giovedì 21 marzo 2024

UN'AGROCHIMICA ROVESCIATA di Paolo Bolzani

 



UN'AGROCHIMICA ROVESCIATA

di Paolo Bolzani

Estrattto dalla rivista SAPERE dicembre 1979

L'industria chimica e le sue contraddizioni

Infestazioni e concimazioni

L'inquinamento dei fertilizzanti e dei pesticidi


Obiettivo di questa nota è di contribuire alla analisi del ruolo che svolge l'industria fornitrice dei mezzi di produzione sulle trasformazioni strutturali in agricoltura e quindi sulla capacità del settore agricolo di assolvere al compito duplice di soddisfaacimento dei bisogni alimentari e di conservazione delle condizioni di produttività del suolo. Il problema economico e sociale del crescente ricorso al mercato di importazione per soddisfare la domanda di beni alimentari rende particolarmente urgente un intervento di trasformazione strutturale che deve interessare i settori a monte che determinano con le politiche industriali le condizioni produttive in termini tecnologia e di livelli di produttività.

Da questo punto di vista è necessario chiarire in che modo la politica di profitto dell'industria fornitrice dei mezzi di produzione, in particolare dell'industria chimica, ha influenzato la trasformazione capitalistica della agricoltura nella direzione dualistica, favorendo il processo di concentrazione, mọdificando il modo di produzione e accrescendo il divario fra azienda agraria capitalistica e azienda contadina.


Progresso tecnologico o « ritorno alla natura »?

Riguardo al rapporto chimica-agricoltura e, più in generale, industria-agricoltura, esistono attualmente diverse posizioni che possiamo ricondurre schematicamente a due: da una parte quelli che assumono un atteggiamento, di fatto acritico, nei confronti delle scelte dell'industria chimica, come in generale dellindustria che produce mezzi di produzione, per cui il problema agro-industriale riguarderebbe principalmente la fase di produzione-trasformazione dei prodotti agricoli e non anche l'indírizzo delle industrie che producono mezzi e modi di produzioní agrari; dall'altra chi, a partire da una posizione critica, arriva a proposte di abolizione dell'impiego dei prodotti chimici in agricoltura, per un irrealistico « ritorno alla natura >.

A noi sembra, e cercheremo di fornire elementi in questa direzione, cheentrambe queste posizioni non siano accettabili se si parte dalla necessità di uno sviluppo dell'agricoltura che renda questo settore capace di soddisfare i bisogni generali. La nostra posizione è che il tipo di tecnologia fornito in prevalenza dall'industria chimica generi importanti contraddizioni che hanno un costo sociale diretto (sull'agricoltura in relazione al problema agroalimentare) e indiretto (per gli effetti ambientali) non sostenibile; inoltre ci sembra che, senza un cambiamento radicale di orientamento di strategia industriale, alla base della quale un ruolo determinante avrà la strategia di ricerca, le contraddizioni, oggi operanti, porterannoa una sempre maggiore incapacità dell'agricoltura nel dare una risposta ai.bisogni dell'umanità, con un crescente degrado ambientale. Da questo punto di vista gli aspetti importanti della strategia chimica verso l'agricoltura ci sembrano essere: 1) l'orientamento prevalente a fornire mezzi e modi di produzione in funzione del risparmio di forza lavoro; 2) specializzazione sui prodotti che rispondono meglio alle esigenze della azienda capitalistica medio-grande ad orientamento monocolturale; 3) forzatura.della domanda dei prodotti chimici più che ricerca di prodotti rispondenti a.tecnologie più « produttive » non solo nell'immediato ma anche in prospettiva (salvaguardia delle condizioni produttive).

Dal punto di vista della fertilizzazione del suolo la questione agroindustriale.può essere vista nel modo seguente:

-i concimi organici (letame etc.).non possono essere prodotti in quantità tali da soddisfare la concimazione secondo la necessità della produzione alimentare;

-i concimi chimici hanno permesso di aumentare in modo rilevante la produzione agricola, correggendo in positivo la fertilità dei terreni e contribuendo a mantenerla.

Mentre da una parte si può dire che i concimi chimici non sono di per sé dannosi, dall'altra guardando alla politica industriale, e quindi direttamente al modo di trarre profitto in questo settore, si sono avuti conseguenze negative che possono ricondursi sostanzialmente a due orientamenti: 

- uso esclusivo di concimazione chimica che va di pari passo con l'allargamento delle monocolture delle grandi aziende capitalistiche, ma che si è esteso anche alle aziende contadine con uno effetto di medio termine di impoverimento del suolo per carenza di sostanza organica e con un conseguente calo di fertilità:

- uso distorto derivante a sua volta da due cause prevalenti, che incidono particolarmente sulle aziende medio piccole che sono: da una parte una carenza conoscitiva di chi impiega il concime chimico riguardante la natura del terreno, le necessità nutritive della pianta e la conseguente composizione e modo di concimazione; dall'altra un ruolo attivo dell'industria chimica e dei suoi canali di distribuzione, che tende a vendere prodotti in relazione alle possibilità di profitto più che alle effettive. necessità collegate alle diverse condizioni dei terreni e delle coltivazioni. L'uso esclusivo della concimazione chimica è un portato di una trasformazione dei piani colturali aziendali (in direzione intensiva monocolturale) che ha comportato, in base ad una logica capitalistica rivolta al profitto di breve termine, l'abbandono di pratiche come la rotazione e la concimazione organica legata all'allevamento del bestiame. L'effetto depressivo sulla fertilità a lungo termine conseguente di queste pratiche deriva da due fattori: in primo luogo per la riduzione della sostanza organica che comporta una riduzione di fertilità per degradazione chimico-fisica e microbiologica, minor capacità di scambio, minor capacità del terreno di trattenere acqua; in secondo luogo l'intensità di impiego del concime chimico accentua gli effetti che dipendono dalla natura chimica del concime, prevalentemente in modifiche della reazione acida/basica, introduzione di minerali tossici per le piante (ad esempio cloruro di potassio per la vite e per il tabacco).

Oltre a questo, l'attuale orientamento ⁸allo sviluppo dei fertilizzanti complessi risponde a un processo di espulsione massima della forza lavoro con cui si manifesta la trasformazione capitalistica nelle campagne.

Concimi e pasticidi: vantaggi per chi?

Attraverso i concimi complessi l'industria chimica offre infatti l'opportunità della concimazione a « turno unico » all'inizio del ciclo vegetativo (prima della semina per le erbacee e in primavera per le arboree) in quanto si tratta di prodotti granulari a cessione lenta che vengono assimilati gradualmente dalle piante. Il vantaggio che l'industria chimica ne trae, traducibile in svantaggio per l'agriccltura, è in maggior prezzo dell'unità fertilizzante contenuta nella formulazione che si combina anche con un maggior consumo. E' infatti provato che: i rapporti tra azoto, fosforo e potassio delle diverse formulazioni non rispecchiano le proporzioni delle necessità nutritive; per quanto sia graduale la cessione degli elementi nutritivi esiste una dispersione nel terreno nel tempo  un conseguente spreco (questo vale in modo particolare per l'azoto facilmente dilavabile); la forzatura operata dai produttori di concimi sui composti che contengono dosi elevate di azotati, non tiene conto che lo sviluppo del catione NH4+ (che è una delle forme di azoto presenti nel concime) di fatto ostacola l'assorbimento del potassio, rendendolo in parte non utilizzabile dalla pianta. All'interno della politica industriale dei concimi complessi l'industria italiana si distingue sulla promozione dei consumi di prodotti partlcolarmente poveri, e comunque non corrispondenti alle esigenze agronomiche. L'attuale sistema di lotta chimica contro i parassiti sviluppa contraddizioni difficilmente eliminabili dati gli attuali criteri di ricerca e di politica industriale. La prima contraddizione che mettiamno in evidenza è connessa al rapporto fra uso intensivo dei prodotti chimici e sviluppo delle infestazioni causate dallo squilibrio biologico che «questa» chímica tende ad intensificare. Fra i principali fattori che influiscono sullo sviluppo delle infestazioni vi è sia la concimazione che i trattamenti antiparassitari. Soprattutto nel caso della concimazione va rilevato che un apporto abbondante di azoto esercita un effetto stimolante sulle infestazioni da ragnetto rosso, al contrario l'apporto di potassio svolge.un'azione antagonista alle infestazioni.

I pesticidi, oltre ad esercitare I'azione specifica per cui sono somministrati agiscono allo stesso tempo in direzione di uno sviluppo delle infestazioni in vari modi: distruzione degli insetti ausiliari (predatori di insetti fitofagi), selezione di specie resistenti ai pesticidi, e, secondo la teoria trofica, a causa di alterazioni dei succhi cellulari le piante diventano più attaccabili dalle malattie (ad esempio modificazione del rapporto fra azoto/idrati di carbonio ). Tale situazione, da un punto di vista di politica di profitto per le industrie produttrici di pesticidi, in realtà è una opportunità, perché queste contraddizioni, creando infestazioni o peggiorandole, aumentano le necessità di consumo con una combinazione di prodotti che può riprodursi quasi all'infinito.

La moltiplicazione dei composti a formula diversa rappresenta non solo un tentativo di risposta alle esigenze delle pratiche agronomiche ma anche un modo per creare nuove occasioni di profitto combinando principi attivi diversi che inducono continui cambiamenti nella utilizzazione in risposta all'aggravarsi delle infestazioni. E' da queste considerazioni che si puờ meglio comprendere il perché dell'esistenza in Italia di circa ottanta aziende che distribuiscono prodotti con un ventaglio di tipi che raggiunge il numero di 4600, recentemente censiti !

Non è possibile sostenere che l'esigenza di corrette pratiche colturali in funzione, oltre che alla qualità e quantià del prodotto, del mantenimento della fertilità del terreno, dell'equilibrio biologico della salvaguardia ecologica per I'ambiente e per l'uomo, rientri come fattore prevalente nelle scelte dell'industria che fa profitti sulla agricoltura.

L'industria italiana è infatti una industria formulatrice di principi attivi «maturi» prodotti anche in Italia, e «nuovi» prevalentemente principi attivi di importazione: circa il 50% delle materie prime impiegate sono di importazione, La prevalenza dell'intervento in Italía delle multinazionali chimiche (11 aziende sulle prime 20 più importanti) non solo rende difficile un orientamento alternativo della ricerca, ma anche ta spesso dell'Italia il terreno di sperimentazione di preparati i cui effetti tossici non sono ancora verificati o sono soggetti a norme restrittive in altri paesi.


 Pesticidi e inguinamento

I pesticidi sono tossici in due modi: diretto, attraverso ingestione, contatto e inalazione; indiretto, per accumulo mediante la metabolizzazione negli organismi viventi o a seguito di una degradazione nell'ambiente (aria, acqua, terreno). I pesticidi possono essere ad alta, media, bassa tossicità (vedi tabella 1) e ad ogni livello si possono avere due situazioni, che incidono diversamente come fattori di inquinamento: composti facilmente metabolizzabili o degradabili e quindi non persistenti come tali; composti scarsamente o per niente metabolizzabili o degradabili e quindi tendenti ad accumularsi nell'organismo o nell'ambiente e, da questo, mediante riciclo nella catena alimentare, di nuovo negli organismi, fino ad arrivare all'uomo

Alcuni esempi permettono di chiarire lo spettro di azione inquinante dei pesticidi.. Per quanto riguarda l'inquinamento dell'aria, la tossicità agisce soprattutto in fase di produzione e riguarda sia i lavoratori addetti alle lavorazioni sia gli scarichi esterni nell'atmosfera intorno alla fabbrica: questo è un problema comune a molte produzioni chimiche ma diventa particolarmente grave se si tratta di fabbriche di veleni: accenno solo alla vicenda di Seveso, dove veniva prodotto il triclorofenolo, composto di base per il diserbante 2, 4, 5 T.

L'inquinamento delle acque avviene in due modi prevalenti: attraverso l'azione diretta di trattamento delle acque ad esemnpio contro le larve di zanzare e contro le infetazioni acquatiche; indirettamente attraverso percolazioni o.dilavamento verticale del terreno fino al raggiungimento delle falde freatiche. Dove comunque avviene l azione più importante di inquinamento da parte dei pesticidi è sul suolo, dove vengono dispersi nelle diverse formne di lotta (insetticidi, erbicidi, anticrittogamici, rodenticidi ecc.). I risultati della lotta antiparassitaria sono innanzitutto dipendenti dalla globalità delle scelte colturali. Questo significa che occorre partire dalla necessità di riconoscere le interdipendenze fra i diversi lavori agricoli e le relative conseguenze per poter misurare i risultati attesi dalla lotta antiparassitaria. In altri termini le considerazioni fatte fin'ora permettono di affermare che la conoscenza della biologia dei Parassiti e dei presidi sanitari non sono i soli fattori della lotta antiparassitaria. Con numerosi esempi abbiamo evidenziato che la lotta chimica anche a partire dalla miglior conoscenza dei prodotti della loro selettività, e modalità di impiego se attuata in modo indiscriminato per un dato parassita, si ritorce contro l'agricoltore per il disturbo all'equilibrio biologico fra i parassiti e per gli effetti di inquinamento.

Da questo punto di vista « lotta integrata » significa operare per evitare un danno economico attraverso appropriate tecniche agronomiche, riducendo al minimo gli interventi della chimica, sfruttando anche il ruolo dei predatori e dei parassiti naturali. Fanno quindi parte della « lotta integrata » la tecnologia agronomica, l'intervento chimico e la lotta biologica.

La protezione della produzione a nostro avviso deve tener conto di questi fatti: il problema non si pone in termini di eliminazione totale della malattia così come viene presentata dalla promozione dell'industria che punta al massimo consumo dei prodotti chimici, ma nel senso di tenere le popolazioni di fitofagi e le malattie fungine al di sotto della soglia di tolleranza tale da assicurare le migliori condizioni di produzione; della necessità della ricerca genetica per selezionare le cultivar più resistenti alle malattie (ricerca agronomica);- della opportunità di integrare la lotta biologica con la lotta chimica (vantaggi ecologici oltre che economici).

La difesa delle produzioni dai parassiti richiede che si parta da una. impostazione della ricerca che tenga conto innanzitutto della necessità di difendere non solo le produzioni ma anche le condizioni di fertilità e le condizioni ambientali, non portando a valle l'inquinamento che si accumula fino ad arrivare all'alimento umano.

Questo significa basare la fitoiatria innanzitutto sui presupposti fondamentali della entomologia agraria e della zoologia per lo studio degli insetti e dei parassiti animali: da questo punto di vista la lotta basata su preparati sempre più selettivi e di apparente efficacia fin'ora ha dimostrato solo che.la « tecnologia chimica » cosi come è stata pensata richiede una radicale riconversione; la lotta come « veleno che uccide il parassita » sembra dimostrare un grave limite se non si combina con tecnologie agronomiche e di lotta biologica di altro tipo. Da questo punto di vista la chimica può diventare efficace e ridurre i danni collaterali, fra i quali vi è anche la creazione di condizioni di sviluppo dei parassiti che si vuol combattere, se trova nella patologia vegetale e nella ricerca botanica nuovi criteri biotossici nei riguardi dei parassiti.

Questo significa ad esempio andare nella direzione, nel caso degli insetticidi, di prodotti che agiscono in modo diverso sui meccanismi fisiologici dell'insetto: è il caso della ricerca 

SAPERE - DICEMBRE 1979 - PAG. 33 

sugli ormoni che agiscono sulla metamorfosi o come attrattivi sessuali,

Ma significa anche recuperare eventualmente attraverso la produzione di preparati di sintesi, il valore dei tradizionali pesticidi di origine naturale: è il caso delle piretrine che possono essere riprodotte attraverso sintesi (piretroidi) migliorandone l'efficacia senza peggiorare le caratteristiche che nel caso del prodotto di origine naturale ne fanno un composto a bassa tossicità per gli animali e per l'uomo.

A partire da questa impostazione possiamo indicare alcuni temi concreti che ci sembrano di una certa rilevanza per rovesciare il metodo di difesa della produzione agricola e di conseguenza per cambiare anche gli indirizzi prevalenti dell'industria chimica.

Pesticidi di terza generazione: il caso degli insetticidi - La lotta con prodotti chimici di sintesi che agiscono sui meccanismi fisiologici esclusivi degli insetti, come la metamorfosi e gli sviluppo sensoriali, è un indirizzo abbastanza recente che sta già producendo risultati a livello industriale in due direzioni: juvenoidi e attrattivi sessuali o ferormoni.

Gli juvenoidi prodotti per sintesi comprendono ormoni che agiscono non solo sulla muta e metamorfosi ma anche come regolatori dello sviluppo. 

I ferormoni vengono impiegati per di-sturbare la riproduzione o catturare in massa gli insetti utilizzando la loro caratteristica di attrattori sessuali.

Vi sono preparati in commercio contro le tignole della vite e dell'uva, contro la carpocapsa pomonella (farfalla la cui larva attacca l'interno delle pere e delle mele facendole cadere), o contro i limantridi (larve che attaccono diverse piante latifoglie forestali).

Recupero dei prodotti tradizionali: il caso degli ossicloruri. Gli ossicloruri di rame che per anni hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta contro talune malattie (peronospera, bolla, cercospora etc.) sono stati in gran parte sostituiti nella pratica agraria dai prodotti acuprici risultato delle più recenti ricerche « selettive » dell'industria chimica. I vantaggi dei tradizionali prodotti cupríci infatti sono sia lo spettro di azione (nella vite agiscono contro la peronospera ma anche contro l'oidio e la botrite), sia la inoffensività nei confronti di acari (triflodromi) predatori di ragnetti rossi e gialli gialli polifagi.

Lo stesso vale per la lotta contro l'oidio nelle pomacee, dove con i preparati specifici anticchiolatura si sono abbandonati i tradizionali composti di zolfo, che permettevano assieme a una difesa contro l'oidio, anche una discreta difesa antiticchiolatura.

Lotta biologica: uso degli insetti ausiliari. La ricerca entomologica e fitoiatrica permette di individuare delle opportunità di lotta biologica che, anche se puờ solo essere integrativa di quella chimica, può dare importanti risultati di produttività. Un esempio importante in questa direzione è la lotta agli insetti fitofagi attraverso loro nemici parassiti o predatori. Questo tipo di lotta potrebbe essere particolarmente efficace contro due importanti insetti dannosi per le piante: gli acari e la psilla, verso i quali, peraltro, la lotta chimica fin'ora non ha dato soddisfacenti risultati.

Un orientamento di ricerca per il potenziamento della lotta attraverso gli insetti ausiliari che attaccano quelli dannosi alla pianta, signifca adottare due tipi di orientamento: potenzianmento della ricerca pubblica sulla « lotta guidata » che integri lotta chimica e lotta biologica; assistenza tecnica sganciata dagli interessi dell'industria chimica che vede messi al bando prodotti su cui oggi si sviluppa l'al'attività su questo terreno ad esempio è impegnata la Regione Emilia Romagna in collaborazione con gli Istituti di Entomologia della Università di Bologna e Piacenza. Le esperienze fatte hanno portato ad esempio ad importanti risultati che confermano le contraddizioni dei trattamenti chimici in due direzioni: effetto di moltiplicazione degli insetti nocivi, e inoltre distruzione degli insetti ausiliari. Alcuni esempi bastino per dimostrare quanto richiamato: la lotta eseguita con Metomil contro due tipi di insetti (Cemiosto-

ma e Litocolletis) provoca la pullulazione di un'altra famiglia particolarmente distruttiva qual'è quella degli acari; come conseguenza anche della distruzione operata dal Metomil ( un carbammato) di due predatori del Ragnetto Rosso (acaro) quali lo Stethorus e i Fitoscidi.

Questo da un punto di vista di ricerca di prodotti chimici, significa che i pesticidi dovrebbero essere selettivi nei confronti degli insetti; in secondo luogo che gli insetticidi vanno usati nei momenti di necessità grave perché il rischio è di moltiplicare il danno invece che ridurlo.

Note

1 Sisto A.M., Repertorio sistematico dei fitofarmaci, edito dalla « Società Italiana di Fitoiatria », VI edizione, 1977.

2 Vedi figura con lo schema di bioaccumulazione del DdT.

3 Va annotato che l'impiego in agricoltura del 2,4,5,T era vietato con disposizione dell'11-8-70, ma si è continuato a permettere alla Roche di produrre questo terribile veleno, destinato ai paesi dove non è ancora vietato; vedi anche in « Sapere , n. 796, 1976, tutti gli aspetti dell'incidente.