domenica 8 marzo 2020


ONTOLOGIA DEL FLUSSO
Gianfranco Giudice

La vita ha fame della vita, unica sua essenza è la potenza, la spinta irreversibile ad affermare se stessa. La sorpresa, l’evento, l’imprevedibile, l’irripetibile: ecco la vita che crea la vita. La struttura del ripetibile imbriglia, ingabbia l’irreversibile affermazione della vita, il suo essere – sempre – nuova, data – per – sempre. Cosa è il ripetibile; è il rito, il mito, il logos. Il rito confuciano ha la struttura della ripetizione, la ripetizione di ciò che è situato rispetto al Dao, la via in cui tutto scorre. La felicità è potenziamento della vita, affermazione del suo carattere irripetibile. La vita è spinta, per questo il ripetersi delle funzioni biologiche fondamentali ripropone ogni volta una condizione nuova, data per sempre. Allora si pone  l’alternativa tra il prendere la struttura che si ripete attraverso i processi metabolici ( che poi in realtà non si ripete mai identicamente perché in effetti si consuma progressivamente e irreversibilmente come bìos per affermarsi come zoè ), oppure l’assumere il carattere nuovo, l’evento della spinta che si pone ogni volta, una volta per sempre. Il rito, il mito  e il logos assumono la struttura che si ripete identica  per l’eternità, come avviene pere esempio nei riti religiosi. La religione lega  (religio) attorno ad un elemento ripetibile ogni evento irriducibile dell’esistenza, umana e non umana. Se assumiamo che l’uomo sia biologicamente un costruttore di senso, allora il senso della vita può essere definito in termini di ripetibilità e irripetibilità. Anche l’etica allora può essere un’etica del ripetibile o dell’irripetibilie.