lunedì 20 marzo 2017



RICORDI. TRASGRESSIONI
A quell'età si ha sempre un maestro di vita...Giovanni aveva allora sedici anni, uno più di me, e mi trattava come chi non sa ancora niente della vita. Ed era vero. Io restavo per otto mesi in collegio e solo d'estate potevamo vederci. Ci incontravamo alla domienica pomeriggio, perchè nei giorni feriali dovevo dare una mano in campagna. Il luogo era "al monument", cioè il monumento ai caduti in piazza a lato della Basilica di San Benedetto Po. Seduti fianco a fianco, Giovanni mi impartiva lezioni di vita. La prima lezione mi sembra sia stata una sigaretta. Dal tabaccaio, allora si potevano comprare anche sciolte: il pacchetto intero costava troppo per le nostre povere tasche. Con la sigaretta fra le dita, guardandomi con aria da "chi la sa lunga" mi faceva domande imbarazzanti per me. L'argomento preferito erano ovviamente "le femmine". Non diceva "le ragazze" o "le donne", ma proprio le femmine. Lui aveva il filarino. Una ragazza che conoscevo anch'io e che era nostra compagna alle medie. Quindi poteva raccontare incontri bollenti, magari in gran parte inventati, ricchi però di descrizioni per me sorprendenti, nuove, non avendo mai avuto un incontro a due con una ragazza. Pendevo dalle sue labbra. Fu Giovanni a portarmi a vedere un film "proibito". In paese c'erano due sale cinema: quella "dei preti" e quella di un altro gestore che proiettava film, proibitissimi, vietati ai minori di 14 anni. Film scandalosi come "Riso amaro", storia torbida e poi quelle braghette corte e quel petto (si diceva "petto"). Ma a quei tempi (ma ancora adesso) io ero un appassionato dei film "horror" di Corman con le storie di Dracula, Frankenstein, la casa degli Usher, etc. Ovviamente quando avevo abbastanza monete avevo il permesso di andare al cinema, ma solo a quello " dei preti". Dai preti ho visto il grande cinema di John Ford, e tutti, ma proprio tutti i film di John Wayne, nonchè i "colossal' da "I Dieci Comandamenti" a "Ben Hur". Questi ultimi massacrati perchè duravano troppo e dovevano finire alle 17, ora delle funzioni vespertine. Ma quella domenica proiettavano non so cosa "dai preti" e nell'altro invece "Il vampiro del pianeta rosso" di Corman, un mitico fanta-horror. Il parroco aveva l'abitudine di mettersi nella piazza della chiesa, con alle spalle il cinema "virtuoso" e controllare chi andava, al cinema "peccaminoso", la cui entrata era a non più di cinquanta metri dal primo. Tra i due cinema ci stava "la Jolanda" con il suo carrettino/banchetto dove vendeva spagnolette, lupini, ceci, carrube, e altre prelibatezze, come i mitici "disoccupati", omini di gomma di colore nero. Con pochi centesimi potevi andare al cinema con cartoccio, sempre di carta di giornale, e fare ogni rumore mangiando, per lasciare uno strato per terra che avrebbe prodotto sinistri scricchiolii sotto le nostre scarpe, all'uscita. Dovevo riuscire ad andare a vedere il film "proibito" senza che mi vedesse il parroco. Sarebbe stato un disastro la mattina dopo perchè certamente l'avrebbe detto a mia mamma, quando sarebbe arrivata, puntuale come ogni mattina, alla messa delle sei. Mi immaginavo che avrebbe fermato la mamma mentre scendeva dalla bicicletta e: "Maria, a set cus la fat Paulin?. Le andà a vedar an filmas". Per questo serviva un piano con la complicità attiva del mio amico Giovanni. Mentre mi sarei avvicnato , coperto alla vista dal carrettino della Jolanda, e avrei comprato semi di zucca e ben n. dieci "disoccupati", lui avrebbe raggiunto il Parroco, con aria contrita e lo avrebbe impegnato in una conversazione, basata su scuse per la non assidua frequentazione delle lezioni settimanali di catechismo. Il parroco, come usava fare si sarebbe concentrato a rafforzare questa inaspettata " conversione" di un ben noto "malnat" e cattiva compagnia e io sarei sgattaiolato di corsa verso l'ambita meta. E lo stratagemma funzionò. 
Foto: "Al monument"