di ogni buio La luce dentro i corpi torturata Disegna un malinconico bel viso' Col lungo sangue della sua ferita
E tu eri il suo rantolo infinito
Un gesto oscuro e vago della vita
La tortura di essere la vita
In una carne breve e sciagurata