RICORDI: IL PO
Portammo le mucche sull'argine
Portammo le mucche sull'argine
Paolo Bolzani
Fino ai quindici anni l'unica, grande ed unica passione che ebbi, fu il Po. Credo di averlo amato tanto perché mi ha fatto capire il significato della vita. Oh, il fiume, che scorreva calmo d'estate, per i nostri tuffi e le nuotate. E la pesca del pesce gatto, delle tinche, dei "gobbi", del luccio, delle anguille, delle carpe.
Ma durante l'inverno diventava fangoso, portando alberi e rottami d'ogni tipo verso il mare, lontano. Premeva sugli argini, ed era sempre pericoloso per le case come la nostra, che stava a poche centinaia di metri. Ricordo l'alluvione del 1951. Aveva rotto nel Polesine con migliaia di famiglie rimaste senza casa. La nostra casa era minacciata. Portammo le mucche sull'argine dove uomini e donne senza sosta portavano sacchi di sabbia per creare un rialzo. Si facevano i turni di sorveglianza, insieme ai contadini delle cascine vicine. In casa avevamo portato i mobili su al primo piano. Si mangiava e dormiva tutti insieme, coi materassi per terra, in una stanza dove c'era la stufa. Le altre due stanze erano piene di mobili, che avevamo portato dal pian terreno. Fuori si sentiva il vento minaccioso e la pioggia che non cessava.
Erano un ricordo lontano le passeggiate lungo le sponde piene di gigli d'acqua, e ombreggiate dai salici e pioppi, mentre le rane saltavano in acqua per non rischiare di essere catturate da noi ragazzini. Quanto ho amato quei colori, profumi di fiori, di un amore istintivo che partiva dagli occhi per invadere il corpo, che gioia spontanea, naturale. Ricordi del levar del sole tra le nebbie mattutine, come bianchi vapori, che si alzavano al comparire del sole a illuminare i prati lucenti di rugiada.