A MAZZI DI ASPARAGI
“Narrate, uomini, la vostra storia.” Alberto Savinio
“Le guglie del Duomo, che l’aurora sbiancava già vestita del manto dell’Italia, sorgevano a mazzi d’asparagi nel cielo di Milano. All’imbocco della Corsia dei Servi, intorno ai fuochi di un piccolo bivacco, i meneghini più mattinieri sorbivano in fretta el caffè del geneucc, che si beve in piedi poggiando tra un sorso e l’altro la chicchera sul ginocchio. Gli spazzitt trascinavano la ramazza sul selciato, i lattée andavano di porta in porta a distribuire il latte. D’un tratto, al secondo piano di una modesta casa di piazza San Giovanni in Conca, il primo grido echeggiò di colui che tanti di poi ne doveva lanciare.
Era il 6 dicembre 1842.
Francesco Baffo Cavallotti, quando gli presentarono il neonato in aspetto e colore di cotechino, capì che l’onore era salvo di una famiglia che discendeva da illustri antenati veneti, iscritti nel Libro d’Oro della Serenissima, proprietari nell’Arzanà de’ Veneziani di gondole e case. Fatto questo riconoscimento, Baffo Cavallotti giurò di insegnare al piccino il tedesco, perché Baffo, nato da un capitano di Napoleone, scolaro di Silvio Pellico, allievo del collegio militare di San Luca, cadetto nel reggimento austriaco Bellegarde, impiegato al Censo e studioso delle severe discipline filologiche, era versatissimo nella lingua e letteratura tedesche. Nel fondo del letto matrimoniale, svuotata come la cornamusa che ha terminato di sonare, Vittoria Gaudi in Baffo Cavallotti sentiva oscuramenteche il suo travaglio notturno aveva dato al mondo un poeta. Come foglioline secche, le sue labbra sorridevano ai fiocchi bianchi che scendevano a frangia dietro la finestra.[...]"