venerdì 2 dicembre 2016





RICORDI. S-ciancol

Ormai con la famiglia ci si vede tre volte all'anno. Gli appuntamenti fissi sono Natale, Pasqua, e per la festa del nedar (anatra) inizio ottobre. Grandi mangiate con fratelli, nipoti, cugini: oltre una ventina che arrivano nella casa paterna dove è rimasta solo una nipote e la sua mamma, moglie di Rico. Ma non è solo questo il rito. Dopo mangiato e dopo aver fatto una gita nella campagna, si torna e qualcuno di noi grida la parola fatidica: "S-ciancol!". Le donne in genere vanno in casa e i ragazzi più o meno maturi iniziano il torneo.
Lo S-ciancol: in dialetto mantovano e' il nome del gioco Lippa . Il gioco della “lippa” consiste nel far saltare un pezzo di legno appuntito alle sue due estremità, battendolo con un bastone e percuo­tendolo poi in volo per mandarlo il più lontano possibile. Ha fasi e regole che lo fanno considerare precursore del baseball: la base, il lancio, la presa, giocatore in difesa e in attacco, perdita della base....Da dove deriva il nome?: Il nome sembra derivare da “halip” dal caldeo e significa “lancio, getto”. L'origine orientale e' rafforzata dal fatto che il gioco e' ancora diffusissimo in India (chiamato gillidanda).
Ha origini antiche: al Petrie Museum di Londra (museo di archeologia egizia), tra i tantissimi reperti sono conservati dei bastoncini di legno, alcuni dei quali appuntiti alle estremità e catalogate come lippe. Da questa testimonianza potremmo collocare la sua lontana origine a circa 3500 anni fa. Ma poi troviamo tracce in pitture all'interno di tombe etrusche e romane.
Lo troviamo ianche nel cinema: ricordiamo: "Guardie e ladri", con Totò e A. Fabrizi (IT. 1950), "I soliti ignoti" con Totò, M. Mastroianni, V. Gasman (IT. 1958), "Stanlio ed Onlio nel paese della meraviglie" (USA 1934), "Altrimenti ci arrabbiamo" con Bud Spencer e Terence Hill (USA 1974)
Lo troviamo in letteratura: ne parla John Steinbeck in La valle dell'Eden, a pag 33 Edizione Mondadori (*)
(*) "L'affetto tra i ragazzi era cresciuto con gli anni. Può darsi che il sentimento di Charles fosse in parte disprezzo, comunque era un disprezzo protettivo. Una sera i ragazzi giocavano nel cortile a "peewee", un gioco nuovo per loro. Si metteva per terra un bastoncino appuntito e poi lo si colpiva vicino alla punta con una mazza. Il bastoncino volava per l'aria e poi con un altro colpo lo si faceva volare il più lontano possibile.
Adam non valeva molto, per i giochi. Ma a quel gioco lì, per qualche fortunato caso di occhio e di tempismo, batté il fratello. Per quattro volte fece volare il bastoncino più lontano di Charles. Fu una nuova esperienza per lui, e si sentì talmente inebriato da non avvertire lo stato d'animo del fratello, cosa di cui solitamente si preoccupava. La quinta volta che batté il bastoncino, questo volò via lontano ronzando come un'ape. Si voltò tutto contento verso Charles e agghiacciò a un tratto. L'odio che gli si leggeva in volto lo aveva spaventato. -Forse è stato solo un caso disse barbugliando; -scommetto che non ce la faccio una seconda volta."